
Le dottrine nucleari della Casa Bianca (Nuclear Posture Review, 2018) e del Cremlino (“Fondamenti della politica statale della Federazione russa nell’area della deterrenza nucleare”, giugno 2020), in particolare ne prevedono di fatto un utilizzo anche come primo colpo e la modernizzazione delle testate e dei vettori (aerei e missili) in atto, abbassa ulteriormente la soglia tra guerra convenzionale e guerra nucleare.
La prossima dislocazione delle bombe B61-12 sul suolo europeo (compresa quello italiano) rende il Vecchio Continente teatro primario di un eventuale conflitto di tipo nucleare e l’attuale assenza di trattative significative tra le due superpotenze ne aumenta il rischio.
Il Trattato di Non Proliferazione nucleare TNP, firmato nel 1968 e entrato in vigore nel 1970, prevedeva il disarmo, la non-proliferazione e l’uso dell’energia nucleare a fini pacifici, ma a distanza di 50 anni esso non ha raggiunto pienamente i suoi obiettivi, come dimostrano i dati citati prima
La lentezza di tale processo ha portato nel 2017 l’Assemblea generale dell’ONU ad approvare a larga maggioranza (122 paesi) il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, non ancora entrato in vigore in attesa della ratifica da parte di almeno 50 stati. Gli stati del cosiddetto club nucleare e i loro alleati (compresa, purtroppo, l’Italia) non lo hanno, però, firmato rendendolo inefficace dal punto di vista operativo, ma ne rimane la valenza politica in quanto segno della volontà pacifica della maggioranza dei popoli della Terra.