Italia tra Cina e Usa, equilibrismi a 5G

«Sul 5G’. Rassicurare gli Usa senza allontanare la Cina», titola l’HuffPost. Equilibrismo politico perché dei cinesi non si può fare a meno, ma non si può neppure disobbedire agli Stati Uniti senza che sia l’Europa a dire un eventuale No alle pretese di Trump, almeno sino a novembre, e poi non è neppure detto … che cambi presidente o linea anti cinese con Biden.

Il 5G del complotto

Quasi il derby tra due fazioni, ironizza Maria Elena Capitanio. Chi sostiene che ci stiamo vendendo ai cinesi, in una lunare guerra di spionaggio e ci bolla di ritorno all’obbedienza Usa, «sbattendo letteralmente le porte in faccia alle aziende dell’ex Celeste Impero». Gli specialisti provano a spiegare che è impossibile liberarsi dei fornitori cinesi della rete 5G, e citano l’odioso Boris Johnson che obbedendo a Trump sul 5G, «ci metterà circa dieci anni a liberarsi di tutte le componenti che arrivano dalla Cina». Le aziende cinesi in Italia hanno un livello di tecnologia assolutamente affidabile, e prezzi interessanti, dice chi fa commercio. Contro, versione Usa e tifosi di casa, intelligenze compresa, la necessità di proteggere ‘i sistemi core’, qualcosa di particolarmente sensibile da proteggere. Strategia militare, intelligence, sicurezza nazionale, che con la tecnologia Usa, cambia solo chi potrebbe approfittarne.

Furberia italiana

Gli operatori cinesi resteranno nel progetto 5G, con l’esclusione (autoesclusione la trovata con scambio di cortesie) dalle gare che hanno al loro interno i sistemi ‘core’, di potenziale maggior valenza strategica. Rinunciare qualche volta al meglio sul mercato, per convenienza politica, detta brutalmente. Di fatto una perdita in termini di produttività e un rallentamento della rete mobile. «Gli italiani sono bravi a trovare una via di mezzo e questa volta devono lavorare in modo limitato con i cinesi cercando di non scontentare le richieste che arrivano dagli Stati Uniti», il commento HuffPost. Ed ecco la trovata, sostengono i difensori dell’equilibrismo italiano, «Il comitato interministeriale guidato dalla Presidenza del Consiglio, quindi, di volta in volta valuterà i contratti, quale che sia la nazione di provenienza, senza pregiudizi verso la patria di Xi». Suona bene, a volerci credere.

A metà del guado

Quanto sopra, ieri e oggi, ma la campagna elettorale americana, già feroce, non è ancora esplosa del tutto. Campagna anti cinese il cavallo di battaglia di Trump, mischiando tecnologia e ‘virus cinese’ a coprire i quasi 200 mila morti della sua insipienza. Condizionamenti sempre più forti dal fronte Usa, è la previsione più scontata. Ma anche molte bugie, spiegano i tecnici più accorti. «Immaginarsi, come spingono i più fantasiosi e meno informati, di sostituire una rete premendo eject e poi play di una nuova». «C’è bisogno di tempo, lo devi far bene, per una certa fase devono coesistere due reti, perché non puoi pensare a uno switch da una rete all’altra in modo radicale». «Come confermano gli esperti informatici, se si dovesse fare un cambio repentino, le persone, gli utenti, rimarrebbero senza servizio di telecomunicazione». Caos se non addirittura disordini sociali.

5G, Copasir e tifoserie

Il Copasir, Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, controllo dei servizi segreti, presidenza dell’opposizione per garanzia massima, il leghista Volpi, «aveva già alzato cartellino giallo sul tema del 5G e della sicurezza dei dati rispetto a interlocutori cinesi in Italia», annota Maria Elena Capitanio. Ma sembra tifoseria, visto che tecnici informatici e hacker spiegano che quando si tratta di tecnologie molto sofisticate come il 5G, la sicurezza dei dati è sempre a rischio (quasi a dover scegliere da chi farci spiare). Per garantire la nostra sicurezza nazionale (e rassicurare gli alleati Nato-Usa) stanno per nascere i «Centri di valutazione e certificazione nazionale» (CVCN). Settanta esperti in sicurezza informatica, che faranno delle valutazioni su tutto ciò che riguarda la rete 5G, compresi i singoli componenti che verranno integrati nell’infrastruttura. Peccato che già da subito, ognuno i suoi segreti se li tiene ben nascosti. Ministero della Difesa, ovvio, e quello dell’Interno con le banche dati sulla mafia, i dati anagrafici ed elettorali e tutti quelli di polizia.

L’Europa e la Cina

L’amministrazione Trump prosegue la sua escalation contro la Cina, annunciando quasi ogni giorno una nuova sanzione o una nuova misura per isolare il regime cinese, e il ministro Wang Yi arriva in Europa per impedire (per quanto possibile) che i paesi dell’Ue siano coinvolti dallo spirito della “guerra fredda” che domina a Washington, rilava Pierre Hasky su Internazionale. «I paesi dell’Unione hanno inasprito i toni nei confronti della Cina, ma si guardano bene dal riproporre l’aggressività di Donald Trump, che tra l’altro ha chiare motivazioni elettorali». Wang Yi, nel fine settimana a Parigi dal Macron, poi, a metà settembre,  il vertice in videoconferenza tra alcuni leader europei e il numero uno cinese Xi Jinping. «A sei settimane dalle elezioni negli Stati Uniti, sarà un momento cruciale. Se Joe Biden dovesse vincere le presidenziali di novembre, sarà molto più difficile ostacolare una convergenza tra Stati Uniti ed Europa».

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AVEVAMO DETTO

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