
La «fire season», la stagione degli incendi, è ciclica e stagionale come nel clima mediterraneo, spiegano dagli Stati Uniti, ma ora, dopo quattro anni di incendi record per danni ed estensione, c’è la diffusa percezione di un disastro naturale forse irreversibile, alla faccia e alla vergogna di chi ancora cerca di negare i cambiamenti climatici evidenti in corso che determinano e almeno favoriscono i disastri che il mondo sta vedendo. «E una tendenza più grande verso una situazione sempre più drammatica per gli stati che si affacciano sul Pacifico e quelli a ridosso: Arizona, Nevada, Utah, Colorado».
«In California quest’anno sono già andati distrutti 10.000 chilometri quadrati, 2.000 nello stato di Washington e altrettanti in Oregon. Più di quanto è bruciato nel 2017 quando andarono in fiamme 2.000 case e 22 persone morirono a Santa Rosa e Sonoma. Più del 2018 quando è stata rasa al suolo la cittadina di Paradise con 85 morti. E si è solo agli inizi di una stagione che può durare fino a dicembre e oltre, quando si levano i venti Diablo (nord) e San Ana (sud) capaci di soffiare letteralmente sul fuoco».
«Quest’anno gli incendi in California sono esplosi soprattutto dopo due giorni di anomale tempeste elettriche nel centro dello stato durante le quali sono caduti oltre mille fulmini in 24 ore. Senza una goccia di pioggia».
Nel West sono attualmente impegnati oltre 20mila pompieri, comprese unità provenienti da Australia e Canada, su 25 focolai principali. La prime vittime: 7 salme rinvenute ieri fra le macerie carbonizzate in Oregon. «Potremmo vedere la peggiore perdita di vite provocata da incendi boschivi nella storia del nostro stato», ha detto martedì la governatrice dell’Oregon.
«A Los Angeles vivono col fiato sospeso gli abitanti di alcuni quartieri settentrionali, Pasadena, Arcadia, Monrovia, dove 20.000 persone sono state preallertate per una possibile evacuazione nel caso un’inversione della rotta dei venti. Fanno parte delle centinaia di migliaia di persone che hanno ricevuto ordini di evacuazione nelle ultime due settimane».
La pandemia complica non poco le operazioni dei vigili del fuoco ma soprattutto la gestione degli sfollati. Normalmente sistemati in centri di accoglienza allestiti in arene sportive, scuole e palestre requisite, oggi sono costretti dalle norme di distanziamento a venire dirottati in stanze di albergo spesso non prontamente disponibili, da cui lunghe attese nei centri di smistamento della protezione civile.
La polizia tenta di smentire voci che si propagano su Facebook ancora più veloci delle fiamme sulla presunta origine dolosa degli incendi, appiccati – a seconda dei fake – da Antifa o dai fascisti di Proud Boys.
«E nell’angoscia esasperata dalla retorica elettorale, specialmente quella del presidente, le immagini degli incendi boschivi si fondono a quelle dei negozi bruciati nelle città trasmessi dalle emittenti di destra per seminare il panico e compattare la base trumpista».
E sempre più le persone obbligate a lasciare per sempre le loro abitazioni per l’impossibilità di acquistare polizze di assicurazione sono da considerarsi a tutti gli effetti «profughi climatici».