
Sarà la Russia il primo paese a produrre e distribuire a livello di massa un vaccino per Covid-19. L’annuncio dal Cremlino e sembra sia verità e non propaganda. «Per Putin un primato dalle molte ricadute, propagandistiche, d’immagine e commerciali». Il vaccino, scrive da Mosca Yurii Colombo sul Manifesto, è stato sviluppato dagli scienziati del Centro di ricerca nazionale di epidemiologia e microbiologia «N.F. Gamaleya».
«IL PRIMO VACCINO contro il coronavirus ha completato i test clinici, ora è in preparazione un pacchetto di documenti per la procedura di registrazione», ha affermato sabato in conferenza stampa il ministro della Salute Michail Murashko. Ieri la conferma: il 10 agosto il vaccino sarà registrato ufficialmente.
La vaccinazione di massa, secondo il ministro, inizierà in ottobre, primi gli individui a rischio: i medici, gli insegnanti e coloro che sono costantemente a contatto con grandi gruppi di persone. E le vaccinazioni saranno gratuite. Il primo vaccino anti-coronavirus era stato sviluppato a metà luglio dagli scienziati dell’Istituto Gamaleya insieme al ministero della Difesa, dopo aver completato con successo i test sui volontari in un ospedale militare.
«Al momento della dimissione, tutti i volontari senza eccezione, dopo aver assunto l’antidoto, si sono sentiti bene. Pertanto, il primo vaccino nazionale contro la nuova infezione da coronavirus è pronto» aveva sostenuto il primo vice ministro della Difesa Ruslan Tsalikov.
Secondo gli studiosi, sarebbe un cosiddetto «vaccino vettoriale», di cui aspettiamo un spiegazione che sia comprensibile e tutti. Kommersant sostiene che la scoperta del vaccino è frutto di una ricerca “made in Russia” totalmente finanziato da organi statali. «Concorrenza sleale» per i dirigenti dell’azienda russa R-Pharm, che aveva un accordo con il colosso farmaceutico britannico-svedese AstraZeneca sul vaccino in fase di sviluppo all’Università di Oxford. Che però sarà pronto per produzione e distribuzione di massa solo nei primi mesi del 2021.
Gli scienziati russi sostengono di aver sviluppato velocemente il vaccino, perché si tratta della versione modificata di una già preesistente, creata per combattere altre malattie. Un approccio assunto anche da altri Paesi e società impegnate nella ricerca.
L’annuncio di Mosca ha provocato molte perplessità negli Stati Uniti e in Europa. Il dubbio che gli studi clinici russi possano essere stati inaccurati nel tentativo di tagliare il traguardo per primi è stato espresso apertamente venerdì scorso, durante l’audizione al Congresso Usa, da Anthony Fauci.
«Per ora sono solo dichiarazioni mentre, non c’è alcuna pubblicazione su questo vaccino che abbia ricevuto una revisione dalla comunità scientifica. L’approvazione richiede un parere di un’agenzia regolatoria che viene rilasciato dopo uno studio di efficacia (la Fase 3)», dichiara sul Corriere della Sera Sergio Abrignani, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano. «Se hanno deciso che questo è il loro vaccino e ne producono milioni di dosi da somministrare, lo possono fare: si chiama “sperimentazione umana”. Nel mondo occidentale con le nostre agenzie regolatorie non può succedere».
Sospetti a parte, «Già essere arrivati a iniziare una Fase 3 (vaccini in sperimentazione) dopo meno di 7 mesi dalla pubblicazione della sequenza virale è un risultato che non ci saremmo mai aspettati. La pandemia ha cambiato tutte le regole, in questo caso in meglio».
Ed ecco pronta la prossima battaglia politico commerciale planetaria a colpi di vaccino, modello G5 Huawei, ma questa sulla pelle di tutti noi.