E stavolta forse è morto per davvero. Izzat Ibrahim al Douri, testa e baffi rossi, braccio destro di Saddam Hussein, avevano provato ad ucciderlo tante volte ed era stato dato per morto altrettante volte, dopo la sua scomparsa alla vigilia dell’invasione americana in Iraq. I marines lo hanno cercato a più non posso, come uno dei più pericolosi esponenti del regime. Saddam catturato e poi impiccato, ma lui, al Douri, no. Ora a dare l’annuncio ufficiale della sua morte sono Raghad Saddam Hussein, la figlia del raìs impiccato, e lo stesso partito Baath, di cui Al Douri era stato eletto presidente nel gennaio 2007, dopo l’esecuzione di Saddam.
Dopo la decapitazione del regime e la conquista americana dell’Iraq, era riuscito a sfuggire alle truppe Usa, nonostante la taglia da dieci milioni di dollari messa sulla sua testa dal Dipartimento di Stato. Al Douri si era messo alla guida dell’ «Esercito Naqshbandi», che combatteva gli invasori. Il nucleo dell’organizzazione era composto di ex militari legati al partito Baath, di credo sunnita. Di fatto, origini comuni all’Isis, probabile collaborazione, consigli preziosi dello stratega, ma nessuna appartenenza diretta con gli jihadisti di Al Baghdadi, secondo molti analisti.