
Erdogan ormai va a letto facendo i sogni di Solimano il Magnifico. Altro che mendicare l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea! Oggi il padre padrone della Sublime Porta pensa in grande e “vede” per il suo Paese, un ruolo di cerniera che dal Mediterraneo porta fino all’Asia Centrale. Un Paese che fa parte della Nato, ma che è pronto a sedersi a tavolino con tutti e a fare patti con chiunque, specie con quelli che pagano meglio, in termini tattici e soprattutto strategici. “Mamma li turchi” si diceva una volta e “mamma li turchi” faremmo bene a dire pure oggi considerato che il potente alleato ci sta scappando di mano come un’anguilla.
Quindi, occhio e attenzione ad aggiustare le nostre politiche estere cercando di salvare il salvabile, perché Erdogan non fa sconti.
E infatti per ora la Turchia approfitta delle debolezze altrui per partire al contrattacco diplomatico e colmare i vuoti che gli altri lasciano: pigliate la Libia. Dove l’Italia ha fatto una politica estera da zero tagliato e stendiamo un velo pietoso su strategie, motivazioni e protagonisti. Dunque, la Turchia è stata lesta a toglierci da sotto le terga tutto quello che poteva: poltrone, divani, sedie e pure strapuntini. E Di Maio, che non se ne era accorto, quando ha cercato di sedersi si è ammaccato pure il fondo schiena. Punto. In pratica, Erdogan ha approfittato della nostra palese incapacità di fare politica estera per saltarci addosso e mangiarci in quattro bocconi. Ora dalle parti di Tripoli comanda lui e l’Italia è dietro la lavagna.
Per suonare la campanella a scuola bisogna mettersi d’accordo con Erdogan e la stessa cosa per trattare col Ras della Cirenaica Haftar. Ankara ha piazzato aerei, soldatini, marina e naturalmente ha avanzato subito pretese di tipo energetico alla faccia di tutte le precedenti prospezioni effettuate e intese diplomatiche che erano state fatte. Ad Atene si sono subito accese tutte le lampadine rosse e il governo greco si è immediatamente messo in contatto con la controparte israeliana, cercando aiuto e assistenza. Ma la Turchia di questi tempi è un po’ come “bolb”, il fluido che nel film di fantascienza passava da tutte le parti, anche da sotto le porte e invadeva qualsiasi spazio vivibile e respirabile.
Erdogan non dà tregua a nessuno perché si è messo in testa di diventare il campione di un Islam in doppio petto che all’occorrenza da sotto la giacca sa sfoderare anche la clava. Quindi, aspettiamoci di tutto e di più. Per ora, ha messo piede in Libia e non intende mollare l’osso. Dialoga con i russi e con gli americani e tratta gli italiani da magazzinieri. E così è se vi pare, diceva Pirandello, ma non basta. La Turchia ha preso le misure in tutta l’area che va dal Golfo Persico, compreso lo Stretto di Hormutz, fino al Mar Rosso con il “tappo” di Bab- el- Mandeb. Basta guardare la cartina per accorgersi che si tratta di un gioco strategico di quelli tosti, dove la religione c’entra fino a un certo punto, sono invece gli interessi nazionali quelli che la fanno da padrone .
La Turchia è sunnita, Ma questo vuol dire poco perché se si deve mettere d’accordo con l’Iran sciita bastano cinque minuti e un paio di assegni a tanti zeri. Per ora, la cassa che sgancia è quella del Qatar che serve a finanziare alcune ardite operazioni di politica estera come quelle che avvengono nello Yemen, dove la confusione regna sovrana. Erdogan ci ha messo lo zampino e, tramite uno strano collegamento con un’area controllata dai Fratelli musulmani sta cercando di avere un ruolo in quella strana partita. Lo Yemen ha un’ importanza strategica fondamentale, perché si affaccia sul Mar Rosso e sul Golfo di Aden e controlla il traffico anche energetico da e verso Suez .
E poi tiene sotto tiro gli oleodotti che dal Golfo Persico tagliano trasversalmente la penisola arabica evitando il collo di bottiglia dello Stretto di Hormutz. Giochi raffinati e incendiari, come si vede, a questa vera e propria interferenza che deve essere ritenuta una provocazione bella e buona, bisognerà vedere come risponderanno il Principe bin Salman e l’Arabia Saudita.