Musumeci e il Regno di Sicilia, Garibaldi all’incontrario – Hanno ancora senso le Regioni a Statuto speciale?

Nello Musumeci, governatore della Sicilia improvvisamente mostra i muscoli e sul dramma dei migranti clandestini che attraverso Mediterraneo trovano prima la Sicilia del resto dell’Italia, sfida il governo nazionale proponendo una azione di forza illegittima e che sa benissimo di non poter attuare.

Garibaldi all’incontrario

Bagarre, a voler essere buoni, usando il drammatico problema del primo pezzo di Italia sulla rotta delle migrazioni dal sud del mondo. Il non diffusamente stimato catanese Nello Musumeci, ex MSI, destra neofascista dei tempi di Almirante, europarlamentare di Alleanza Nazionale ed eletto alla presidenza della Regione su spinta di Salvini, dice di non volerla buttare in politica contro il governo e dice bugia. Che forse non sia casuale sollevare questo polverone in vigilia di elezioni regionale in mezza Italia, è legittimo sospetto.

Bugie e mezze verità

Dice la verità quando lamenta l’onere territoriale che grava sulla sua terra, forse non adeguatamente affrontato da Roma che, col Covid e la situazione economica da paura, di problemi ne sta affrontando molti, e non troppo male, ma qui siamo noi nel campo delle opinioni. Come il ritenere la sparata di Musumeci atto politico di provocazione. Il Viminale gli fa notare che le sue disposizioni sono fuori dai poteri d’un presidente di Regione, e che un governatore può comandare qualcosa ai Prefetti. Ma Musumeci con piglio di generale magnanimo, “concede qualche giorno di tempo per ricollocare i migranti e mettere i sigilli a tutti centri di accoglienza della Sicilia”. «Se non lo fa, lo faremo noi». Manda le sue guardie forestali come ai tempi del fu de Lorenzo del piano Solo?

Versione ‘Sicilia contro il continente’

Propaganda, come già detto, ma la partita vera è altra: il ritorno delle utili fobie elettorali sui migranti, dopo l’appannamento da Covid. Anzi, adesso, facendo la somma: migrante porta Covid. Al punto da costringere l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, a denunciare: «Con l’ordinanza si trasmette un messaggio intimamente sbagliato e antropologicamente pericoloso. Intimamente sbagliato, perché si attribuisce ai migranti la responsabilità di una diffusione del contagio che casomai è da attribuire alla mancanza di protocolli e di misure adeguate a tutelare i cittadini dell’Isola e chiunque venga in Sicilia dall’Italia e dall’estero. Antropologicamente pericoloso, perché equipara i poveri agli untori e divide ancora una volta l’umanità in due, inconsapevolmente preparando e non evitando la catastrofe planetaria che verrà da un mondo disunito e disumano».

Destra e le regioni a Statuto Speciale

Di fronte e tante e tali forzature, un quesito che attraversa molti di noi, che pure amano profondamente la Sicilia. Musumeci che cavalca a sproposito l’Autonomia siciliana. Vogliamo un po’ riflettere su quella ormai antica concezione di autonomia? Un tema caro da sempre alla destra storica italiana (adesso sulla storia alcuni sono un po’ debolucci), la critica all’eccesso di regionalismo e soprattutto alla ‘originalità’ delle Regioni a Statuto speciale. Storia, rigorosamente asettica, da testo di diritto costituzionale.

Regioni a statuto speciale per ragioni che appartengono a un’altra epoca, tra rivendicazioni austriache e lotte indipendentiste

Le regioni italiane sono nate con la Costituzione repubblicana il primo gennaio 1948. Le Regioni sono una delle principali innovazioni nella struttura dello Stato introdotte dalla nuova Costituzione ma fino al 1970 non venne eletto alcun consiglio regionale: tranne quelli delle regioni a statuto speciale, che avevano una storia a parte. Le regioni a statuto speciale non vennero decise tutte insieme e sono nate con motivazioni diverse.

La Sicilia separatista ‘americana’

La parziale autonomia della Sicilia sotto amministrazione Alleata dopo lo sbarco nel 1944, venne confermata nel 1946 con un decreto firmato ancora dal Luogotenente del Regno, Umberto, per conto del padre Vittorio Emanuele III. Motivo il forte movimento indipendentista siciliano, che dalla fine delle guerra era stato aiutato e crescere. E il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, arrivò a formare anche piccoli gruppi armati, Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana, l’Evis. Il MIS (attenti agli equivoci con l’MSI) riuscì ad eleggere alcuni deputati all’Assemblea regionale, ma la concessione dell’autonomia arginò il movimento separatista, che si sciolse nel 1951.

Prime regionali 1947

Le prime elezioni dell’Assemblea regionale siciliana avvennero nel lontano aprile del 1947, ma già l’anno prima si erano tenute le elezioni in Valle d’Aosta. Durante i lavori per la Costituzione della Repubblica, si discusse a lungo dei poteri da dare alle regioni a statuto speciale: un grande cambiamento, per uno stato come l’Italia che dalla sua nascita aveva sempre avuto un’impostazione molto centralizzata. I motivi di questa concessione all’autonomia regionale venivano dalle spinte autonomistiche di alcune aree geografiche e soprattutto, come abbiamo visto, della Sicilia.

