
La sorpresa – ma pur sempre relativa, visti gli attuali pessimi rapporti tra le due grandi potenze globali – è data dal fatto che, negli Stati Uniti, Alibaba ha avuto un notevole successo, anche se non tale da insidiare i suoi omologhi Usa.
Non a caso l’azienda viene spesso definita come “Amazon cinese”. Nel mercato della Repubblica Popolare ha una posizione di assoluta preminenza, ma la sua penetrazione negli Usa non minaccia affatto la creatura di Jeff Bezos, che continua a essere la maggiore società mondiale di commercio elettronico.
Inoltre Jack Ma, il presidente e fondatore di Alibaba, viene talora considerato il più “americano” dei tanti “tycoon” cinesi. Di nascita umile, si è fatto da solo creando in tempi relativamente brevi un colosso in grado di competere su tutti i mercati.
Un altro fatto curioso lo accomuna a Bezos. Entrambi si dedicano alacremente ad attività filantropiche investendovi somme considerevoli. Si noti per esempio che Jack Ma era stato pubblicamente lodato da Donald Trump perché, in piena pandemia, aveva donato agli Usa un milione di mascherine e mezzo milione di kit per i test del Covid 19.
Cos’è accaduto, dunque, per causare un cambio di atteggiamento così drastico? Si rammenti che negli Stati Uniti sta giungendo al termine la campagna elettorale più “strana” della storia, dove quasi tutto è virtuale e i candidati non possono fare i “bagni di folla” cui erano abituati in precedenza.
Trump ha bisogno di rafforzare sempre più la sua campagna anti-cinese, per dimostrare agli elettori che la minaccia rappresentata dalla Repubblica Popolare è reale.
Alibaba non poteva sfuggire alla tagliola e il Segretario di Stato Pompeo, parlandone, l’ha definita una potenziale minaccia per il popolo americano. Sarebbe poco sicura per i cittadini Usa che usufruiscono dei suoi servizi. L’accusa, ormai abituale, è la possibilità di far conoscere i dati personali dei cittadini americani al governo di Pechino.
Ora si insiste anche sul fatto che Jack Ma ha in tasca la tessera del Partito Comunista Cinese. Peccato che non si tratti affatto di una novità. La tessera suddetta, nella Repubblica Popolare, è indispensabile per avere successo negli affari (e in qualsiasi altro campo)
Jack Ma aveva già “annusato” aria di tempesta quando, l’anno scorso, si quotò a Hong Kong diminuendo la sua presenza a Wall Street. Neppure lui, tuttavia, aveva previsto la stretta di Pechino sulla ex colonia britannica, il che indurrebbe a pensare che la sua vicinanza a Xi Jinping e al suo gruppo dirigente sia più teorica che reale.
E’ fondamentale chiedersi, a questo punto, cosa accadrà ad elezioni Usa concluse. L’eventuale conferma di Trump, che i sondaggi indicano molto improbabile, condurrebbe forse a un ulteriore inasprimento.
Tuttavia anche i democratici hanno assunto negli ultimi tempi posizioni nettamente anti-cinesi. Joe Biden non ha però fornito indicazioni concrete circa ciò che farebbe qualora venisse eletto.
Fa comunque impressione vedere un personaggio popolare negli Usa come Jack Ma diventare improvvisamente vittima della guerra commerciale o, ancor meglio, capro espiatorio scelto proprio per la sua popolarità. Forse le elezioni americane del 3 novembre chiariranno il quadro, ma è meglio non scommetterci.