Lukashenko scorretto o peggio ma Svetlana Tikhanovskaja non ha vinto

Davvero strana la situazione venutasi a creare in Bielorussia dopo le elezioni vinte da Lukashenko con percentuali, per così dire, “bulgare”. Il dittatore avrebbe ottenuto oltre l’80% dei voti, mentre la sua unica oppositrice viene accreditata al massimo di un 10-12%.
Viste le condizioni si tratta di un risultato ottimo e pure inatteso. Non sufficiente, tuttavia, per attribuirsi addirittura la vittoria come ha fatto la candidata dell’opposizione, e come continuano a fare i dimostranti scesi nelle piazze di Minsk e altre città.

Una vera opposizione da costruire

Svetlana Tikhanovskaja, moglie dell’attivista e blogger Sergei Tichanovsky che, dopo essersi candidato alla presidenza, è stato arrestato il 29 maggio e rinchiuso in prigione, si è presentata secondo la sua esplicita ammissione solo per sostituire il marito.
Non ha alcuna esperienza politica né possiede delle particolari competenze in materia. Si è limitata a invocare democrazia e trasparenza – il che non è poco – ma non ha detto alcunché di significativo a parte tali dichiarazioni di principio.
Poco dopo il voto si è rifugiata in Lituania, pare per sfuggire alle minacce che la polizia avrebbe rivolto a lei e alla sua famiglia. Il risultato è che le manifestazioni di protesta sono proseguite, ma senza un leader in grado si incanalarle e di sfruttare.

26 anni di Lukashenko e di ‘non politica’

Del resto è stata lei stessa a negare di possedere qualità di leadership, e le scarse informazioni trapelate dicono ben poco anche circa le qualità di leader del marito imprigionato.
In una situazione come questa Lukashenko, “ultimo dittatore comunista d’Europa”, come talora viene definito, può aver buon gioco a contenere la protesta. Da quanto risulta, a parte pochi episodi, polizia ed esercito continuano a supportare il leader.
Occorre inoltre rammentare che la Bielorussia non è l’Ucraina (e neppure la Georgia). Il sentimento anti-russo esiste ma in maniera piuttosto blanda. L’affinità linguistica con la Russia è notevole, al punto che il 70% della popolazione usa il russo (e non il bielorusso) come prima lingua.

La Bielorussia non è la vecchia Ucraina

La situazione economica del Paese, inoltre, pur non florida, non è tale da scatenare rivolte per la carenza di cibo o altro. Né pare che s Svetlana Tikhanovskaja abbia presentato un programma di governo serio e ben argomentato.
L’unico obiettivo era sbarazzarsi del dittatore che è al potere dal lontano 1994, senza soluzione di continuità, dopo aver mosso i suoi primi passi politici nella ex Unione Sovietica. Nessuna indicazione, invece, su cosa accadrebbe dopo la caduta di Lukashenko, che dal canto suo non ha mai pensato seriamente alla sua successione.
E’ ovvio che i molti Paesi interessati alla sorte di questa nazione collocata strategicamente al centro dell’Europa orientale seguano le cronache con molta attenzione. In primo luogo Putin desidera evitare un’ulteriore espansione della Nato a oriente, visto che esiste tuttora una sorta di “patto di cooperazione” stretta tra Mosca e Minsk.

Minacce dalla Polonia targata Nato-Ue

Opposti invece gli interessi di Stati Uniti (soprattutto) e Unione Europea, che la continuazione di tale espansione desiderano. In primo piano c’è la Polonia nazional-conservatrice di Duda e Kaczynski, che con la Bielorussia ha pure contenziosi territoriali dovuti agli spostamenti dei confini alla fine della seconda guerra mondiale.
In ogni caso pare chiaro che Lukashenko, pur avendo in molti casi barato, non ha affatto perduto le elezioni, e altrettanto chiaro è che Tikhanovskaja non le ha vinte. Per modificare la situazione, senza proclamazioni di vittoria infondate, ci vorrebbero nuove elezioni monitorate attentamente da organizzazioni internazionali. Un richiesta che sicuramente Lukashenko non accoglierebbe.

Tags: Bielorussia
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