Parigi chiude a metà e il governo naviga a vista tra i coronavirus

Mentre i contagi da Covid-19 in Francia si assestano ormai stabilmente sopra i 10 mila casi giornalieri, Parigi diventa ufficialmente “zona di massima allerta”. Il tasso di positività è passato in poche settimane dal 4 all’8% e si teme una mancanza strutturale di letti in terapia intensiva: l’esecutivo sembra brancolare nel buio. 

Allarme rosso, allarme scarlatto, allarme dopo

La progressione dell’epidemia da Coronavirus si sta facendo estremamente preoccupante in Francia. A inquietare le autorità non sono solo i contagi, stabilmente sopra i 10 mila giornalieri (soltanto ieri i contagi registrati sono scesi di poco sotto questa soglia), quanto il tasso di positività al tampone, cresciuto in poche settimane dal 4 all’8,2%, a fronte di una media di circa 1 milione di tamponi effettuati a settimana. Non basta, insomma, per giustificare questo aumento, sostenere che più si cerchino i positivi più si rischi di trovarli, poiché, non essendo il tasso di positività un valore assoluto, questo riproduce plasticamente l’incremento dei contagi. Negli ultimi giorni, si sono superati abbondantemente i 32.000 decessi per Covid dall’inizio dell’epidemia, mentre più di  1300 sono i ricoverati in terapia intensiva. Secondo una proiezione del quotidiano Le Figaro, se il trend attuale dovesse confermarsi, tra un mese gli ospedali potrebbero dover accogliere un numero di pazienti pari al 200% della loro capienza massima. Sempre il quotidiano parigino ha denunciato come, nonostante fosse stato promesso dall’esecutivo che il numero dei letti in rianimazione sarebbe passato da 5mila a 12 mila in vista di una seconda ondata, i posti in terapia intensiva di cui il paese si è dotato non siano aumentati da marzo a oggi.

Posti letto promessi e scomparsi

Sono la regione di Parigi e quella di Marsiglia le più colpite da quella che appare, a tutti gli effetti, come la seconda ondata dell’epidemia. In entrambe le regioni le terapie intensive sono già allo stremo. Cambiano, però, i modi e i tempi con i quali si sta affrontando la probabile emergenza.  In un paese estremamente centralizzato come la Francia, cercando di scongiurare un nuovo lockdown generalizzato a tutto il territorio, il governo ha deciso di delegare parzialmente la gestione della crisi sanitaria e di eventuali provvedimenti restrittivi ai prefetti, che sono, però, diretta emanazione dell’esecutivo stesso. Questo solo  apparente cambio di approccio trova la sua ragion d’essere nella necessità di non far percepire come imminente una chiusura totale del paese e al tempo stesso nel desiderio di trasmettere un senso di efficacia nel far fronte a una seconda ondata.

Per Parigi lo sconto Capitale

Ecco perché, tornando alle situazioni di Marsiglia e Parigi, il governo Castex è riuscito ad attorcigliarsi in un paradosso logico che già avevamo potuto apprezzare in occasione del primo lockdown quando, a paese già chiuso a chiave, si decise di tenere il primo turno delle elezioni municipali. A partire da oggi, dopo due settimane di chiusura di bar e ristoranti, a Marsiglia solo questi ultimi (i bar e i cafè resteranno chiusi) potranno timidamente riaprire rispettando regole strettissime e con l’obbligo della chiusura alle 22:00. Anche a Parigi i ristoranti dovranno rispettare le stesse norme. Se per Marsiglia, dunque, può apparire un miglioramento, per Parigi quella odierna è una stretta. Eppure la situazione della capitale è estremamente preoccupante da almeno una settimana, esattamente come lo era nella città portuale sul Mediterraneo due settimane fa, tanto da far prevedere nuove chiusure poi confermate in queste ore.

Marsiglia squilla la ‘marsigliese’

 È difficile comprendere perché soltanto oggi Parigi sia passata in zona di allerta massima pur essendo questo “upgrade” già previsto e giustificato dai dati. È quello che, di fatto, sta denunciando da settimane la sindaca di Marsiglia, Michéle Rubirola, che  ha più volte diffidato il governo centrale dall’utilizzare la sua città come un laboratorio o un caprio espiatorio. Sembra quasi  che nonostante tutte le condizioni per la chiusura della città di Parigi fossero già riunite da alcuni giorni, si volesse attendere che Marsiglia uscisse dalle restrizioni più severe per armonizzare le prescrizioni nei due territori senza danneggiare troppo la capitale.

Notte Bianca scemenza nera

Quasi che tutto questo non fosse sufficiente, con lo stesso spirito con cui a marzo, l’annuncio dell’imminente chiusura dei bar, portò i francesi a precipitarsi in cafè e bistrot per consumare “l’ultimo bicchiere”, aumentando così i rischi di contagio, a Parigi nella notte tra sabato e domenica si è celebrata la Notte Bianca. In questa occasione la rete cittadina dei trasporti pubblici ha deciso di aumentare ed estendere l’orario delle corse  pur consapevole che i mezzi pubblici, vista l’impossibilità o l’incapacità di far rispettare le norme minime di distanziamento, rappresentano uno degli ambienti potenzialmente più favorevoli alla diffusione incontrollata del virus.

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