La Turchia padrona in Libia vuole il petrolio in acque greche e l’egemonia nel Mediterraneo Orientale

Alta tensione per la missione navale turca di esplorazione energetica, frutto dell’accordo con Tripoli con cui si sarebbero spartite a modo loro le acque del Mediterraneo. Atene: ‘Pronti a difenderci’. Il progetto di Erdoğan per l’egemonia nel Mediterraneo prosegue. ‘L’Europa arranca’, denuncia Giulia Belardelli sull’HuffPost. «Il dossier Libia, per l’Italia è la sfida più urgente», ribadisce Michele Valensise.

Turchia si esibisce in acque greche

Martedì Ankara ha inviato la nave Oruc Reis a effettuare ricerche idrografiche (e a mostrarsi) nelle acque dell’isola greca di Kastellorizo. Atene ha invitato Ankara a «cessare immediatamente le sue azioni illegali che “violano la sua sovranità e minacciano la pace e la sicurezza della regione». Al centro di tutto c’è sempre la Libia, la èparte di Tripoli, e lo scambio tra appoggio militare turco e la definizione di una “zona economica esclusiva” tra il mare dei due Paesi che se la spartiscono a modo loro, con una vasta porzione dell’arcipelago greco, compresi i tratti di mare a ovest di Creta e Rodi, parte della zona economica esclusiva greca.

Amici, nemici, opportunismi e rischi

L’Unione Europea si è limitata a esprimere “grande preoccupazione” per un accordo che considera illegale. Gli Usa, si adeguano alle vicinanze personali tra Trump ed Erdoğan, e firmano un accordo di collaborazione tra i ministeri della Difesa e le intelligence dei due Paesi, cecando di mettere lo zampino  sul futuro della Libia. Ma lo stesso giorno in cui la Oruc Reis entrava nelle acque greche, dove intende restare fino al 2 agosto, due F-16 turchi hanno sorvolato le isole di Strongyli e Megisti a un’altezza di 3.800 metri. Le tensioni si aggiungono a quelle, mai sopite, su Cipro in parte occupata, le cui acque territoriali Erdogan rivendica per intero.

Nel silenzio europeo solo Parigi reagisce

«Per ora, l’unica capitale europea a essersi espressa con fermezza al fianco di Atene è Parigi, i cui rapporti con Ankara sono particolarmente negativi a causa dell’azione militare turca in Libia a sostegno del governo di Tripoli guidato da Fayez al-Sarraj», annota Giulia Belardelli, dall’osservatorio europeo sull’HuffPost.  «Piena solidarietà della Francia a Cipro ma anche alla Grecia di fronte alle violazioni della loro sovranità da parte della Turchia. Non è accettabile che l’area marittima di uno Stato membro della nostra Unione sia violato o minacciato. I responsabili devono essere sanzionati», ha dichiarato il presidente francese col collega cipriota in visita.

Mediterraneo Orientale Turchia Russia

«Nel Mediterraneo Orientale, le questioni energetiche e di sicurezza nelle lotte di potere, in particolare tra Turchia e Russia, e contro le quali l’Unione europea pesa ancora troppo poco», ha aggiunto Macron, che ha invocato sanzioni Ue. Silenzio europeo, la denuncia francese. E quello italiano ancora peggio. «Ora riprendiamo il dossier Libia, per l’Italia è la sfida più urgente», prova a dire diplomaticamente Michele Valensise. Che su Turchia Russia è molto chiaro: «Due attori di peso che hanno occupato la scena, con l’impiego spregiudicato di uomini e mezzi militari in appoggio a Sarraj e Haftar, ma con una certa attenzione per limitare l’attrito tra Ankara e Mosca».

Il peggior scenario possibile

«La comunicazione tra Erdogan e Putin non si è mai interrotta ed è chiara la volontà di ciascuno dei due di consolidare la propria influenza, in Tripolitania e Cirenaica. Se poi questo preludesse a una vera e propria partizione della Libia, per italiani ed europei rimarrebbe la delusione di veder realizzato il peggiore scenario possibile». Ad esempio il coinvolgimento militare anche dell’Egitto. Ma Valensise ragiona di politica.

«La tensione potrebbe sfuggire di mano e aprire un nuovo fronte di guerra, anche se Turchia, Russia ed Egitto, più che a una nuova escalation militare che rischia di coinvolgerli direttamente, sembrano interessati a far valere il loro nuovo posizionamento nel Mediterraneo, acquisito grazie alla debolezza europea e al disimpegno americano».

«Raggiunta l’intesa sul Recovery Fund, un nuovo colpo d’ala di Bruxelles sul versante della politica estera farebbe bene all’Europa, oltre che a noi. La sfida più urgente è la Libia».

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