Attenzione, spiega al mondo il valoroso collega de La Stampa, a distinguere oggi in Siria tra i buoni e i cattivi. Certe semplificazioni vanno forse riviste. Assad è certamente un despota e forse un massacratore con armi chimiche. Forse. Ma dall’altra parte, a guidare la rivolta siriana “non è più la rivoluzione laica di Aleppo”, ripete Domenico Quirico ai disattenti.
In mezzo, a subire il martirio da parte di ambedue le fazioni combattenti, la popolazione disarmata, vittima predestinata di ogni guerra civile. So perché ho visto altrove ed è ormai sempre crudele regola: i villaggi o i quartieri che diventano campo di battaglia, e le appartenenze tribali o etniche o religiose come potenziale elemento per una condanna a morte.
Bombe e missili lanciati da miglia e miglia potranno mai essere abbastanza intelligenti da distinguere tra i pochi buoni ed i molti cattivi? Colpisci le strutture militari di Assad e poi? Chi vorremmo realmente che vincesse? La Siria senza Assad è il sogno e la promessa. Ma al Qaeda al posto suo? Non è che i marziani sono sbarcati anche a Washington?