
Da quanto si apprende da ’ fonti ben informate’ -scrive Analisi Difesa-, si tratterebbe di una presenza armata di lunga durata che, al pari due 2 Mirage 2000 dislocati in Grecia da Parigi, e rappresenta il supporto militare offerto da Abu Dhabi alla Grecia nel braccio di ferro con l’aggressiva iniziativa militare turca nel Mediterraneo Orientale.
Alleati di ferro dell’Egitto e dell’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, gli Emirati Arabi uniti hanno appena concluso un trattato di amicizia con Israele dopo una lunga mediazione Usa, probabile prologo ad altri riconoscimenti di Israele da parte del mondo arabo, sauditi in testa. Altra chiave di lettura ed elemento di preoccupazione in casa, la presenza emiratina a due passi dalle coste italiane che non è certo una novità. Sei F-16 raggiunsero l’Italia nel 2011 per partecipare ai raid della NATO contro le forze libiche di Muammar Gheddafi.
Da ricordare che già dal 2016 gli EAU avevano schierano truppe, contractors e velivoli (droni CH-5, aerei da trasporto, elicotteri Blackhawk e aerei antiguerriglia AT-802, il dettaglio di Analisi Difesa) nella base di al-Kadim, in Cirenaica in appoggio alle forze dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar mentre da alcuni mesi, 6 caccia Mirage 2000 sono dislocati nella base aerea egiziana di Sidi el-Barrani, a 100 chilometri dal confine libico. Velivoli che potrebbero essere stati impiegati anche in raid aerei nel settore di Tripoli.
La decisione di schierare i velivoli a Suda Bay è stata resa nota poche ore dopo il vertice di Tripoli tra il Governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj e i ministri della Difesa di Turchia e Qatar, summit in cui è stata ufficializzata la concessione alla Turchia della base navale di Misurata e della base aerea di al-Watya, basi che verranno utilizzate anche da forze del Qatar. La presenza degli F-16E emiratini a Creta, a mezz’ora di volo dalle coste libiche, si presta quindi a diverse valutazioni, non tutte rassicuranti.
Gli Emirati sono tra i molti che hanno applaudito il cessate il fuoco in Libia, ma lo schieramento degli F-16E emiratini appare come una sorta di bilanciamento per la crescente presenza di Doha -non esattamente amica- nel Mediterraneo. «Infine, non si può escludere che l’invio dei caccia emiratini a Creta rientri anche in uno sforzo congiunto con la Francia (che ha una base militare negli Emirati e ha inviato 2 caccia e 2 navi militari nel Mediterraneo Orientale in appoggio ad Atene) per costituire un fronte comune anche militare a contrasto della Turchia», da Analisi mondo.
L’afflusso a Suda Bay degli F-16E col personale di volo e tecnico, armi e supporto logistico già completato in queste ore in vista di esercitazioni congiunte previste questo fine settimana, ma si tratta di un evento che ha un peso politico ben superiore alla sua relativa importanza militare, rafforzando il ruolo di potenza degli Emirati. Oggi più che mai, dopo l’accordo storico firmato con Israele, la vera a sola superpotenza dell’area, ocon la sola concorrenza della Turchia di Erdogan, salvo bombe atomiche.