
“Non siamo condannati a modelli economici che concentrino il loro interesse immediato sui profitti come unità di misura, alla ricerca di politiche pubbliche simili che ignorano il costo umano, sociale ed ambientale”, ha detto il Papa nel suo video messaggio che ha concluso “The Economy of Francesco”, il recente forum di Assisi.
La kermesse, svoltasi sotto tono a causa dell’emergenza sanitaria, ma che ha visto e vedrà la partecipazione e l’impegno sul terreno di migliaia di persone, giovani, esponenti di alta professionalità, ha gettato le basi per un impegno diverso della Chiesa rispetto al passato. Non solo per la tutela dei bisogni sociali, ma anche dell’ambiente.
Papa Francesco lo sa bene, lo ha capito in questi suoi anni di esperienza al soglio di Pietro. Ha visto e vissuto cose ed episodi che mai avrebbe voluto vedere. Dalla Chiesa, ha allungato la sguardo al mondo ed ha lanciato un messaggio che vedremo nel prosieguo come attecchirà. Intanto, il Papa ha cominciato a fare ordine a casa sua. Il Vaticano dispone di una banca (l’Istituto Opere di Religione, IOR), di un patrimonio immobiliare immenso, frutto di lasciti, donazioni e costruzioni realizzate nei secoli.
“Perché non mettere a frutto tutto questo – si è chiesto-, avendo come obiettivo quel bene globale, che la Chiesa vuole realizzare? Se ci guardiamo intorno, il Vaticano ha insediamenti nei posti più belli, fa investimenti finanziari in tutte le forme e in tutto il mondo. Finora il risultato tangibile di questo lavorio non è emerso molto. Speculazioni sbagliate, piccolo cabotaggio, forse scarsa competenza, se non meschini interessi di certa gerarchia. E’ come se la Chiesa abbia guardato soltanto dentro di sé, al perseguimento della sua sopravvivenza materiale, destinando solo una frazione del ricavato ai fini sociali, secondo l’insegnamento di Cristo.
L’etica francescana aveva ripudiato il valore del possesso, della proprietà. La Chiesa cattolica ha da sempre attribuito grande attenzione alla politica ed alla famiglia. Meno ne ha data alla scienza economica, alla finanza, all’impresa. Anche perché la Chiesa cattolica ha in gran parte subito il capitalismo moderno, nato soprattutto da un’etica calvinista e protestante. La Chiesa cattolica è stata sempre critica nei confronti dei mercanti e dei banchieri. Salvo cercare di imitarli in modo maldestro, quando qualche principe della Chiesa si è messo in testa di essere un grande, capace e spericolato uomo di finanza.
Adesso, Papa Francesco sembra voler coniugare il possesso ed il bisogno. La disponibilità di fondi, frutto di una saggia amministrazione del patrimonio, con la capacità svolgere quel ruolo sociale a lungo perseguito e mai realizzato nella sua pienezza. Glielo lasceranno fare?