
L’Europa, grazie all’iniziativa di Angela Merkel, sta tornando ai principi delle origini, ai padri fondatori. In Schumann era costante il riferimento al principio della solidarietà. I Paesi più colpiti non possono essere aiutati soltanto con prestiti che aggiungerebbero debito a quello che già hanno. Devono ricevere contributi a fondo perduto. E occorre investire nel futuro, nei settori più innovativi per favorire una crescita sostenibile.
Al netto di eccessive prudenze, estenuanti resistenze, europeismo in salsa tedesca, Angela Merkel – durante il suo lungo regno – ha salvato il Trattato di Lisbona, ha evitato che la Grecia uscisse dall’eurozona, ha difeso i valori umanitari e seguito le sue convinzioni morali nella crisi dei rifugiati, ha gestito bene l’emergenza sanitaria in Germania e oggi è pronta, assieme al presidente francese Macron, a spingere l’Europa verso un nuovo livello di sviluppo. La Merkel difende gli interessi della Germania, che è il compito di ogni cancelliere, ma è pronta a compiere i passi necessari per un’Europa più forte e unita, tanto più necessaria di fronte alla Cina e alle tendenze isolazioniste dell’America di Trump.
«L’obiettivo è che l’Europa esca rafforzata, unita e solidale da questa crisi» ha detto la Cancelliera all’inizio del semestre di presidenza tedesca della UE.
Nella svolta compiuta nel pieno della pandemia, ha saputo tenere insieme ragioni ideali e motivazioni pratiche. Si è convinta che le regole di cui tante volte ha preteso il rispetto non avevano più lo stesso senso di fronte alla drammatica emergenza sanitaria ed economica. Ha colto al volo l’occasione di poter sospendere il divieto di aiuti di Stato e quindi di sostenere con finanziamenti eccezionali le imprese tedesche. Si è guadagnata uno straordinario consenso popolare che, al di là del suo futuro personale, corrobora la sua «famiglia politica» in vista delle prossime elezioni. Ha dimostrato, infine, come sia possibile per una destra moderata, moderna, autenticamente europea governare nell’interesse dei cittadini senza inseguire posizioni populiste ed estremiste.
E’ in definitiva riuscita a far coincidere gli interessi tedeschi con quelli europei e a rilanciare una visione ideale dell’Europa: solidale, protettrice, capace di spendere e investire sul futuro, con buona pace degli euroscettici e dei sovranisti.
Con la Merkel ancora al timone, la Germania si è assunta finalmente la leadership del Vecchio Continente, senza suscitare le apprensioni degli osservatori e le ostilità degli avversari, ma un’ammirata accettazione. Ha dimostrato che anche un Paese forte non può fare a meno degli altri e che la Germania non può fare a meno degli europei. La forza della Germania e delle sue imprese è anche la forza dell’Europa e delle imprese europee. Nella pandemia, non ci sono vinti e vincitori, ma un comune destino.
«Make Europe Great Again» sarà la sua eredità politica, quando e se uscirà di scena.
Gli europei non sono spettatori indifferenti a quanto si sta muovendo in Germania in vista delle elezioni del 2021. Angela Merkel ha ripreso l’iniziativa, ha fatto concessioni coraggiose, ha insomma smosso le acque e ha ridato alla Germania un ruolo centrale e decisivo per la costruzione dell’Europa futura.