Oceano Pacifico
Trattato di libero scambio che include la Cina ed esclude Washington, a dire addio a Trump

Quindici paesi dell’Asia e del Pacifico, il 30 per cento della popolazione mondiale e un terzo della ricchezza prodotta sul pianeta che firma il Partenariato economico globale regionale, trattato di libero scambio dove pesano tanto i firmatari quanto gli esclusi

Contro America First di Trump, il resto del mondo

I firmatari e gli esclusi. Il 30 per cento della popolazione mondiale e un terzo della ricchezza prodotta sul pianeta che firma il Partenariato economico globale regionale, sottolinea Pierre Haski, France Inter. Peso economico e significato politico della lista dei paesi coinvolti. Nell’elenco troviamo Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e tutti i paesi del sudest asiatico, storici alleati politico economici degli Stati Uniti, ma non gli Stati Uniti, paese che affaccia con forti pretese sull’oceano Pacifico, e nemmeno l’India, l’altro gigante economico del continente asiatico cooptato da Trump come avversario chiave anti Pechino. Fin che a New Delhi conviene.

Il più grande patto commerciale del pianeta

Non solo il 30% dell’economia e della popolazione globale, ma raggiungerà 2,2 miliardi di consumatori. Il RCEP potrebbe aiutare Pechino a ridurre la sua dipendenza dai mercati e dalla tecnologia d’oltremare, un cambiamento accelerato da una frattura sempre più profonda con Washington. RCEP mira ad abbassare progressivamente le tariffe in molti settori. L’accordo è stato firmato a margine di un summit ASEAN online tenuto mentre i leader asiatici affrontavano le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e i piani per una ripresa economica post-pandemica. L’India non ha firmato sui timori di un aumento del suo deficit commerciale con la Cina, ma potrebbe aderire in un secondo momento.

Grande trattato, maggiore ammonimento

«Il fatto che la Cina, bersaglio della guerra commerciale e tecnologica scatenata da Donald Trump, sia riuscita a concludere un simile accordo con tutti paesi della regione, compresi alcuni alleati di Washington, costituisce un successo inconfutabile della diplomazia di Pechino. La Cina, in sostanza, ha dimostrato di non essere isolata», la valutazione di Haski. Cina non isolata e messaggio transoceanico che ora raggiunge l0innjovccente Biden, ma in conto del presidente ancora pericolosamente in carica. «L’accordo segna un fallimento eclatante per l’amministrazione Trump, arrivata ormai al tramonto e penalizzata dal suo unilateralismo e dalla mancanza di una strategia».

America e mondo cambiano Oceano

Dall’Atlantico al Pacifico, già disse la presidenza Obama. Nei suoi ultimi anni di mandato, Obama aveva negoziato con i paesi dell’Asia e del Pacifico un trattato di libero scambio esattamente rovesciato, che escludeva la Cina. L’idea era quella di creare una zona di prosperità indipendente dalla crescente forza di attrazione della potenza cinese. Non la guerra ma la concorrenza di interessi. Nel 2016 questa strategia aveva prodotto il Tpp, Trattato transpacifico. Ma a gennaio del 2017, appena messo piede alla Casa Bianca, Trump, dispetto al predecessore, ritira la partecipazione degli Stati Uniti al Tpp, che nasce morto. E la guerra commerciale contro Pechino scoppiata poco dopo è stata un braccio di ferro tra due potenze che non ha tenuto conto degli altri.

Nessun paese asiatico può ignorare l’economia cinese

Lo sbaglio di Trump è stato quello di aver sottovalutato il peso della Cina in Asia e la dipendenza crescente della regione da un gigante diventato la seconda potenza economica mondiale. «A prescindere dalla diffidenza nei confronti di Pechino, del suo autoritarismo e delle sue tentazioni egemoniche, nessun paese asiatico può permettersi di prendere le distanze dall’economia cinese, soprattutto in quest’epoca segnata da una pandemia che la Cina sta superando prima degli altri». Significativo della svota politica complessiva, l’adesine dell’Australia – relazioni con Pechino sono ai minimi storici, con rappresaglie commerciali da parte dei cinesi – ha voluto firmare il trattato per non restare estromessa dalla più grande zona commerciale del mondo.

L’ultimo errore (speriamo) di Trump

L’Rcep alla vigilia del cambio di amministrazione a Washington, in un momento chiave per l’evoluzione geopolitica, segnala Internazionale, e l’accordo dimostra quanto sia difficile opporsi a un rivale strategico dall’enorme potenza economica.

Questa, tra l’altro, è la grande differenza tra la situazione attuale e la rivalità che c’era tra Stati Uniti e Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda.

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