I “ last polls”, cioè gli ultimi sondaggi, dicono che Donald Trump è quasi alla canna del gas. Fra un giorno si vota e Biden, per tutta l’America “Sleepy Joe”, cioè “Joe l’addormentato” dovrebbe ormai essere diretto in carrozza alla Casa Bianca. Salvo qualche clamoroso imprevisto. Fantapolitica. Nemmeno il voto per corrispondenza, al quale si sta aggrappando disperatamente Trump dopo le pensate di qualche suo adviser, dovrebbe incidere più di tanto. Può spostare complessivamente qualche milione di voti, ma il Presidente uscente, a dirla tutta, appare proprio spacciato. L’austera università dei sondaggi, RealClearPolitics, che raccoglie e compara tutti i rilevamenti realizzati da decine di istituti specializzati, non lascia nemmeno una speranza al tycoon repubblicano. Che dopo essersela presa anche con i medici, per la storia del Coronavirus, adesso cerca candidati ai quali mozzare (solo metaforicamente, è chiaro) la testa per rendere piè granguignolesca la sua campagna elettorale.
Certo, nelle ultime settimane la forbice tra i due front runner si è aperta e chiusa più volte, ma sempre mostrando una rassicurante ampiezza a favore di Biden. Sono pochi gli swing States che sembrano ancora veramente contesi, almeno a giudicare l’analisi comparativa fatta da parecchi istituti di rilevamento. La Florida, in qualche modo il Michigan e, forse, per un paio di punti, anche la Pennsylvania dove, e non è un caso, i due contendenti faranno campagna elettorale proprio in questo weekend. Dagli altri Stati, almeno quelli che sulla carta potevano essere considerati come battleground, cioè veri e propri campi di battaglia, non arrivano notizie confortanti per Trump. Lui sta cercando di mobilitare gli strati della popolazione che tradizionalmente non sono molto avvezzi a sostenere i politici di turno. Specie quelli che dovrebbero essere più vicini alle loro idee o ai loro stili di vita.
I consiglieri di Trump gli hanno detto di mirare alle “suburban” areas, le periferie delle grandi città, ma anche di quelle medio-piccole, dove vive una micro-borghesia sempre più emarginata ed arrabbiata, espulsa per motivi di reddito dai centri storici. Qui vivono milioni di donne sull’orlo di una crisi di nervi, che non sanno esattamente più quello che sono e a quale classe appartengono. Un messaggio di Trump, che è quello di fare tutti ricchi partendo da pochi spiccioli sembra fatto apposta per questo tipo di gente.
Ma, naturalmente, pensate di questo tipo non bastano a colmare il divario con i democratici, che hanno molte frecce al loro arco. A cominciare dalla pessima gestione della pandemia, proseguendo con una politica estera spesse volte zigzagante e che mostra i muscoli a fasi alterne e finendo con una dottrina commerciale desueta e foriera di fabbricare pesanti catastrofi finanziarie. Come quelle che sono state causate e che ancora sono in corso d’opera per la guerra dei dazi doganali cominciata con la Cina e poi estesa ai tre quarti del pianeta.
E poi, dietro “Joe l’addormentato” è spuntata, zitta zitta e quatta quatta, la figura in filigrana di Barack Obama, il quale nel fare campagna elettorale per il suo ex vicepresidente non ha disdegnato di affondare il coltello nelle varie piaghe aperte da Trump nel corpo della nazione. Piaghe sulle quali i democratici si divertono a spargere cubiti di sale. In effetti, proprio durante quest’autunno contro l’incumbent (uscente) della Casa Bianca si stanno concentrando varie forze astrali, che ne determineranno quasi sicuramente una cocente sconfitta elettorale. L’America ha bisogno di riprendere un cammino che Trump ha interrotto. E soprattutto il mondo ha disperata necessità di un punto di riferimento stabile e solido, come gli Stati Uniti di altre epoche, su cui costruire una ripresa solidale e uno sviluppo sostenibile dopo la pandemia. Così come stanno le cose, ora il vero problema è vedere che tipo di America Biden erediterà da Donald Trump.
Sarà una nazione devastata economicamente per colpa della pandemia, un sistema-Paese che dovrà ricostruire dalle fondamenta il rapporto fiduciario esistente fra Paese reale e Paese legale. La Bilancia commerciale di Washington, che già era ridotta ai minimi termini prima del Covid 19, adesso soffrirà pesantemente le conseguenze dello smantellamento forzato dei rapporti commerciali. E se gli Stati Uniti hanno rappresentato per decenni la locomotiva economica e finanziaria del pianeta, adesso bisognerà fare i conti con un mondo tramortito da una pandemia che non ha risparmiato nessuno e che ha sconvolto produttivi legami tessuti attraverso i secoli. Biden non sarà da solo a guidare la transizione. Dietro di lui gli americani vedono un Presidente che in due mandati ha avuto il merito di guidare con saggezza non solo il suo Paese, ma che ha anche avuto il merito di essere stato una garanzia per il resto del pianeta: Barack Obama.