Nagorno Karabakh
Nagorno Karabakh, vincono azeri e russi. Da Mosca Marc Innaro – I VIDEO

L’accordo sul cessate il fuoco raggiunto dal presidente azero Ilham Aliyev e dal primo ministro armeno Nikol Pashinyan sotto l’egida del presidente russo «creerà le condizioni necessarie per una soluzione definitiva, a lungo termine e su base equa della crisi ne Nagorno-Karabah», ha dichiarato Putin annunciando l’invio di circa 2mila militari russi lungo la zona smilitarizzata che separa i due eserciti.

2000 militari russi forza di interposizione

La missione russa prevede di schierare 1.960 militari, per lo più della 15esima brigata motorizzata del Distretto Militare Centrale, con 90 mezzi blindati per il trasporto truppe, 380 veicoli e altri equipaggiamenti.

I dettagli dell’analisi di Innaro

E’ in pieno svolgimento il ponte aereo russo per trasportare nel Nagorno-Karabakh 2.mila soldati di Mosca e un centinaio di blindati. Anche la Turchia potrebbe schierare un proprio contingente militare, ma solo dalla parte dell’Azerbaigian.

Per i prossimi 5 anni, le forze russe d’interposizione dovranno far rispettare il cessate-il-fuoco siglato nella notte dal Premier armeno Pashinian e dal presidente azero Aliev. Decisiva la pressione esercitata da Vladimir Putin, d’intesa col presidente turco Erdogan.

A 45 giorni dall’inizio dell’offensiva dell’Azerbaigian per la riconquista dei territori persi 28 anni fa, l’accordo di fatto sancisce la disfatta  militare dell’Armenia, ma probabilmente anche quella politica del suo Primo Ministro, Nikol Pashinian.

Non a caso, subito dopo l’annuncio del cessate-il-fuoco, centinaia di manifestanti inferociti hanno preso d’assalto e saccheggiato gli edifici governativi di Yerevan e hanno malmenato il Presidente del Parlamento armeno. Pretendono la rimozione  del Premier Pashinian, colpevole –a loro dire- di aver mandato inutilmente a morire centinaia di soldati.

Dall’altra parte, invece, a migliaia sono scesi in strada a Baku per celebrare la vittoria dell’esercito azero e la riconquista delle proprie terre. La svolta nel conflitto c’era stata sabato scorso, con la caduta di Shusha, la seconda città del Karabakh, snodo strategico fondamentale per assediare Stepanakert, la capitale della regione contesa.

L’intervento deciso di Putin e Erdogan ha forse scongiurato una nuova Sarajevo, ma soprattutto ripropone, in salsa caucasica, quanto si è recentemente verificato in Siria.

La ritirata armena garantita da Mosca

In base all’accordo, entrato in vigore la notte di lunedì, gli azeri manterranno il controllo di Shusha e gli armeni cederanno anche il controllo del distretto di Agadam entro il 20 di questo mese e dei distretti di Kalbajar e di Lachin entro il 15 di novembre e il primo dicembre: si tratta di 3 dei 7 distretti azeri situati tra il territorio armeno e il Nagorno Karabakh controllati dall’Armenia dopo la guerra del 1994.

La guerra nella sua parte più feroce

https://www.facebook.com/marc.innaro/videos/10158507458569871

E l’intervista esclusiva al presidente dell’Azxerbaijan

https://www.facebook.com/marc.innaro/videos/10158491719314871

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