
«La flotta americana lancia la sfida alla Cina nelle acque del Pacifico, spedendo una formazione senza precedenti di fronte alle isole rivendicate da Pechino», segnala Gianluca De Feo su Repubblica. Ma mentre il Pentagono è impegnato in questo confronto da Guerra Fredda voluto da Trump, «un incidente caldissimo ha messo fuori gioco una delle unità più importanti della Us Navy». La Bonhomme Richard, una miniportaerei lunga 253 metri che da oltre quattro giorni infatti continua a bruciare ed è di fatto un pericoloso rottame. Vi avevamo proposto molte immagini significative. https://www.remocontro.it/2020/07/13/esplosione-e-incendio-per-cause-ignote-distruggono-una-nave-da-assalto-anfibio-usa-in-porto-a-san-diego-i-video/
Mini portaerei chiamata ‘nave da assalto anfibio’, in pratica è una base galleggiante dei marines (1600 con tutti i loro armamenti a bordo) e, a lavori pre incendio completati, base galleggiante per i nuovi caccia F-35 B a decollo verticale. Venti di questi aerei invisibili ai radar, destinati proprio a operare proprio nel Pacifico. «Uno strumento strategico, perché nell’arsenale cinese non ci sono velivoli in grado di contrastare gli F-35. Ma il rogo ha compromesso il piano». Nave da buttare, con alti rischia ancora aperti per farlo a incendio domato. Il rischio di esplosione dei serbatoi con tre milione di litri di carburante.
Base galleggiante d’assalto dei Marines, con annessi e commessi da paura. «Un bacino allagabile permette di imbarcare fanti e mezzi direttamente dal ventre della nave. L’hangar può ospitare, oltre agli F-35, elicotteri da battaglia Cobra e i convertiplani da traporto MV-22 Osprey». «Fu una sola di queste unità, nel 2016 a condurre tutte le operazioni Usa contro Sirte, la capitale dello Stato islamico in Libia». Nel confronto con Pechino, il Pentagono ha deciso di moltiplicare il numero delle ‘aircraft carrier’, di convertire quante più di queste ‘tuttoponte’ in piccole portaerei per gli F-35 B.
Una bomba ecologica ancorata a una quarantina di miglia dalle coste dello Yemen in guerra. La Safer è abbandonata a 40 miglia dal porto di Hodeidah e senza manutenzione da 5 anni. A bordo un milione di barili greggio: se fuoriuscisse sarebbe il disastro ecologico più grave della storia, segnala Pietro De Re. Sui gravi rischi ambientali che comporterebbe un suo affondamento è intervenuto perfino il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e domenica scorsa una squadra di suoi esperti è finalmente potuta salire a bordo. Fino a tre giorni fa le milizie ribelli si erano sempre opposte a qualsiasi intervento.
Costruita nel 1976 e ormeggiata dal 1988 a largo dello Yemen, la Safer funzionava da terminale galleggiante di stoccaggio e scarico, per ricevere il greggio di esportazione yemenita e caricarlo sulle navi. Corrosa dell’acqua salata perché senza nessuna manutenzione da quando nel 2015 è scoppiata la guerra civile, la petroliera mette a rischio la vita tre milioni di persone che verrebbero colpite da gas tossici, distruggere le stazioni di desalinizzazione del Paese e il prezioso ecosistema del Mar Rosso. La minaccia non riguarda soltanto lo Yemen, ma tutti i Paesi vicini.