
«Il traffico di bambini esiste, gli abusi sui minori idem, la politica americana è influenzata da lobby e potentati vari, gran parte dell’informazione mainstream serve interessi politici ed economici, alcuni divi di Hollywood fanno parte di culti ammantati di segretezza (si pensi a Scientology), eccetera». Su queste premesse di verità «QAnon innalza cattedrali gotiche di panzane».
«QAnon non fa proseliti solo tra persone ignoranti o stupide o con problemi di salute mentale. Porre la questione in questi termini è un grave errore. Altrettanto sbagliato è credere che la setta recluti solo a destra, tra fascisti e reazionari vari. Istruzione, intelligenza, sanità mentale, appartenenza alla sinistra: nulla di tutto questo rende automaticamente immuni a QAnon».
Il lockdown ha favorito a scatenare. Titoli sensazionalistici, notizie già smentite o messaggi vocali diffusi su WhatsApp da chissà chi; abbiamo additato capri espiatori, inveito dalla finestra contro i passanti (riprendendoci mentre lo facevamo), gridato “Assassino!” a chi faceva jogging o portava “troppo spesso” il cane a fare i bisogni (filmando il malcapitato e mettendolo alla gogna su Facebook).
Durante il blocco in casa abbiamo visto ribollire un calderone di ansia, ira, sospetto generalizzato, terrore, solitudine atroce, rancore, nevrosi, paranoie e, infine, psicosi. Un recente articolo di Wolf Bukowski intitolato “Pandemic: the italian way”. E vicini di casa che prima brandivano l’hashtag #iorestoacasa come un randello e ostentavano il tricolore al balcone, cominciano a dire che “forse era tutta una balla” e si mettono a linkare conspiracy fantasies sul virus fabbricato in laboratorio, sulla pandemia voluta da Bill Gates, sui lockdown come copertura per installare i ripetitori 5g, sul controllo sociale per mezzo dei vaccini, eccetera.
Se le informazioni ricevute all’inizio erano all’insegna del “niente è come sembra” e dell’idea che esista una verità nascosta da trame occulte, il pregiudizio di intenzionalità mi fa pensare che se qualcosa è accaduto – un incidente, un’alluvione, un’epidemia – qualcuno deve averlo voluto e pianificato.
Una pandemia non può avere come causa scatenante un episodio impercettibile come lo svolazzo di un virus da un animale a un essere umano, in seguito a processi impersonali, oggettivi, a cui tutti contribuiamo: deforestazione, urbanizzazione, allevamento intensivo… No, dev’essere l’esito di un piano globale, e quel piano deve avere un volto.
A questo punto, scatta il pregiudizio di conferma: senza nemmeno accorgermene, scelgo le informazioni che rafforzano la mia convinzione e scarto quelle che la metterebbero in crisi. Ogni volta ne traggo la sensazione che ciascun tassello vada al proprio posto, cosa che mi dà soddisfazione, mi fa sentire forte e in grado di dominare ogni tema e materia.
I credenti in QAnon ricorrono spessissimo a foto ritoccate o accompagnate da didascalie false. Li abbiamo visti falsificare luogo e data di un tweet del comico Patton Oswalt per accusarlo di aver violentato bambini nella pizzeria Comet Ping Pong di Washington Dc. Li abbiamo visti ritoccare foto della modella Chrissy Teigen e di suo marito, il cantante John Legend, per collocarli sull’isola privata di Jeffrey Epstein, ormai nota come “pedophile island”. Li abbiamo visti modificare una foto in cui il deputato democratico Adam Schiff posava accanto a suo padre novantenne, sostituendo quest’ultimo con Epstein. Li abbiamo visti diffondere immagini confuse o alterate ad hoc spacciandole per fotogrammi di un film inesistente, Frazzledrip, dove si vedrebbe Hillary Clinton scuoiare il volto di un bambino e indossare la pelle come maschera. Gli esempi possibili sono centinaia.
Una lettrice di Remocontro (prontamente ‘bannata’) scriveva di Joe Biden ‘chiaramente pedofilo’. A richiesta della fonte di tale grave accusa, ‘basta guardarlo’. Alla osservazione che simile accusa ‘sembrava un scemenza’, Biden diventava in replica, ‘notoriamente pedofilo’. Verità assoluta.
L’ipotesi è che QAnon sia partito sul forum 4chan come uno scherzo, plausibilmente ispirato al romanzo Q. Scherzo che ben presto è servito da spunto a troll organizzati e profittatori. Un’inchiesta della Nbc ha ricostruito nei dettagli il lavoro fatto nel 2017-2018 da tre persone in particolare – Coleman Rogers, Tracy Diaz e Christina Urso – per amplificare QAnon, trasformarlo in un grande gioco di realtà alternativa e trarne profitti. Un gioco reazionario, razzista, omofobo e antisemita.
I credenti in QAnon comprano magliette, felpe e cappellini con la Q da sfoggiare in selfie e video, bandiere da appendere al balcone o sventolare ai cortei, toppe da cucirsi sul giubbotto, spille da appuntare al bavero, tazze in cui bere il caffè che tiene svegli per la “ricerca”. E libri: nel 2019 un volume intitolato QAnon, ‘An invitation to the great awakening ha scalato la classifica di Amazon’.
Con l’industria culturale è nata anche una sottoindustria delle fantasticherie di complotto, con i suoi bestseller, i suoi status symbol, i suoi stratagemmi e intrallazzi. Umberto Eco l’ha descritta nel suo capolavoro ‘Il pendolo di Foucault’ (1988) e nel suo penultimo romanzo ‘Il cimitero di Praga’ (2010). Oggi il sito InfoWars, ha un fatturato di venti milioni di dollari all’anno e genera profitti per cinque milioni, grazie alla vendita di integratori e sedicenti farmaci alternativi. Esempio, ‘la pillola rossa’.
