Contro Amazon, per salvare il futuro

Il mondo sta cambiando davanti ai nostri occhi. La pandemia stabilisce nuove regole di comportamento, nuovi modi di vivere, nuove distanze sociali.

Vi ricordate la frase: non torneremo alla normalità perché era la normalità il problema?

Vi ricordate quando si parlava di un’opportunità da prendere al volo per rallentare il ritmo distruttivo sfrenato imposto da un’idea malsana di modernità?

Ecco, come non detto. Non sembra sia prevalsa l’idea di misura e di giustizia sociale e neanche una visione più sapiente e lenta del nostro modo di vivere. La normalità è tornata a dominare le nostre esistenze, adeguandosi ben più velocemente del virus alle condizioni del cambiamento. 

Stiamo messi peggio di un anno fa. E già eravamo messi male. 

Le strade delle nostre città cambieranno. I paesi dove viviamo cambieranno. Una quantità enorme di piccole e medie attività sono già in crisi, chissà quante non riusciranno a riaprire. Quel mondo di facce e di saluti quotidiani, di sorrisi e consuetudini che rendono la nostra vita meno banale, sta scomparendo. Nell’esaltazione quotidiana e feroce dei prodigi che servono ogni cosa a casa. Per l’indivanato medio, tutto telecomando e chat, il clic muove la storia. Senza alzare le chiappe, senza pensare troppo, senza andare a fare due passi, senza esercitare il dono dell’incontro.

 Afferma, con ragione, Adbusters Magazine: “E chi esattamente beneficerà di questo sventramento della competizione economica catalizzato dal virus? Certamente non le catene. Neppure i centri commerciali. E meno che mai i pochi negozi a gestione familiare ancora in piedi. In questo scenario distopico c’è solo un beneficiario. Consumatori, inchinatevi di fronte al vostro padrone: Amazon, inc.”

Già, il virus. È piombato in una società di conformismo e ingiustizia accettati, dove l’unico valore di riferimento è la merce che – a differenza degli uomini – non conosce confini né limitazioni. Dove in cambio di un’illusione di modernità, velocità e sicurezza, il sistema ha realizzato il suo miracolo: la felice dittatura del consumo come forma di vita, quindi di cultura, senza intermediari.  Senza opposizioni, senza ribellioni. Tutto delegato ai vari Amazon e Google – acquisti, pubblicità, informazione – con la loro finta neutralità che ci solleva dalle ansie. 

Citando ancora Adbusters: “La lista delle trasgressioni compiute da Amazon è lunga e profonda: dallo sfruttamento spietato del lavoro alle condizioni di sorveglianza imposte ai suoi dipendenti, per non parlare della concorrenza sleale alle attività locali dovuta a un regime fiscale incomprensibilmente non regolato nei paesi in cui opera. Il fondatore di Amazon – che era già l’uomo più ricco del mondo – ha incrementato quest’anno il suo patrimonio personale di 74 miliardi di dollari!”

C’è chi fa affari miliardari in tempi di crisi e chi ci lascia le penne. Vi invito a riflettere su questo punto.

Per questo, anche per questo, noi cittadini che amiamo i nostri borghi, che abbiamo a cuore le persone che ci vivono e che ci lavorano, e sappiamo che con i soldini che guadagnano ci pagano la danza per i figli, l’affitto, mettono a tavola pranzo e cena, dovremmo riflettere e non aggiungere un altro euro al patrimonio di Jeff Bezos che già supera i 200 miliardi di dollari.

“Amazon è il simbolo del capitalismo totalitario, anti-umano e completamente deragliato – scrive Adbusters – deve essere stoppata prima che diventi l’unico fornitore universale di tutti i beni e i servizi accessibili all’uomo: dai pannolini alla televisione. Prima che i suoi fulminei metodi di consegna stuprino definitivamente il pianeta”.

Possiamo ancora far finta di niente? Accettare che per un euro di sconto e una consegna veloce possano sparire dall’ecosistema dei nostri paesi le belle facce che ti accolgono come amico prima ancora che come cliente? Dobbiamo far finta che sia giusto che il mondo cambi in peggio solo perché questa è la deriva inarrestabile? 

 “La foglia di fico del capitalismo, la Modernità, che assicurava l’equazione più mercato uguale più libertà e democrazia, è caduta da tempo ormai nel perenne autunno delle nostre esistenze”, scrive Marco Baliani, artista del teatro di grande sensibilità, in una lettera aperta in cui richiama tutti noi alla coerenza, a lasciare da parte il conformismo e l’indifferenza. Battendoci per i diritti veri e nostri, “…per evitare contagi e per ricostruire, un attimo dopo, un sistema che garantisca una sanità pubblica efficiente e per tutti. Per non accantonare una volta per tutte socialità, relazioni, incontri, bellezza, poesia”.

Prima che l’amazonizzazione della nostra società e delle nostre vite sia completa. 

Vi lamentate sempre di non avere alcun potere nella politica e nella storia: sbagliate, perché anche come consumatori abbiamo responsabilità e un piccolo-grande potere rivoluzionario. Possiamo mandare a quel paese il sistema feroce e distruttivo di Amazon, per esempio. Fare un gesto sovversivo senza neanche dover impugnare le armi e salire in montagna. Usando coerenza e intelligenza. 

Chiudo citando il grande Antonio Brizioli, fratello di tante battaglie: “Oggi come sempre: comprate dalle persone di cui conoscete il volto o non comprate!”

Tags: Amazon
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