19 anni di ‘Global war On Terrorism’, guerra al terrorismo ancora in corso e già durata il triplo della Seconda guerra Mondiale. E dopo questo immane sforzo prevalentemente militare che è costato, oltre a tanti morti e distruzioni, circa 6 trilioni di dollari (più del doppio del PIL italiano), a che punto è la lotta al Jihadismo?
L’analisi di Giuseppe Santomartino
Per fortuna di Remocontro e dei suoi lettori, tra i nostri autori abbiamo Giuseppe Santomartino, uno studioso attento di cose islamiche, dottore in Scienze Politiche ad indirizzo islamico, appunto, alle prestigiosa ‘Orientale di Napoli’. E’ stato Generale dell’Esercito ed ha ricoperto tra l’altro l’incarico di Addetto per la Difesa in Giordania ed Iraq.
‘Conoscere e contrastare il Jihadismo’
Le chiavi interpretative, le ideologie, le strategie, le dottrine, i pensatori‘
Titolo impegnativo per un libro che varrà la pena leggere (Panda edizioni). Una riflessione critica come modo migliore per onorare concretamente le vittime. Con un approccio decisamente aperto da parte di un militare di professione ad alti livelli. «L’approccio prioritariamente e prevalentemente militare, da solo, semplicemente non ha globalmente funzionato». Il generale non rinnega se stesso, ma lo studioso va oltre. «L’approccio militare serve quando necessario, ma come parte di una più ampia strategia globale che includa anche la ‘Counter –ideology’ e assieme, maggiore impegno contro la corruzione e le condizioni di vita in molte aree ove il Jihadismo trova terreno fertile».
Geopolitica e islamistica radicale
Il libro si colloca a cavallo fra la geopolitica, l’islamistica radicale ed il ‘counter-terrorism’, ma in senso lato, (non è un libro incentrato solo sul terrorismo), propone vasti brani dei testi originali per una più diretta analisi ed adotta una traslitterazione semplificata dalla lingua araba anche per noi che la ignoriamo.
Il volume è arricchito da una prefazione del Prof. Campanini, uno dei massimi esperti del pensiero politico islamico.
Conoscere e contrastare il Jihadismo
«Oltre la ricorrenza delle Torri Gemelle, un percorso di conoscenza sul “motore primo” ( Il Jihadismo) che ha originato quel drammatico evento e purtroppo tanti altri eventi e che vediamo ancora oggi, specie in Africa, cioè di fronte casa nostra, in drammatica e forse sottostimata espansione», e qui parla direttamente l’autore e non il semplice recensore.
«Il Jihadismo va infatti assumendo sempre più drammatiche e complesse valenze ben al di là del ‘semplice’ ed ovviamente gravissimo fenomeno che noi chiamiamo “terrorismo islamico”. Il terrorismo è una forma di lotta, un sintomo, la punta di un iceberg del ben più complesso fenomeno che va sotto il nome consueta ma inesatto di “ JIHADISMO”, che ha nell’ ideologia e quindi, non nelle armi, finanziamenti, territori controllati o meno, la sua componente più potente e rilevante e che, va detto subito ed a chiare lettere, non coinvolge l’intero Islam».
L’Islam non è il nemico
«Il nemico non è semplicemente il terrorismo… ma è il movimento ideologico radicale… Quindi la nostra strategia deve svilupparsi si due obiettivi: sconfiggere la rete di al-Qaida e prevalere nel lungo periodo sull’ideologia che ha dato origine al terrorismo ‘Islamist’»…
Questo era scritto nel Final Report della Commissione USA sull’ 11 settembre, uno dei più importanti e completi documenti prodotti sul terrorismo, «seppure forse, dopo 20 anni, non ancora completamente compreso», l’amara considerazione dello studioso.
Mostro a tre teste
L’ IS ex ISIS non è semplicemente un gruppo terroristico…ma è invece configurabile quale un mostro a tre teste: uno Stato, un’entità di Transnational Insurgency , un Movimento Rivoluzionario che mira a diffondere un’ ideologia estrema, visioni apocalittiche… Il fallimento contro anche una sola di queste teste porta a una lungo futuro di vittorie tattiche e sconfitte strategiche
Cosa potrete trovare nel libro
- Quadro generale della geopolitica del Mondo Islamico;
- Concetti generali spesso trattati in maniera confusa ( Califfato, Jihad, Tawhid, Stato Islamico, Fratelli Musulmani, Salafismo, Orientalismo etc…);
- Principali criticità epistemologiche, a cominciare dalla terminologia, che nell’ Occidente condizionano negativamente le capacità analitiche nei confronti del Jihadismo;
- I principali e poco noti in Occidente, ideologi e strategists dell’ Islam radicale e del Jihadismo ad iniziare dal Ibn Taymiyya ( sec. XIII), Abd al-Wahhab ( sec. XVIII, padre del Wahhabismo), ai contemporanei Rashid Rida, Abdullah ‘Azzam ( il vero ideologo di al Qa’ida), ‘Ala al-Mawdudi (primo a parlare di Stato islamico nell’età contemporanea), Sayyid Qutb (considerato il maitre-a-penser del jihadismo), Abu Mus’ab al Suri ( “The architect of global jihad”), Taqi al-Nabhani (importante studioso dello Stato Islamico e fondatore dell’ Hizb at-Tahrir) ;
- In molti dei testi di tali autori si vedono elementi poi implementati dai movimenti jihadisti ( jihad offensivo, “lupi solitari”, proclami per la riconquista dell’Andalusia etc) e le notevoli devianze e distorsioni interpretative compiute rispetto all’ Islam;
- Ipotesi di Counter-ideology, quale principale strumento di lotta al Jihadismo (sulle basi in particolare degli importanti studi condotti da Muhammad Hanif);
- Autorevoli (e poco noti in Occidente ) atti di condanna del Mondo Islamico nei confronti del Jihadismo;
- Prospettive evolutive del fenomeno.