Svizzera ambiente e armamenti
Svizzera umanitaria e pacifista per ricche sedi Onu, boccia i referendum su armi e ambiente

Un doppio no nei due referendum di domenica in Svizzera su «Imprese responsabili, a tutela dell’essere umano e dell’ambiente» e quello «Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico».

Ha inventato la Croce rossa ma non disarma

Economiesuisse, che riunisce numerose imprese svizzere, festeggia. Il referendum chiedeva di vietare di finanziare i produttori di materiale bellico, è stato respinto sia dalla maggioranza dei votanti (57,45%) che da quella dei Cantoni. La modifica costituzionale promossa dal Gruppo per una Svizzera senza esercito, è stata infatti accolta solo dai Cantoni di Giura, Ginevra, Neuchâtel e Basilea-Città.

A mano armata ma pascoli verdi in casa

La proposta sulle imprese responsabili era stata promossa da una vasta coalizione di Ong e associazioni e chiedeva alle aziende con sede in Svizzera di garantire il rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali riconosciuti a livello internazionale, vince nel numero dei votanti ma non passa. Il referendum chiedeva alle aziende svizzere di rispettare i diritti umani e gli standard ambientali internazionali anche all’estero ha conquistato il 50,7 % dei consensi. Tuttavia, trattandosi di una modifica costituzionale, il testo avrebbe dovuto ottenere la doppia maggioranza del popolo e dei cantoni, mentre solo nove dei 26 cantoni e semi-cantoni della Confederazione hanno votato a favore.

Ecologia e diritti umani violati fuori casa, una multa

Il controprogetto del Parlamento si limita a chiedere alle società interessate di presentare una relazione annuale su diritti umani e sull’ambiente. Dovranno inoltre dimostrare la dovuta diligenza e in caso di violazione è prevista una multa fino a 100mila franchi (92mila euro circa). Amari i commenti dei sostenitori dell’iniziativa referendaria: «Ora prenderemo in parola le società che durante la campagna hanno fatto promesse», ha affermato l’ex procuratore ticinese Dick Marty (protagonista internazionale sul Kosovo), co-presidente del comitato dell’iniziativa.

Marty si era impegnato nella campagna che puntava i riflettori sul comportamento di multinazionali con sede in Svizzera quali Glencore e Syngenta.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro