Siamo tornati alla normalità, anche se era il problema

Una democrazia ha senso ed è sana se l’opposizione è forte e ha contenuti, se esercita un controllo-stimolo sull’operato del governo. Più è alto il livello della dialettica politica e meglio è per il Paese. Chiunque sia al governo e chiunque all’opposizione.

Questo, va detto, al netto delle storture informative che minano da decenni questa nostra democrazia, spostando il dibattito politico nell’arena mediatica a colpi di dichiarazioni a effetto e slogan. Senza più politica. Per la gioia di chi per decenni ha cavalcato l’onda dell’antipolitica, regalandoci questo finale di partita equivoco, penoso.

Siamo passati dalla cultura della semplicità e della questione morale berlingueriana ai decenni della modernità sfrenata. Impossibile non ricordare l’attrazione fatale di una parte della sinistra di fronte alla potenza mediatica di quella modernità fatta di privatizzazioni selvagge e luci scintillanti della ribalta. Quando Berlusconi faceva a pezzi l’Italia, prima culturalmente e poi politicamente, l’opposizione democratica appariva tiepida, confusa. Non ha mai mostrato una visione culturale, quindi politica, realmente alternativa.  

In ordine sparso, accettando la deriva incivile come segno di modernità, il tessuto democratico si è disintegrato, lasciando pieni poteri a quel livello opaco della politica dove tutti remano dalla stessa parte con una lieve differenza di stile. Nelle praterie del pensiero dominante sono spariti dalla discussione gli ultimi, i meno protetti della società. Sono stati cancellati i diritti all’istruzione, alla sanità pubblica, alla conoscenza, al lavoro, a una vita dignitosa, alla felicità.

Siamo arrivati a oggi. In una situazione terribile in cui paghiamo le scelte scellerate del passato, in cui sarebbe utile avere dei leader all’altezza della storia, in grado di avere una visione meno banale, meno in ostaggio di un sistema fallimentare. E invece no. Chi governa si barcamena tra i rottami della democrazia, fatta di poteri più o meno chiari, di interessi non sempre limpidi. E chi si oppone lo fa nel modo più distruttivo e ottuso, per racimolare consenso, per uno slogan mormorato con aria beffarda in tv. Senza alcun peso politico, quindi senza poter competere nell’arena democratica delle idee.

Siamo destinati a questo perdersi nei labirinti delle cose inutili, mentre la crisi impazza, nel vuoto della memoria e privati di un’idea di futuro che non sia legato al profitto di pochi? Che non sia motivato dall’accumulo meccanico e dal sistema securitario eretto a protezione dell’ingiustizia?
Oppure potremo tornare a lottare e a fare politica, dalle piccole azioni di ogni giorno, senza deleghe in bianco per nessuno? Vi ricordate? Non torneremo alla normalità perché era la normalità il problema. Ci siamo tornati. Dobbiamo uscirne.

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