Polonia la protesta sull’aborto
Polonia bigotta, la proteste per i divieti sull’aborto

Quinto giorno di manifestazioni contro la decisione di limitare ulteriormente il diritto all’interruzione di gravidanza. In tutto il Paese le donne sfidano il lockdown e scendono in piazza. Dopo la sentenza, l’aborto è consentito in Polonia solo quando la gravidanza minaccia la salute della donna o è il risultato di stupro o incesto. I dati del ministero della Salute dicono che i soli 1.110 aborti legali effettuati in Polonia nel 2019, sono principalmente a causa di difetti congeniti del feto.

Proteste e polizia in chiesa

Donne contro la Polonia bigotta e maschilista

In 150 città del Paese, da Varsavia ai piccoli paesini delle campagne, da 5 giorni le donne organizzano sit-in, marce, manifestazioni e veglie persino nelle chiese per protestare contro il pronunciamento della già severa legge sull’aborto. «Un fatto epocale per il Paese profondamente cattolico e tradizionalista», commenta Manica Perosino su La Stampa. Le donne e non solo contro Jarosław Kaczyński, presidente del partito al governo e di fatto padre-padrone della Polonia, e la parte più rigorista e repressiva della chiesa polacca. Ma non solo. Quella che era nata come protesta contro la stretta sul diritto all’aborto, sta diventando un movimento nazionale e trasversale di forte contenuto politico e antigovernativo.

Non solo donne e diritto all’aborto

Processioni laiche. «Dopo la processione dei contadini di ieri, oggi in piazza a Varsavia sono scesi anche alcuni poliziotti e numerosi medici». Non solo Covid il virus che ammala la Polonia ormai da troppo tempo. Lenzuola bianche dalla finestre a rivendicare il diritto negato di poter interrompere le gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto, e gruppi di madri con i passeggini sfidano il coprifuoco bloccando il traffico di Varsavia. La protesta, che ormai superato i confini nazionali, con adesioni dalle donne in vari Paesi europei che stanno manifestando sotto le ambasciate.

‘Apostazja’, il ripudio della propria religione

Amnesty Internazional denuncia la legge forcaiola contro la donna. Ma peggior segnale arriva da Google. «Oggi in Polonia la parola più cercata, ancora più di lockdown e coronavirus, è stata “Apostazja”, apostasia, cioè il ripudio, il rinnegamento della propria religione. Uno choc per un Paese profondamente cattolico». Un colpo non indifferente ai vescovi polacchi che all’indomani del pronunciamento della Corte Suprema, controllata dal governo, avevano accolto con «grande soddisfazione» la decisione di rendere illegale l’interruzione di gravidanza anche in caso di gravi malformazioni del feto, vietando di fatto tutti gli aborti.

Chiesa polacca e società laica

«Il diritto ad abortire è una conquista delle Donne propria di Società Progredite e Laiche che si sono ormai liberate dalla vecchia zavorra del condizionamento clericale», scrive la poca stampa non controllata da governo o chiesa. Poi la denuncia pratica, il dramma che vivono migliaia di donne. «La conseguenza di questa ulteriore stretta sull’aborto è la condanna di migliaia di donne al ricorso all’aborto clandestino, con tutto quello che comporta in termini di salute fisica e psichica, oltre al rischio di carcere per il medico e la donna».

Le proteste nelle chiese

Ieri le proteste sono entrate nelle chiese, in diversi casi durante le messe, per ribadire che, spiegano le organizzatrici, «sul corpo delle donne non decide né il governo né la Chiesa». In Polonia, il 98% degli aborti ufficiali, è praticato per gravi malformazioni del feto, e la sentenza della Corte costituzionale significa di fatto un divieto totale all’interruzione di gravidanza. Nonostante la legge in vigore fosse già tra le più restrittive d’Europa. «Un invito all’aborto clandestino, dicono le associazioni di difesa dei diritti delle donne. Già oggi le stime indicano che gli aborti clandestini (100-150mila all’anno) sono di gran lunga più numerosi di quelli legali (1000 all’anno)».

Corte costituzionale oltre Kaczyński

La decisione della Corte costituzionale è arrivata dopo che il partito nazionalista conservatore al potere è riuscito a controllare i tribunali, Corte costituzionale inclusa, e dalla conquista del potere nel 2015 combatte contro l’emancipazione delle donne e i diritti degli omosessuali. Solo la scorsa settimana il presidente Duda ha incaricato come nuovo ministro dell’Istruzione, Przemyslaw Czarnek, docente di università cattolica, per cui le persone Lgbtq «non sono normali», e meglio ancora, «lo scopo delle donne nella vita è fare figli». Risposta delle donne, persino striscioni negli edifici religiosi, interrompendo le messe. Un atto simbolico fortissimo nella cattolica Polonia.

Tags: aborto Polonia
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