Per tornare a respirare libertà

Quando frana una montagna travolgendo tutto quello che incontra fino a valle, per prima cosa si corre a salvare chi è sotto macerie e fango, detriti, alberi. La seconda e pensare a un piano emergenziale per dare alle povere persone coinvolte soluzioni umane abitative. Poi c’è il terzo passo: analizzare le cause, cercare di capire come evitare futuri disastri. Nel caso specifico, mettendo in sicurezza i territori, con una particolare attenzione all’attività devastanti che li rendono fragili.

I primi due passaggi – il dramma e l’emergenza – sono sempre al centro dell’interesse mediatico. Il terzo svanisce nel tempo come nebbia al sorgere del sole. Le cause, in un modo o nell’altro, sono sempre rimosse dalla coscienza collettiva. Come se le cause fossero sempre accidentali e mai legate a un sistema che privilegia lo sfruttamento intensivo dei territori, del sottosuolo, la cementificazione e il disboscamento a favore del profitto di pochi contro l’interesse sociale e culturale di tutti.

E al crollo successivo i media parleranno di disastro annunciato (quanto piacciono gli slogan ai media). Poi in loop, il dramma e l’emergenza, con la dicitura obbligatoria: «la procura ha aperto un’inchiesta».

Ho parlato di alberi tagliati e di territori devastati per non parlare di Covid. Ma il principio è lo stesso. La sorpresa, l’emergenza. La dimenticanza. In questo caso non parliamo di rimozione delle cause, ma di normali esercizi politici di prevenzione necessaria. Cioè delle azioni che andavano fatte per non farci trovare impreparati, sul piano della risposta sanitaria, su quello sociale, sui trasporti pubblici. Non solo di organizzazione e preparazione parliamo, ma di prospettive di lungo termine, che implicano cambiamenti epocali.

Ma è sul terzo passo che inciampiamo. Perché è quello che riguarda le scelte politiche profonde, di media e lunga durata. Riguarda la capacità dell’informazione di andare oltre le apparenze, oltre gli slogan di governo o di opposizione.

Ho l’impressione che sia la regola del terzo passo a renderci indifesi. Non guardiamo mai all’insieme, non ci poniamo il tema del futuro, della libertà non fatta di individualismi liberi apparentemente e obbedienti come mai nella storia, ma di quella che contempla l’idea di uguaglianza, giustizia sociale, bene comune e fraternità.

Certe decisioni opportune e di normale precauzione civile e di giustizia sociale non possono essere realizzate per non mettere in discussione un sistema economico ingiusto e cinico in cui la vita umana ha un valore relativo, mentre il profitto ha un valore assoluto.

Così per la nostra montagna sacra e devastata. Così per la mancanza di visione lungimirante nel mondo del post-Covid. Occorre batterci, non per lo spritz delle 18 e 30 ma per cambiare la nostra visione del mondo, quindi il mondo, passo dopo passo. Per tornare a respirare libertà.

Tags: libertà
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