Le prime quattro ‘Speciali’

Inizialmente le regioni a statuto speciale furono quattro: Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. Il Friuli-Venezia Giulia venne aggiunto solo all’inizio del 1963. Ogni statuto speciale aveva i suoi motivi e la sua storia particolare. In Sardegna, i politici locali che avevano cominciato a parlare di autonomia già alla fine della guerra mondiale, ne ottennero poi una più limitata di quella siciliana. In Trentino-Alto Adige l’autonomia venne concessa anche per le rivendicazioni territoriali austriache il cui governo trattò con quello italiano per le tutele alla minoranza tedesca a compensare l’opera di “italianizzazione” forzata durante il fascismo. Per motivi simili (la tutela della minoranza francese) venne concesso lo statuto speciale anche alla Valle d’Aosta. Nel 1949 le elezioni regionali in Sardegna e in Trentino-Alto Adige. In Friuli-Venezia Giulia le prime elezioni furono nel 1964: qui l’autonomia venne concessa, per il problema di Trieste e per le contese territoriali con la Jugoslavia.

Competenze diverse

Anche le competenze delle diverse regioni a statuto speciale sono diverse, regolate dagli Statuti delle singole regioni approvati dallo Stato con leggi costituzionali. Le più ampie sono quelle della Sicilia, che quindi è la regione “più autonoma” di tutte: ha la cosiddetta «competenza esclusiva» in una ventina di campi tra cui agricoltura, industria, urbanistica, lavori pubblici, turismo e istruzione elementare. In quelle materie, lo Stato centrale non ha potere legislativo e tutte le decisioni sono prese dagli organi regionali. Le regioni a statuto speciale devono comunque applicare le “grandi riforme” statali, e qui gli infiniti contenziosi su ogni ‘grande riforma’.

Distribuzione delle risorse

Ovviamente, alla maggiore autonomia delle cinque regioni si accompagna anche una diversa distribuzione delle risorse. Sicilia: la regione ha autonomia tributaria, cioè trattiene per sé tutte le imposte raccolte nel suo territorio salvo minime eccezioni. Oltre a questo, lo Stato versa annualmente una cifra alla regione per il “fondo di solidarietà nazionale”. Questa cifra integrativa, motivata dal minor reddito medio dei cittadini siciliani, viene contrattata annualmente tra Stato e regione e ammonta ad alcune centinaia di milioni di euro ogni anno.

La destra contro gli Statuti speciali

Negli ultimi anni ci sono state molte prese di posizione contro gli statuti speciali, in particolare nel centrodestra, ritenuti “ingiusti”, troppo costosi e da superare con un ordinamento statale di tipo federale. Certamente, le motivazioni che avevano spinto alla diversa regolamentazione –la spinta indipendentista violenta, le rivendicazioni austriache, la tutela speciale delle minoranze– non esistono più.

Soldi soldi soldi

Le Regioni a statuto speciale, rispetto alle ordinarie, hanno un importante privilegio fiscale per cui possono trattenere quasi tutte le imposte (Irpef e Iva) pagate dai cittadini sul loro territorio. Privilegio non eguale per tutte: la Sicilia trattiene il totale delle imposte, Valle d’Aosta e Trentino i nove decimi, la Sardegna i sette decimi, il Friuli i sei decimi. Quanto faccia in cifre è impressionante. Per la sola Sicilia, l’Irpef vale più di 5 miliardi, mentre per la Sardegna è 2,8 miliardi. Ma il totale delle loro entrate è più alto: 42 miliardi di euro, contro i 125 miliardi delle 15 Regioni ordinarie messe insieme.

Pro capite, super Val d’Aosta

Le entrate pro-capite, ovvero il denaro dei contribuenti che finisce nelle tasche degli abitanti delle Regioni speciali, sono anch’esse variabili in base al numero dei loro abitanti: si va dai 10.500 euro della Valle d’Aosta ai 3.730 della Sicilia. Somme irraggiungibili per le Regioni ordinarie, dove l’entrata regionale pro-capite è in media di 2.500 euro.

Spendi spendi spendi

Quanto alle spese, le Regioni a statuto speciale hanno una grande libertà di azione. La Valle d’Aosta ha una spesa pro-capite (11.720 euro) che supera più di quattro volte quella della Lombardia (2.220 euro). Quella di Trento e Bolzano è superiore di tre volte a quella lombarda, mentre in Sardegna e in Friuli è il doppio. Risultati, da un estremo all’altro: in Trentino e in Valle d’Aosta i soldi della Regione alimentano un welfare di tipo svedese, mentre in Sicilia sembrano costrette mantenere un carrozzone inefficiente.

Tutte in deficit

Sebbene possano trattenere gran parte delle imposte raccolte, le 5 ‘Speciali’ sono tutte in rosso. Il deficit della Valle D’Aosta risulta di appena 617 milioni di euro, quello della Sicilia di quasi 22 miliardi, la Sardegna segna 7 miliardi, le altre due regioni si limitano a rossi di due miliardi ciascuna.

‘Tasso di spreco’

Per gli analisti esiste un ‘tasso di spreco’ calcolabile. In Sicilia questo tasso di spreco è valutato oltre il 50 per cento. Con i servizi pubblici che costano molto e rendono poco, ‘meno della metà di quanto dovrebbero’, è la valutazione.

Dipendenti

A proposito di sprechi, il dato riguardante i dipendenti. La Sicilia ne ha tanti quanti tutte le altre regioni a statuto speciale messe assieme, e nel 2011 sono costati 1,27 miliardi di euro. Nello stesso anno, e per la stessa causa, la Lombardia ha speso 171,5 milioni: l’amministrazione ai lombardi è costata 13 euro a testa, ai siciliani 204.

Appello finale

Onorevole Nello Musumeci, per favore, vorrebbe scendere da cavallo, Garibaldi all’incontrario, e iniziare ad occuparsi seriamente di quanto scritto sopra, numeri e fatti certi?

Tags: Sicilia
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