
580 i morti da coronavirus registrati in Italia nelle ultime ventiquattro ore, come nel pieno della prima ondata, ad aprile, ed è il dato più alto della seconda ondata. Ancora in forte crescita le terapie intensive, +122 oggi (ieri +100), per un totale di 2.971, mentre i ricoveri ordinari salgono di 997 unità (ieri 1.196), e arrivano a 28.633, a un passo dal record di 29mila segnato ad aprile, in piena prima ondata.
Sono 35.098 i nuovi contagi da coronavirus registrati nelle ultime ventiquattro ore in Italia a fronte di 217.758 tamponi effettuati. In leggero calo, rispetto agli ultimi giorni, l’indice tra positivi e tamponi che si attesta ora al 16,11%. Negli ultimi tre giorni l’indice aveva sempre superato il 17%: ieri +25.271 con 147.725 tamponi (17,10%), l’8 novembre +32.616 con 191.144 tamponi (17,06%), il 7 novembre +39.811 con 231.673 tamponi (17,18%).
La regione più colpita è sempre la Lombardia, ieri 10.955 casi, seguita da Piemonte (+3.659), Veneto (+2.763), Campania (+2.716), Lazio (+2.608) e Emilia Romagna (2.430). Il totale dei casi dall’inizio dell’epidemia arriva a 995.463.
In forte crescita il numero dei guariti, 17.334 (ieri 10.215), per un totale di 363.023. Il numero delle persone attualmente positive sale così di altre 16.776 unità, arrivando a 590.110. Di questi, sono in isolamento domiciliare 558.506 pazienti.
Le Regioni che da oggi sono vincolate ai limiti imposti per il rischio medio alto, ‘colore arancione’, sono Abruzzo, Basilicata, Puglia, Liguria e Toscana. Per la Campania, che da zona gialla era in predicato di passare in fascia arancione, ci sarà ancora da attendere, con una commissione ministeriale sul territorio a verificare i dati che decidono l’indice di pericolosità e i limiti da imporre.
Il governo attende di valutare nei prossimi 10 giorni l’impatto della nuova stretta, pronto in ogni momento a ulteriori inasprimenti, senza escludere lo scenario di un Paese tutto in «zona rossa» o di quel lockdown totale che i medici già sollecitano.
Le singole classificazioni regionali di pericolosità dall’incrocio di 21 algoritmi, dati certi, si spera, forniti da Regioni e strutture sanitarie locali a quelle centrali per la sintesi e le decisioni di prendere. Ma in attesa della pubblicazione promessa dal governo per i prossimi giorni di tutti i dati, le decisioni sono al centro di mille polemiche, la più nota quella che riguarda la Campania dove non sembrano coincidere le apparenze sulla gravità sanitaria sotto gli occhi di tutti, con i dati comunicati che lasciano la regione ancora in zona gialla.
Di rischio di immissione di «dati falsi» parla senza mezzi termini l’infettivologo Matteo Bassetti. E il contenzioso Stato–Regioni, in Liguria finisce in Procura. Aperta una inchiesta, per ora senza ipotesi di reato, sul meccanismo di acquisizione dei dati su scala regionale, tardivo e falsato. Esempio, tra le vittime comunicate dalla regione Liguria, ad esempio, figurano morti di dieci giorni fa. In Sardegna inchiesta giudiziaria per procurato contagio sulla sciagurata apertura delle discoteche di questa estate che ha fatto dilagate i contagi.
Emilia Romagna, Campania, Veneto e Friuli Venezia Giulia, attualmente in zona gialla, sono entrate in scenario 4, quello più critico, in una fascia di rischio moderato ma con alta probabilità di progressione. È il risultato del monitoraggio settimanale della Cabina di Regia di ministero della Salute e Iss, che sulla base di 21 indicatori ha individuato particolari criticità in queste regioni. In ogni caso, non dovrebbe arrivare subito una nuova ordinanza del ministro Speranza per far diventare “arancioni” queste regioni, che al momento sono ancora in fascia gialla.
Per l’Istituto Superiore di Sanità in Italia si stanno verificando «forti criticità dei servizi territoriali, col raggiungimento attuale o imminente delle soglie critiche di occupazione dei servizi ospedalieri in tutte le Regioni». «Per le Regioni o Province Autonome classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese, data l’elevata trasmissibilità e la probabilità elevata di un imminente passaggio alla classificazione di rischio alto, si raccomanda di considerare di anticipare rapidamente le misure previste per il livello di rischio alto».
Secondo il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro: «In alcune regioni si è superata la soglia critica per l’occupazione degli ospedali e c’è probabilità alta in tutta Italia di saturazione entro un mese per terapie intensive. Quindi c’è l’allerta e non possiamo permetterci di prendere sotto gamba la situazione».
«Un fisiologico ritardo tra le due curve», visto che tra sintomi e decesso passano in media 12 giorni. Poi -il dato più preoccupante- sta crescendo l’età media dei nuovi casi. Ora si avvicina ai 50 anni, mentre in estate era scesa fino a 30 anni di età.
Significa che tra i contagiati aumenta la quota di anziani, più vulnerabili e dunque destinati a far risalire la letalità del virus.