
Boris Johnson ha indicato la pandemia attuale come «la crisi più grave che il mondo si trova a dover affrontare». Speranze dalle ricerche su un vaccino, «non ci siamo ancora». Nelle ultime 24 ore sono stati accertati quasi 5.000 nuovi contagi, dato più alto dal 7 maggio, e 37. Da un’altro pianeta il biondo tinto di riporto. «Stiamo distruggendo il virus», ha assicurato il presidente Usa, Donald Trump, nel corso del suo comizio in Pennsylvania. A colpi di frottole? «Non chiamatelo coronavirus; è il Chinavirus». Sui 200 mila morti per covid negli Usa, ‘poteva andare peggio’: «Se non l’avessimo gestita nel modo giusto avreste 2,5 milioni di morti».
«La Cina ha infettato il mondo, dobbiamo ritenerli responsabili di aver scatenato questa piaga nel mondo». Così Trump ha aperto il suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu. Un intervento registrato quasi completamente incentrato sulla Cina. Ed è così caduto immediatamente nel vuoto l’appello lanciato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che aveva chiesto di evitare a ogni costo una “nuova Guerra Fredda” tra Usa e Cina. Sempre via messaggio registrato, parla anche Xi Jinping, che non replica direttamente a Trump ma colpisce duro. «La pandemia va affrontata insieme, uniti, e seguendo la scienza». Altro che uscire dall’Oms come ha minacciato Trump. E il presidente cinese ha ribadito «il ruolo guida dell’Oms e assicurato il contributo di due miliardi di dollari contro la pandemia».
Il presidente del Brasile, sempre conferenza Onu a videomessaggi, si autoassolve. La colpa fu: «Siamo vittime di una brutale campagna di disinformazione sull’Amazzonia e il Pantanal, promossa da istituzioni internazionali e organizzazioni brasiliane «profittatrici e anti-patriottiche». Con 4,5 milioni di contagi e oltre 137mila morti, Bolsonaro come Donald ha attribuito al proprio governo un’esemplare gestione della crisi sanitaria. Incendi, Amazzonia e Pantanal, Bolsonaro ha liquidato la questione scaricando la responsabilità dei roghi sugli indigeni – che, «per sopravvivere», appiccherebbero il fuoco nei loro campi «in aree già deforestate», rivendicando una inverosimile «politica di tolleranza zero» nei confronti dei crimini ambientali. Nella lista dei suoi meriti, l’agribusiness (della deforestazione) , che avrebbe garantito la sicurezza alimentare a un miliardo di persone al mondo, per di più rispettando la presunta «migliore legislazione ambientale del pianeta».
Nel video per l’Assemblea generale Onu il presidente iraniano si rivolge alla comunità internazionale perché impedisca a Washington di procedere con le nuove sanzioni annunciate lunedì. Stavolta, però, l’amministrazione Usa si è rivolta direttamente all’Onu per chiedere l’imposizione dell’embargo e all’Unione europea perché segua l’esempio di Washington. Salvo il fatto che i paesi europei (firmatari dell’accordo sul nucleare del 2015) quelle sanzioni unilaterali non le riconoscono, sperando di salvare i miliardi di euro in accordi commerciali rimasti più o meno bloccati da anni. In una nota congiunta, Francia, Germania e Regno unito hanno ribadito che un ordine esecutivo interno Usa non può avere effetti legali internazionali. La stessa Onu ha ricordato alla Casa bianca che decisioni simili – l’embargo, le sanzioni – non spettano all’amministrazione Usa.
«Sono ottimista per il vaccino, che avrà esito positivo, e spero che per Natale 2021 si torni ad una quasi normalità». Lo ha detto l’immunologo americano Anthony Fauci, intervenuto a ‘Frontiere, il festival di Salute’.
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