
L’Autorità nazionale palestinese, l’Anp, ha deciso di rinunciare alla presidenza di turno del Consiglio della Lega degli Stati arabi, ruolo che le sarebbe spettato di diritto nell’attuale sessione dei lavori. L’annuncio, ieri da Ramallah, in Cisgiordania: «Questa decisione è stata presa a seguito della posizione, assunta dalla segreteria della Lega Araba, a supporto di Emirati Arabi Uniti e Bahrein, che hanno normalizzato le loro relazioni con Israele in violazione dell’Iniziativa di pace araba». La cronaca di Federico Zoja su Avvenire, ci dice di ‘probabile’ volontà saudita. A sua volta espressione della volontà israelo statunitense che si muoive attorno al cosiddetto ‘Patto di Abramo’.
L’iniziativa politica di allora prevedeva che gli Stati arabi procedano alla normalizzazione dei rapporti con Israele solo dopo la fine dell’occupazione militare della Palestina. «Ramallah non intende abbandonare l’istituzione» (Lega Araba), garantisce l’Anp, però i segnali di rottura si moltiplicano. Secondo i media locali, rappresentanti di al-Fatah, forza di maggioranza all’interno dell’autorità nazionale palestinese, si sarebbero recati in Turchia per chiedere l’intervento di Ankara a favore della riconciliazione palestinese, in corso da tempo. «I segretari delle principali fazioni, in testa Hamas, si sono riuniti a Beirut all’inizio di settembre per stilare un programma in tappe», sempre da Avvenire.
«Più volte in passato il presidente Recep Tayyep Erdogan ha cercato di cavalcare la causa palestinese, schierandosi con Gaza e finanziando progetti a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, per scippare ad Arabia Saudita ed Egitto la loro influenza nel risico regionale». L’eventuale riconciliazione palestinese, «per Ankara sarebbe un successo politico paragonabile solo a quello dell’Amministrazione Trump nel processo di normalizzazione fra Stati arabi e Israele». Utile ricordare che in agosto, la Turchia ha minacciato di sospendere le relazioni diplomatiche con gli Emirati in risposta all’accordo con Israele.
«La Turchia è dalla parte dei palestinesi e non permetterà che i diritti dei palestinesi vengano violati», ha tuonato il presidente turco, criticando le strategie dei Saud nella regione, e accusando Israele di essere uno «Stato razzista». Linea dura turca su tutti i fronti. «Dopo Libia, Corno d’Africa, Africa orientale, il braccio di ferro fra la Turchia neo-ottomana di Erdogan e l’arco sunnita degli Stati arabi si sposta insomma a Gerusalemme: ora si fa sempre più indispensabile, per Israele e Lega Araba, normalizzare i rapporti e fare fronte comune contro ambizioni che non conoscono le vie diplomatiche».