75 anni dopo Hiroshima -Adesso le bombe atomiche operative sono 13.410

Il 6 agosto del 1945 veniva sganciata sulla città giapponese di Hiroshima la prima bomba atomica, seguita da un’altra su Nagasaki pochi giorni dopo. Le centinaia di migliaia di persone uccise all’istante, più quelle morte successivamente e i danni biologici subiti dai sopravvissuti, non sembrano aver insegnato nulla, dato che armi nucleari e vettori sempre più veloci e precisi sono in dotazione al cosiddetto club nucleare (USA, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan, Corea del Nord).

Federation of Atomic Scientists

Secondo la Federation of Atomic Scientists, la FAS, sono 13.410 le testate nucleare negli arsenali di questi stati e 3.870 (per lo più in mano statunitense e russa) sono pienamente operative, mentre altre migliaia sono negli arsenali in riserva, molte delle quali utilizzabili in un eventuale conflitto mondiale.

Le dottrine nucleari della Casa Bianca (Nuclear Posture Review, 2018) e del Cremlino (“Fondamenti della politica statale della Federazione russa nell’area della deterrenza nucleare”, giugno 2020), in particolare ne prevedono di fatto un utilizzo anche come primo colpo e la modernizzazione delle testate e dei vettori (aerei e missili) in atto, abbassa ulteriormente la soglia tra guerra convenzionale e guerra nucleare.

Le nuove B61-12 Usa

La prossima dislocazione delle bombe B61-12 sul suolo europeo (compresa quello italiano) rende il Vecchio Continente teatro primario di un eventuale conflitto di tipo nucleare e l’attuale assenza di trattative significative tra le due superpotenze ne aumenta il rischio.

Il Trattato di Non Proliferazione nucleare TNP, firmato nel 1968 e entrato in vigore nel 1970, prevedeva il disarmo, la non-proliferazione e l’uso dell’energia nucleare a fini pacifici, ma a distanza di 50 anni esso non ha raggiunto pienamente i suoi obiettivi, come dimostrano i dati citati prima

Proibizione armi nucleari il sogno

La lentezza di tale processo ha portato nel 2017 l’Assemblea generale dell’ONU ad approvare a larga maggioranza (122 paesi) il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, non ancora entrato in vigore in attesa della ratifica da parte di almeno 50 stati. Gli stati del cosiddetto club nucleare e i loro alleati (compresa, purtroppo, l’Italia) non lo hanno, però, firmato rendendolo inefficace dal punto di vista operativo, ma ne rimane la valenza politica in quanto segno della volontà pacifica della maggioranza dei popoli della Terra.

75 anni dopo Hiroshima

«Nel 75° anniversario del bombardamento di Hiroshima, – scrive Maurizio Simoncelli dell’Irad, l’istituto ricerca internazionali ARCHIVIO DISARMO-, sarebbe opportuno che le forze politiche, il Parlamento e il Governo in carica dessero un segnale di speranza nel cercare una nuova via nei rapporti internazionali, non basandosi più sulle logiche delle armi di distruzione di massa».

IMMAGINI E MEMORIA

https://www.youtube.com/watch?v=RELLHlCCSMI

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