Islam arrabbiato chiuso nelle periferie francesi, Macron rilancia per salvare la sua presidenza

Con l’Islam arrabbiato in casa e il Covid che dilaga a ‘macchia di leopardo’ (di cui abbiamo già detto), Francia nei guai. 6 milioni di musulmani francesi della posto colonizzazione e la loro integrazione socio economica e la loro integrazione, spesso, problematica, ci ricorda Piero Orteca. E il Presidente francese dice basta e invita tutti a vigilare contro il terrorismo. Forse prepara le elezioni?

L’islam post coloniale e arrabbiato

Prima o dopo doveva succedere: la Francia ospita 6 milioni di musulmani e la loro integrazione, spesso, è per così dire “problematica”. Adesso il Presidente Macron vuole togliere il brodo di coltura al terrorismo fondamentalista islamico, che nella Repubblica transalpina da anni ha messo sotto tiro intere città, a partire da Parigi. Il secondo obiettivo è naturalmente di natura politica, in senso molto personale e chiaro. Si tratta di preparare le elezioni presidenziali che ci saranno fra due anni,

Già corsa elettorale 2 anni prima?

Molti commentatori sono convinti che la presunta illuminazione di Macron, non sulla strada di Damasco, ma su quella, forse, di Algeri, Rabat e Tunisi, sia dovuta a calcoli un po’ gretti e un po’ meschini, fate voi, che riguardano la possibilità di acchiappare schede in libera uscita dalla destra francese. Un’area fortissima, che drena consensi e che soprattutto vede gli immigrati nordafricani o arabi di seconda e terza generazione, come sgraditi ospiti del sacro suolo patrio.

Orgoglio francese e un po’ di spocchia

Beh, mettetela come volete, ma i francesi hanno un po’ di puzza sotto il naso. Certo, rappresentano una terra di grande accoglienza, con  un passato onusto di glorie e di allori per quanto riguarda la protezione dei rifugiati. Ma la domanda che ci facciamo noi e che si dovrebbe fare anche Macron è: esistono rifugiati di serie A e di serie B o anche profughi da chiudere in qualche banlieu? La risposta più spontanea dovrebbe essere no.

Memoria di Cesare Battisti e altri

Ma allora perché si è consentito a fuoriusciti bombaroli e assassini di fare gli intellettuali-turisti con le mani macchiate di sangue e invece ora si spara a zero contro l’Islam in generale? Sì, perché venerdì, parlando alla periferia di Parigi, Macron ha anticipato un giro di vite nei confronti non solo della comunità musulmana, ma anche, in un certo senso, della loro cultura. Una legge ad hoc sarà proposta ai primi di dicembre e così tutti coloro che appaiono brutti, sporchi e cattivi verranno messi dietro la lavagna.

Islam radicale minaccia reale

Intendiamoci, il problema dell’Islam radicale esiste Oltralpe, però va analizzato in tutte le sue sfaccettature e con molta calma, senza ricorrere alla bombarda. È naturale che in una comunità di 6 milioni di persone ci possano essere delle teste calde, a maggior ragione se la laicità dello Stato a volte viene percepita come essere a senso unico. Poi, c’è anche un altro problema di fondo che non si sono inventati i francesi, ma nemmeno noi: la separazione tra religione e Stato.

L’Islam e la Costituzione del Corano

L’Islam ha un culto che incarna già una sua Costituzione. E che, dal suo punto di vista, funziona benissimo. Il Corano. Questo non significa che tutte le comunità musulmane debbono applicare la Sharia, cioè la legge islamica. Però, però… l’argomento si presta a molti distinguo. In definitiva, integrare un blocco di 6 milioni di persone, per la maggior parte educato a valori diversi, è dura. Per cui bisogna aspettarsi anche fenomeni di “rigetto” ai tentativi, diciamo, di cooptazione un po’ forzata.

‘Esagono’ e Africa francese

Parte dei maghrebini che vivono nell’Esagono, non si sentirà mai francese e non condividerà fino in fondo i valori propri di quella società. Diciamo che bisognerà aspettare ancora molte generazioni prima di vedere una vera civiltà francese multiculturale. Molti analisti pensano che la Repubblica transalpina sia un po’ la cartina di tornasole delle difficoltà che un po’ tutta l’Europa potrebbe avere nei prossimi anni, quando alle differenze etniche e religiose si sommano quelle sociali (in Francia tutto questo è molto evidente).

Lotta di classe e di razza

Logico quindi aspettarsi una reazione che addebiti la propria condizione di sottomissione a una sorta di discriminazione pregiudiziale. La diffusione del malessere sociale è solo il primo passo di una sofferenza cronica e si diffonde nei ghetti delle banlieu. Quando le società occidentali sono inclusive solo di facciata, allora la rivolta, improvvisa, violenta, e dagli esiti imprevedibili, è assolutamente dietro l’angolo. Fa bene Macron a preoccuparsi, ma non vorremmo che la pezza fosse peggiore del buco.

Tra paura di destra e rabbia etnica

Se le prossime leggi studiate dalla Presidenza francese per accaparrarsi i voti lepeniani saranno percepite come discriminatorie, allora i musulmani di Francia avranno un motivo in più per guardare con un occhio diverso i disperati che pensano di poter combattere i nemici dell’Islam solo imbracciando le armi. Bisognerà anche vedere se quella che appare come una vera e propria svolta strategica nella politica dell’accoglienza dell’attuale governo francese avrà ripercussioni anche a livello europeo.

Minaccia reale e paura elettorale

Se in passato Parigi era stata, a chiacchiere, particolarmente severa con le politiche che regolavano gli sbarchi in Italia, adesso probabilmente cambierà registro. A nostro giudizio, non si tratta solo ed esclusivamente di una valutazione che tiene conto dei possibili vantaggi elettorali, ma anche della reazione agli allarmi lanciati dai servizi segreti transalpini. Probabilmente, gli 007 che affiancano Macron avranno avuto imbeccate tali da metterlo in guardia. Noi speriamo che la paura non alteri il clima di convivenza civile che deve animare una moderna democrazia industriale come la Francia.

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