QAnon è una setta reale che crede nell’esistenza di una setta immaginaria (la Cabal), inventa calunnie impressionanti, scatena i propri credenti in linciaggi virtuali e sogna di compiere uno sterminio, sia pure – almeno per il momento – tramite delega a un potere golpista. Tutto questo mentre venera un miliardario, Donald Trump, che è anche l’uomo politico più potente del pianeta.
La setta che Trump elogia e che partecipa alle elezioni è la stessa che secondo l’Fbi e il centro antiterrorismo di West Point rappresenta una “minaccia terroristica interna”. Dal 2018 a oggi credenti in QAnon hanno commesso omicidi a New York e a Seattle, appiccato due incendi dolosi di cui uno gigantesco
Gli ambienti newagey sono sempre stati esposti a derive reazionarie, affollati come sono di guru, santoni, metafisica a buon mercato e tendenze cultiste. Nondimeno, molte di quelle persone, reti e sottoculture si sono storicamente percepite e rappresentate come parte di una sinistra diffusa. È proprio questo il punto: tramite l’ibridazione QAnon sta reclutando a sinistra, o quantomeno è accettato come compagno di strada da persone che fino a ieri si dicevano, e forse ancora si pensano, di sinistra.
Se new age e wellness sono un viatico, l’antivaccinismo è una sorta di corsia preferenziale. In ambienti “alternativi”, già prima della pandemia avevano molto successo le fantasticherie di complotto sui vaccini. Oggi molti che le propagavano si ritrovano gomito a gomito con QAnon, in Nordamerica come in Europa. È semplicistico e sbagliato descriverle come raduni di “negazionisti del covid” o di “no mask”. Sono espressioni ingannevoli, perché restringono il campo. Un’interzona rossobruna sui generis e Julius Evola.
Non poche fantasticherie di complotto si sono affermate a sinistra in nome dell’antimperialismo. In certi ambienti si è radicata l’idea che George Soros paghi ogni manifestante e ogni rivolta in qualunque paese abbia un regime sedicente “nemico dell’imperialismo”, come la Siria o la Bielorussia, ma anche la stessa Russia o la Cina. Che una sollevazione popolare possa essere strumentalizzata da forze politiche o potenze straniere è nell’ordine delle cose; che ogni sollevazione popolare sia tout court una messinscena allestita da un grande burattinaio è invece del tutto implausibile.
Le operazioni “sotto falsa bandiera” sono una realtà. L’esempio classico è la prima inchiesta su piazza Fontana, che sventolò un vessillo rossonero per dare la colpa agli anarchici. Estendere la spiegazione false flag a troppi eventi porta a pensare che tutto sia l’esatto opposto di quel che sembra. Invece, il più delle volte, un attentato di terroristi islamici è davvero quel che sembra: un attentato di terroristi islamici.
Che al Qaeda e il gruppo Stato islamico siano nati e cresciuti per gravi responsabilità dell’occidente – soprattutto delle ingerenze statunitensi in Medio Oriente – è un’affermazione fondata e documentabile. Concludere che in pratica i due gruppi non esistono se non come dirette emanazioni della Cia e che tutti i loro attentati sono false flag è invece un salto logico che genera fantasticherie di complotto.
Perché le fantasticherie di complotto propongono rappresentazioni semplicistiche – spesso caricaturali – del capitalismo e surrogati di critica al sistema. In questo modo occupano un vuoto di analisi e iniziativa, fanno imboccare scorciatoie mentali, deviano il malcontento dove potrà esprimersi solo in impotenti mugugni, deresponsabilizzano.
Lo stato profondo è il luogo in cui le industrie miliardarie e le agenzie governative che dovrebbe regolarle sono gestite dalle stesse persone, che passano continuamente per la stessa porta girevole… È il luogo in cui agenzie altamente segrete come la Nsa operano in collaborazione con aziende tecnologiche della Silicon Valley indifferenti a preoccupazioni etiche… È il luogo in cui il sistema elettorale è talmente inondato di fondi neri che la maggior parte degli americani dispera di poterlo mai recuperare.
Ci sono ottimi motivi per diffidare dell’informazione mainstream, ma non sono quelli che dice QAnon. La televisione e i grandi giornali non sono “in mano alla Cabal”: sono in mano ai capitalisti. In Italia per esempio, cinque grandi gruppi industriali identificabili con un pugno di super ricchi – la famiglia Agnelli-Elkann, la famiglia Berlusconi, Urbano Cairo, Francesco Gaetano Caltagirone, Andrea Riffeser Monti – possiedono quasi tutti i giornali nazionali e locali, e i più importanti canali televisivi privati. Poi c’è la televisione di stato, che è controllata dal governo.
Un esempio di frame è “emergenza immigrazione”: una volta attivata quella cornice, non servono notizie false, perché anche quelle vere avranno effetti che falseranno la percezione. Ogni sbarco o salvataggio in mare di migranti sarà avvertito come pericoloso.
Le ricerche-fai-da-te di chi crede a conspiracy fantasies si basano principalmente su due assunti: 1) che l’informazione mainstream dica l’esatto contrario della verità e dunque la prima cosa da fare sia capovolgerne le affermazioni; 2) che i social network siano un altrove rispetto all’informazione mainstream, luoghi dove in linea di massima si può comunicare in modo libero.
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