TERZA PAGINA-L’ora d’aria aperta per una scuola della felicità

Luigi Nacci, scrittore e viandante, propone una nuova materia scolastica: l’ora di aria aperta. Non una ricreazione vecchio stile, ma la riscoperta del tempo e dello spazio “fuori dalle aule, senza registri, dotati solo di scarpe e taccuini per prendere appunti. Respirare, camminare rispettando il passo dell’ultimo”… Naturalmente distanziati. 

Sarebbe bello recuperare l’idea di una scuola non costrittiva e gerarchica, ma della felicità e dell’inclusione, dello sguardo spalancato sulla vita, della cura e dell’attenzione. Mi fa pensare ai nostri maestri, a Mario Lodi, a Lorenzo Milani, a Gianni Rodari, al grandissimo Albino Bernardini. Pedagoghi che hanno sempre inserito nella loro scuola l’educazione al rispetto per l’altro, la collaborazione, la scoperta degli spazi aperti, la storia delle famiglie, la maieutica reciproca. 

Scrive Nacci: “…cantare sotto la pioggia, prendere nota di fioriture, venti, orme di animali, e pure di abusivismi edilizi, rifiuti abbandonati, degrado, cementificazione. Se la scuola si trova in centro o in periferia, si esploreranno il centro e la periferia, e da lì, piano piano, nel corso degli anni si andrà verso i boschi. C’è sempre qualcosa da osservare. A partire dal tarassaco che si fa largo tra le crepe dell’asfalto. Non si può pensare di fare educazione civica o ambientale chiusi, sigillati nelle aule”. 

E ricordo nella scuola Rodari di Bagni di Tivoli, dove per anni aveva insegnato proprio Bernardini, gli incontri dei bimbi con l’esperienza dei nonni, la memoria dei luoghi d’origine, le gite in bicicletta alle sorgenti dell’acqua solfurea, i pranzi al sacco all’aria aperta, la bellezza delle maestre. Sono passati solo venti anni fa da quando mia figlia frequentava quella scuola magnifica. 

Eppure proprio in questi venti anni di virtualizzazione e arene mediatiche ottuse c’è cambiato il mondo davanti ai nostri occhi. Sempre meno libertà e tanto odio per gli altri. Sempre più chiusure e paure. A partire dai nostri bambini che rischiano di diventare piccoli polli d’allevamento attaccati a un telefonino, alieni stizziti e sregolati, pronti al conformismo assoluto.

Mentre fuori, nella vita reale, i loro padri disboscano, cementificano, fanno crescere l’ingiustizia sociale e il deserto culturale, devastando il loro futuro. 

Tags: Polemos scuola
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