Coronavirus versione estiva. Chi lo dà clinicamente estinto. Chi ne sottolinea la ridotta carica virale. Questione di tempi e di luoghi. Certo in Italia ne muoiono sempre troppi, ma relativamente pochi, che le dita di una mano bastano per il conteggio quotidiano. Durerà nel tempo futuro?
E quanto ai luoghi, ne resteremo al di fuori? In effetti, basta guardare poco distante da noi. Contagi in ripresa, ad occidente come ad oriente. Meno al sud, ma siccome è di lì che sbarcano i profughi è il timore dell’uomo nero a prevalere. Pure il premier ora garantisce lotta dura e rimpatri.
Profughi untori inganno di certa politica
Pericolo reale? Quanto meno pericolo sventabile più facilmente di altri. Il profugo lo testi subito a tappeto quando arriva, se non sei così fesso di farlo approdare coi barchini. Dopo di che, tracciare i suoi rapporti è un giochetto. Chi vuoi che abbia contattato durante la traversata? Infine trattarlo nel malaugurato caso che….? I porti di arrivo sono circondati da aree interne perfettamente idonee per l’isolamento. Insomma, qualcuno potrà pure scappare, ma finora, anche quando gli infetti non mancavano, si è riusciti a circoscriverli con una certa facilità.
Peraltro, se vogliamo guardare un po’ più per il sottile, potrebbe sembrare che i pericoli maggiori possano derivare da rientri dall’estero più regolari, magari in pullman, che sono di più difficile intercettazione.
Il vero problema è la provenienza.
A dispetto della sua diagnosticata estinzione clinica in terra italiana, l’epidemia procede a singhiozzo e a saltelli fuori dai confini e non è detto che non possa rientrare.
Sono iniziati i blocchi e in qualche caso si sono registrate sorprese. Stop agli arrivi dei voli dalla Moldova, di cui la maggior parte degli italiani ignora pure il nome della capitale. Benvenuti i britannici, con un premier reduce illustre dal covid. Sugli Usa qualche controllo ma non esageriamo perché ci sono differenze tra gli stati e “non bisogna fare di tutte le erbe un fascio”, parola di viceministro (beato lui).
Insomma, chi contagia chi?
Non ci resta che guardare da quali luoghi possano venire i pericoli maggiori.
Ci vuole una mappa aggiornata, paesi fino a ieri virus free vengono descritti come recenti serbatoi di infezione allo stato nascente ma in piena espansione. Seconda ondata? Non precisamente o comunque non sempre. Stiamo parlando di nazioni che la prima, spesse volte, non l’hanno mai avuta e nelle quali l’epidemia è esplosa di punto in bianco, dopo mesi a contare gli infetti con numerini di ordinaria amministrazione.
Quali le novità più rilevanti? Passiamo in rassegna i continenti.
- Europa: al di là delle arcinote Francia e Spagna, emettono segnali drammatici Romania e Ucraina. Basti pensare che la prima (dimensione Lombardia) denuncia ufficialmente oltre 1000 contagi al giorno. E sappiamo che le cifre ufficiali andrebbero moltiplicate almeno per sei.
- Asia: da qualche giorno si è fatta esplosiva la situazione nelle un tempo tranquille Filippine. Va bene che gli abitanti superano i 100 milioni, ma nell’ultimo mese i contagi hanno superato i 2000 casi al giorno e negli ultimi giorni si è arrivati a più del doppio. Lockdown categorico. Soprattutto il divieto di uscire di casa si sta facendo imperativo per gli over 60.
- America latina: difficile trovare qualche dramma “nuovo” in un continente già stracolmo di infezioni, che contiene una nazione come il Brasile seconda al mondo solo agli Usa come numero di malati. Pure anche lì una novità negativa a dimostrare che al peggio non c’è limite. La Colombia: 50 milioni di abitanti che ogni giorno si ritrovano 10mila casi di covid in più. Un tempo di duplicazione dei casi inferiore ai 20 giorni. E pensare che agli inizi pareva che il contagio potesse rimanere contenuto. Qui davvero si può parlare di seconda ondata che tutto travolge.
Come mai in questi paesi e non altrove?
Per ora solamente ipotesi, ma qualche segno in comune, tutto da approfondire, ci sorprende. Romania, Ucraina, Filippine. E poi quel riferimento iniziale al pericolo di provenienza Moldavia.
Chiamateli stereotipi, ma come si fa a nascondere che le parole che legano questi luoghi nel nostro immaginario sono quelle che riconducono all’esercito del personale di cura che puntella la baracca traballante del nostro welfare. Colf, badantato, assistenza e cura degli anziani.
Ci stavamo dimenticando che la Colombia non vede l’Italia come terra privilegiata di approdo. Già, ma ad assorbire mano d’opera nel settore, qui nell’Europa dei relativamente ricchi, mica ci siamo solo noi. E la Spagna è un paese che dalla Colombia riceve risorse umane come nessun altro.
Nuova ondata Covid nei Paesi della ‘manodopera’
Riassumendo. Pare si possa stabilire un legame tra paesi con una recente nuova ondata di covid e luoghi di reclutamento di mano d’opera per lavori di cura. Chiamiamola ipotesi, per il momento, ma comunque un’ipotesi più che lecita da formulare. Ma in che senso, o meglio in che direzione? Perché, parliamoci chiaro, stiamo descrivendo un fenomeno pandemico che si sta sviluppando in altri paesi DOPO che era esploso a casa nostra.
Inoltre ha iniziato a delinearsi dopo che la Ue aveva concluso una pesante fase di lockdown. Quando cioè gli immigrati perfettamente in regola di quei paesi, fino a quel momento bloccati presso di noi, hanno cominciato a poter programmare un ritorno in patria per riabbracciare i propri cari.
Quei pericolosi ritorni da casa nostra
Vuoi vedere che molti di loro, reduci da una convivenza ravvicinata con le persone vulnerabili di Italia e magari di Spagna, se ne sono partiti col covid in corpo. Vuoi vedere che i focolai nati in quei paesi a qualche settimana di distanza portano anche l’imprinting del made in Italy o di nazione contigua?
Vuoi vedere che alla resa dei conti, se volessimo proprio usare quel termine, repellente e maleodorante di xenofobia, i veri “untori” saremmo noi?