
Il ministro degli esteri cinese Wang Yi ieri a Roma, dando il via al tour europeo. Poi Amsterdam, Oslo, Parigi e Berlino, escludendo Bruxelles e non sai se per evitare di chiamare in causa la travagliata Unione europea o il comando dell’Alleanza Atlantica ancora ad uso militare. La missione diplomatica – la prima dalla scoppio della pandemia – arriva in un momento cruciale, e la scelta dell’Italia come prima tappa si inserisce in un disegno geopolitico preciso, sostengono molti analisti.
Il legame storico di Pechino con Roma, citato più volte, assieme alla cooperazione sanitaria durante la pandemia. Ma soprattutto politica commerciale. La difesa del multilateralismo, che trova la sua forza motrice nella cinese ‘Nuova via della seta’. Obiettivo di Pechino, conquistare il consenso dei leader europei su certi temi rimasti in sospeso per il Covid e, «soprattutto, impedire la creazione di un fronte transatlantico unito contro la Cina, in particolare sul 5G».
«Non a caso Wang va nelle cinque capitali cruciali per il settore della telecomunicazione», sottolinea Serena Console sul Manifesto. La proposta tecnologica cinese sul 5G, duramente osteggiata negli Usa e nel Regno Unito. Tutti Stati, con l’eccezione di Oslo, che non hanno ancora chiuso la porta definitivamente a Huawei. E l’Europa diventa il campo di battaglia decisivo per il gigante tecnologico, considerato da Washington un cavallo di Troia dei servizi cinesi, con i riflettori puntati soprattutto sulla Germania.
Berlino ha annunciato che deciderà in autunno. Se alla fine dovesse cedere alle pressioni statunitensi e seguire l’esempio di Londra, impegnata a rimuovere Huawei dalla sua rete 5G entro il 2027, molti Paesi ancora incerti nell’Ue potrebbero accodarsi. Se i cinesi dovessero invece spuntarla, Donald Trump ha promesso ritorsioni, in particolare nella collaborazione di intelligence. Ammesso che dopo novembre ci sia ancora lui alla Casa Bianca e che l’Ue non decida qualcosa in comune.
Viaggio di Wang inseguito da Hong Kong. Ieri, davanti la Farnesina, un coro di voci si è sollevato contro la pressione cinese su Hong Kong. Nathan Law -il dissidente dell’ex colonia britannica autoesiliato a Londra- ha sventolato bandiera e chiesto il sostegno del governo italiano. Perentorio il ministro: la legge sulla sicurezza nazionale è stata scritta per riempire le falle del sistema di Hong Kong «un Paese, due sistemi» e i diritti degli hongkonghesi. Nessun passo indietro e niente interferenze esterne.