Recovery Fund, l’accordo che tiene assieme una difficile Europa
I leader europei hanno raggiunto un accordo sul Recovery Fund ed il Bilancio Ue 2021-2027 al termine di un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi. I «frugali» incassano forti sconti e un controllo «light» ma danno il via libera al «Recovery fund»
Ore 5,32 di questa mattina
21 luglio 2020 BRUXELLES – I leader europei impegnati in duri negoziati da venerdì scorso, alle 5,32 del mattino, dopo l’ennesima notte di trattative, approvano per acclamazione e applauso finale il testo di un vertice combattuto fino all’ultimo e risolto sul filo di lana nell’ennesimo incontro sulle riforme tra Conte e Rutte, guidati da Merkel e Macron. Nasce il piano straordinario da 750 miliardi per salvare dal tracollo finanziario i paesi più colpiti dal Covid.
Conte: con 209 miliardi l’Italia può ripartire con forza
“Avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre”, le parole del premier Giuseppe Conte. “Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo – ha continuato -. Abbiamo conseguito questo risultato tutelando la dignità del nostro Paese e l’autonomia delle istituzioni comunitarie”
L’Europa salva, ma all’ultimo respiro
Dopo tanta paura, forse un po’ troppa euforia. Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: «Ce l’abbiamo fatta, l’Europa è forte ed unita». «E’ un giorno storico per l’Europa», commenta il presidente francese, Emmanuel Macron. Più realistica la considerazione italiana di partenza, «senza accordo perdiamo tutti». Abbiamo rischiato sino all’ultimo di perdere tutti.
I primi conti in tasca
La proposta salva i 750 miliardi del Recovery, anche se, dei 500 miliardi a fondo perso, 110 si trasformano in prestiti su spinta dei “frugali”, che ottengono anche un aumento dei loro ‘rebates’, gli sconti ai versamenti al Bilancio comune 2021-2027. L’equilibrio finale del Recovery è dunque di 390 miliardi di sovvenzioni da non rimborsare e 360 miliardi di prestiti.
L’Italia limita i danni e perde 3,8 miliardi di aiuti diretti, con l’asticella a 81,4. Guadagna invece 38 miliardi di prestiti, nella nuova versione pari a 127 miliardi. Sommando le due voci, dei 750 miliardi europei 208 andrebbero al nostro Paese, confermato primo beneficiario del Fondo davanti alla Spagna.
I soldi degli Eurobond inizieranno ad arrivare nel secondo trimestre del 2021, ma all’ultimo i leader hanno deciso che potranno essere usati retroattivamente anche per coprire le misure prese dal febbraio 2020, purché compatibili con gli obiettivi del Recovery.
Piano nazionale di riforme in Commissione
Italia Olanda sull’uso dei finanziamenti. Il duro olandese Mark Rutte, che chiedeva un diritto di veto per costringere Roma alle riforme più impopolari in cambio dei fondi. Piano nazionale di riforme, precondizione per accedere al Recovery, e la Commissione deciderà entro due mesi se promuoverlo in base al rispetto delle raccomandazioni Ue 2019-2020: per l’Italia riforme di pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità. Su richiesta di Rutte, contrastata invano da Conte, il giudizio di Bruxelles sarà però votato anche dai ministri a maggioranza qualificata: un gruppo di paesi che rappresenta il 35% della popolazione potrebbe bloccarlo, anche se i “piccoli” nordici per riuscirci dovrebbero trovare l’appoggio di un partner medio-grande.
‘Freno d’emergenza’
Rutte è inoltre riuscito a imporre un “Super freno d’emergenza” per i successivi esborsi dei soldi, condizionati alla verifica degli obiettivi intermedi del Piano di riforme nazionale. Significa che le singole decisioni sui pagamenti della Commissione dovranno essere confermate dai ministeri delle Finanze della zona euro «per consenso»: qualcosa meno di un diritto di veto. Niente vincolo di unanimità, la vera vittoria di Conte, e il processo potrà durare al massimo tre mesi, al termine dei quali sarà la Commissione ad avere l’ultima parola sui fondi.
Ue vigile ma non sceriffo
Merkel e Macron hanno contrastato la richiesta di veto olandese, giudicata illegale, ma certamente contenti di poter controllare che l’Italia non sprechi i fondi. La coppia franco-tedesca ha invece difeso Conte dal taglio dei soldi, con gli stessi nordici che hanno lottato contro i sussidi per ragioni mediatiche e politiche interne ai loro paesi, ma non hanno mai cercato di intaccare l’assegno per l’Italia.