L’arroganza individualista di gregge
L’arroganza individualista di gregge

Alla fine dei conti la politica è fatta di cose semplici. Quando è politica, quindi azione culturale sul territorio e non bivacco nelle arene mediatiche o ululate per sentito dire sui social.

Nell’ultimo Polemos ho parlato del rapporto tra media e interessi privati a danno del bene comune, portando un esempio tra i tanti: l’abbattimento indiscriminato dei boschi, con la pretesa degli impresari – espressa per mezzo stampa – di non avere neanche un minimo di regole civili da rispettare.

Basta camminare nei boschi dell’Amiata per capire come questa follia degli abbattimenti sia nociva. Intere colline spelacchiate, rase al suolo. Private degli alberi, sradicati, e del sottobosco. Qualche lettore ha scritto di aver notato negli ultimi anni un peggioramento evidente. In un Polemos invernale narravo una passeggiata sull’Amiata con sorprese e sconcerto di fronte alla devastazione in atto. Come cittadini, come esseri umani che guardano al futuro e camminano nel presente, abbiamo il dovere di impedire efferatezze a nostro danno, anche se spesso sono imbellettate da buoni propositi.

Siamo qui, col virus che torna alle nostre porte, con la consapevolezza che inquinamento e distruzione del nostro habitat causino danni irreversibili per la salute, per la vita e per il futuro; assistiamo inebetiti alla furia distruttrice della natura (così dicono i Tg…), notando come il territorio sia ormai talmente devastato e cementificato che basta una pioggia per creare danni. Non inserendo nei danni neanche le opere pubbliche fatte a ciufolo, le case lasciate costruire vicino ai fiumi (ne ho vista una abbattuta dalla piena in tv e mi sono chiesto come fosse possibile), la manutenzione sconosciuta del nostro patrimonio diffuso. 

Poi mi appare chiaro il concetto: ogni anno, a ogni alluvione, a ogni crollo, a ogni disastro tristemente annunciato, tutti a piangere e a fare analisi. Poi niente. I media zelanti nell’emergenza, tornano ad appisolarsi. I boschi che dovrebbero evitare alla montagna di franare a valle, come recentemente ad Abbadia San Salvatore, continuano a venir giù per fare pellet, i fiumi continuano a essere irreggimentati diventando canali di acqua veloce tipo Acquafan, le aree di esondazione cementificate (dagli uomini…), trasformate in zone industriali, stadi di calcio e altre invenzioni folli e speculative, mentre le industrie nocive continuano a fiorire, i fumi tossici a inquinare l’aria, i concimi chimici feroci a distruggere la terra. 

Perché? Qui entra in campo la politica, cioè la gestione della polis da parte di tutti noi e non la delega a paraculetti che agiscono al soldo dei signori del profitto facile.  

La politica è fatta di cose semplici: si deve scegliere da che parte stare. Se da quella del Partito trasversale del cemento o da quella del territorio, del futuro e della salvaguardia del paesaggio come fatto culturale. Se dalla parte di una crescita insensata e fuori dalla storia o da quella del principio di precauzione che dovrebbe farci capire che serve mettere in sicurezza i territori, le case, le scuole. 

Come dice il contadino-scrittore Nazzareno Battaglini: o di qua o di là, o mangi mele lucide e tutte uguali piene di inquinanti chimici, accettando una cultura del profitto a danno della salute, oppure prendi coscienza e agisci. Come? Ognuno come può, con gli strumenti che ha. E il primo modo è comprendere, informarsi, fare della conoscenza un’arma e non una spilletta da esibire in società. 

Per noi che viviamo di paesaggio, di comunità che abita in modo sano il territorio non dovrebbero esserci dubbi. Dovremmo difenderci dagli assalti furiosi, mediatici e politici del decisionismo al servizio degli interessi privati forti, scegliendo un futuro praticabile per tutti, quindi scegliendo l’interesse generale. 

Per farlo dobbiamo anche difenderci dalle vittime sacrificali del sistema, dal gregge dei non pensanti, cioè da quell’insieme di persone mediaticamente influenzate da tutti i tipi di influencer che, con arroganza individualista, rivendica le proprie scelte conformiste. Senza capire il perché, che cosa è in gioco, se un piatto di lenticchie o il futuro dei figli.

Tags: salute
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