
Il 4 marzo 1841 a Washington la giornata era fredda e umida, poco adatta all’insediamento di un presidente degli Stati Uniti. Nonostante ciò William Henry Harrison (nato nel 1773), nono presidente eletto nel novembre precedente, si presentò alla cerimonia a cavallo, ma non con la più comoda carrozza, come avevano fatto i suoi predecessori. Non indossò nemmeno un cappotto o un mantello e preferì solo con l’abito da cerimonia e quindi rimase in giacca e camicia.
Pronunciò quello che probabilmente fu il discorso di insediamento più lungo nella storia d’America: nonostante i tagli di un collaboratore la sera precedente, il dettagliato intervento durò infatti più di due ore toccando tutti gli aspetti del programma della futura presidenza. Fu inoltre il primo presidente ad essere immortalato da una lastra fotografica e non da un pittore ritrattista. In quel lontano 1841 Harrison, che aveva compiuto da poco sessantotto anni, fu – fino all’insediamento di Ronald Reagan che ne aveva già compiuti invece sessantanove – il più anziano presidente eletto fino a quel momento. Eppure, a parte questi primati personali, la presidenza di Harrison passò alla storia come la più breve degli Stati Uniti.
Nonostante una salute di ferro, avendo tra l’altro combattuto in varie guerre contro indiani e inglesi, Harrison si mise a letto il 26 marzo accusando un ‘brutto raffreddore’, ma la prima diagnosi evidenziò invece una polmonite. Considerando il suo comportamento alla cerimonia di insediamento, la malattia ne fu considerata conseguenza diretta. E poiché in quell’epoca non esistevano rimedi specifici per la polmonite, fu curato come si sarebbe fatto in casi simili: gli furono applicati dei vasi di vetro per estrarre i fluidi della malattia (coppettazione), furono praticati salassi ed energici massaggi con petrolio. Harrison morì il 4 aprile, esattamente a un mese dallo spettacolare insediamento. Non mancò nemmeno – ovviamente, come in tutti questi casi – l’ipotesi di avvelenamento ordito in un complotto, ma la vera causa della morte fu accertata solo nel 2014: si era trattato di un’infezione batterica dovuta a salmonella che aveva provocato una forte febbre tifoidea. Alla Casa Bianca nel 1841 l’acqua non era potabile e le condizioni generali di igiene quanto meno dubbie. Con il senno di poi le critiche mosse nel corso della campagna elettorale da parte di Harrison al suo avversario e predecessore Martin Van Buren per aver installato ‘un bagno’ nella residenza presidenziale sembrano oggi più che infondate.
Nel 1850 un altro presidente deceduto per malattia nel corso del mandato fu Zachary Taylor (dodicesimo presidente): si trattò di una banale indigestione provocata da latte ghiacciato e ciliegie, anche se oggi nuove ricerche condotte scientificamente, escludendo del tutto l’avvelenamento, hanno accertato che si trattò di una febbre tifoidea di origine batterica molto simile a quella di Harrison. Per decenni negli Stati Uniti nessuno però mangiò più ciliegie accompagnandole al latte. Non bisogna dimenticare Woodrow Wilson che, al ritorno dalla conferenza di Versailles, pare avesse contratto la dilagante ‘spagnola’; nel settembre 1919 fu colpito invece da un primo ictus e due settimane dopo da un secondo che produsse conseguenze inabilitanti, anche se la cosa rimase nel più stretto riserbo fino alla fine del mandato nel 1921 e Wilson, assistito personalmente dalla moglie, evitò accuratamente di incontrare il proprio vice. Warren G. Harding, successo a Wilson, morì invece nel 1923, all’età di cinquantasette anni, dopo un viaggio in Alaska in cui contrasse una polmonite, ma resta il dubbio se fosse trattato piuttosto di un infarto. Franklin Delano Roosevelt infine, indebolito dalle tensioni degli anni di guerra che avevano aggravato una salute già vacillante, morì a Warm Springs, in Georgia, il 12 aprile 1945 per emorragia cerebrale.
Sotto i ponti sul Potomac da allora è passata molta acqua, e alla Casa Bianca altri illustri presidenti hanno fatto ricorso a cure mediche. In qualche caso è stato necessario cedere temporaneamente il potere al vicepresidente, come prescritto dal XXV emendamento della costituzione che fu ratificato però nel 1967 e dunque in tempi abbastanza recenti. Fu il caso di Ronald Reagan che per esami clinici cedette il potere a George Bush nel 1985 e di George W. Bush, che – sempre per esami clinici – cedette il potere al vicepresidente Dick Cheney per due volte, rispettivamente nel 2002 e nel 2007. Mai tuttavia, nonostante i lancinanti dolori alla schiena postumi di un incidente nel 1937, dell’affondamento della motosilurante PT 109 nel 1943 e che influirono pesantemente sulla sua attività, John F. Kennedy cedette sia pure temporaneamente l’esercizio delle sue funzioni