Il movimento Hezbollah nega ogni responsabilità: ‘non avevamo depositi di armi al porto’. Inchiesta nazionale affidata all’esercito ‘unica istituzione del paese su cui c’è piena fiducia…’. E il presidente Michel Aoun ha respinto le richieste di un’inchiesta internazionale avanzate da varie parti, compreso il presidente francese Macron durante la visita in Libano.
Beirut. Ottantamila bambini sfollati, Unicef e Caritas chiedono aiuti. Migliaia le famiglie in una situazione disperata. Il Fondo per l’infanzia dice di aver bisogno di quasi 4,4 milioni di dollari.
Nessun deposito di armi nel porto
Il leader degli Hezbollah libanesi, Hassan Nasrallah, parla sulla tv al Manar del movimento sciita libanese per smentire qualsiasi coinvolgimento nella disastrosa esplosione. Nessun depositi d’armi nella zona del porto. Armi che avrebbero aggravato l’esito della prima esplosione, provocata comunque da quella enorme quantità di nitrato d’ammonio conservata irresponsabilmente nel porto dal 2013. «Beirut è di tutti i libanesi, al di là delle diverse appartenenze comunitarie», ricordando che il movimento sciita è intervenuto subito dopo l’esplosione di martedì in soccorso delle vittime, lanciando appelli per donare sangue, e inviato volontari e soccorritori.
Inchiesta aperta senza strumentalità
Sulla tragedia, «Una inchiesta trasparente, giusta, indipendente», e nella sfiducia generalmente diffusa sulle istituzioni libanesi (la magistratura che ha bloccato per sette anni sulla bomba in città, ad esempio), l’inchiesta sia condotta dall’esercito, «l’unica istituzione del paese su cui c’è piena fiducia». Su questa posizione anche il presidente Michel Aoun, che ha respinto le richieste di un’inchiesta internazionale sulle esplosioni di martedì a Beirut, avanzate da varie parti, compreso il presidente francese Macron durante la sua visita tra le macerie.
Negligenza di casa o aggressione esterna?
Tutte le ipotesi di ’innesco’ all’esplosione, restano aperte, dichiara il presidente. «Il caso, una distrazione sul lavoro, o un’aggressione esterna, con l’ausilio di un missile, di una bomba o di un altro mezzo». E Aoun ha chiesto al presidente francese, -inchiesta solo libanese- ma aiuterebbero di le immagini satellitari dei momenti delle esplosioni. Non solo quelle francesi.
Il nitrato d’ammonio «dimenticato»
Intanto documenti dimostrano che diverse autorità libanesi, tra le quali il ministero della Giustizia e almeno un magistrato, erano stati informati della presenza nel porto di Beirut delle 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. Per il sito della Cnn, «Responsabili delle dogane inviarono ripetuti allarmi ad un giudice in merito al carico pericoloso. Ma il giudice, che –dicono- ‘non può essere identificato per ragioni legali’ (?), rispose a più riprese che la nave e il suo carico dovevano rimanere della giurisdizione della Corte». Peccato che in carcere è finito il capo delle dogane e non quel magistrato irresponsabile.
Ottantamila bambini sfollati, Unicef e Caritas chiedono aiuti
Migliaia le famiglie in una situazione disperata. Il Fondo per l’infanzia dice di aver bisogno di quasi 4,4 milioni di dollari. Secondo l’Unicef inoltre ci sarebbero circa 80.000 bambini sfollati, mentre migliaia sono le famiglie che si trovano in una situazione disperata e bisognose di aiuto. Il Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite esprime preoccupazione per il fatto che “molti bambini hanno subito traumi e rimangono sotto shock” e si è già mobilitato, ventiquattro ore su ventiquattro, per garantire acqua e viveri e assistenza sanitaria. Numerose le segnalazioni di bambini che sono stati separati dalla famiglia, alcuni dei quali risultano ancora dispersi.
Per poter rispondere a queste “enormi necessità”, l’Unicef riferisce di aver bisogno di quasi 4,4 milioni.