Contagi Covid 16 milioni nel mondo, sotto controllo in Italia ma non nel resto d’Europa
Il bilancio dei casi di coronavirus a livello globale ha superato questa mattina la soglia dei 16 milioni. Il coronavirus è tornato con forza in Spagna con quasi duemila casi al giorno. A preoccupare sono anche Romania (mille casi al giorno), Ucraina (800) e Polonia (400). Nella foto, giovani nella serata di Barcellona
Nel mondo 16 milioni di casi e Kim ne ammette uno
Il bilancio dei casi di coronavirus a livello globale ha superato questa mattina i 16 milioni con 644.528 morti. Dall’inizio della pandemia sono guarite 9 milioni e 262.520 persone. Escalation: superata quota 284.000 di nuovo contagi giornalieri per il secondo giorno consecutivo. Ieri, l’Oms ha rilevato 6.270 decessi a livello mondiale rispetto ai 9.753 di venerdì, che avevano segnato il livello più alto dal tre maggio scorso. Sempre ieri il leader nordcoreano ha attivato un sistema di allerta massima dopo la scoperta di un presunto ‘primo caso sospetto’.
Italia, poco ma non pochissimo, sopratutto a nord
Nelle ultime 24 ore 275 nuovi casi positivi e 5 decessi di Covid in Italia. Le regioni col maggior numero di tamponi positivi sono la Lombardia con 79 casi, l’Emilia-Romagna con 48 e il Veneto con 31. Le tre delle regioni , secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno l’Indice di riproduzione (Rt) superiore ai 1, la soglia che segnala l’accelerazione del contagio. «L’aumento dei casi segnalati si spiega anche con un’attività diagnostica ancora sostenuta, con una media di oltre 45 mila tamponi ogni giorno. I casi rilevati sono meno preoccupanti dal punto di vista clinico. I pazienti ricoverati in terapia intensiva continuano infatti a diminuire: ieri erano 41, un terzo dei quali in Lombardia», segnala sul Manifesto Andrea Capocci.
Ora ci si ammala più giovani
L’età media dei casi positivi è scesa a 40 anni, un’età in cui lo sviluppo di sintomi gravi è più raro. Nel complesso, la ripresa dell’epidemia attesa dagli epidemiologi dopo il lockdown non si è verificata. Il risultato è dovuto, oltre che al distanziamento sociale e alle mascherine, all’efficacia dell’azione di prevenzione: le famose tre T di «test, tracciamento e terapie» raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Istituto superiore di sanità
Secondo i dati dell’Iss, attualmente in Italia un quarto dei casi viene diagnosticato attraverso le attività di ‘contact tracing’ (la traccia dei contatti), il 44% grazie all’attività di screening e i test sierologici, e solo il 30% attraverso i sintomi. Il sistema diagnostico è diventato più efficiente e tra sintomi e test oggi trascorre in media solo un giorno. A fine marzo, in pieno ‘tsunami Covid’, ce ne volevano sei.
Nel resto d’Europa decisamente peggio
Parte orientale del continente: in Russia negli ultimi sette giorni la media è di circa seimila nuovi casi giornalieri. Tra gli stati orientali più colpiti anche Romania (mille casi al giorno), Ucraina (800) e Polonia (400), ma con situazioni epidemiologiche assai diverse. Russia, Ucraina e Polonia sono ancora alle prese con la prima ondata.
In Romania invece, il contagio che aveva toccato un massimo a metà aprile, sembrava sotto controllo a giugno, ma ora il numero di nuovi casi è triplicato rispetto al primo picco e continua a salire. Di qui la decisione del ministro Speranza di sottoporre a quarantena chi arriva dalla Romania.
A ovest il contagio era stato domato quasi ovunque, ma ora è tornato pesantemente in Spagna con quasi duemila casi al giorno, anche se al di sotto dei 7500 del picco di fine marzo. Anche in Francia (con quasi mille casi al giorno) e in Germania (cinquecento) si registra una tendenza al rialzo.
L’indice di riproduzione R è risalito in tutti e tre i paesi a 1,25. Dai dati della Santé Publique France, l’agenzia di salute pubblica francese, si rileva l’aumento del numero di pazienti testati in ritardo, «cioè 5-7 giorni dopo la comparsa dei sintomi».
Ne’ presunte mutazioni ne’ stagionalità, ma solo maggiore o minore efficacia di controlli e prevenzione.