Turchia, quattro anni dal fallito golpe l’eterna vendetta di Erdogan

L’inarrestabile vendetta di Erdogan e stato di emergenza con galera libera nella Turchia che fu voluta laica da Ataturk. Il pugno duro e nuova ennesima retata di presunti ‘gulenisti’, tramatori, a quatto anni dal tentativo di prendere il potere da parte di un gruppo di militari che, secondo il governo, erano ispirati dal predicatore dissidente Fethullah Gulen, da anni negli Stati Uniti

La dannata notte tra il 15 e il 16 luglio 2016

Cronaca Ansa per sintesi asettica. «Si commemora oggi in Turchia il quarto anniversario del fallito colpo di stato contro il presidente Recep Tayyip Erdogan. Nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2016, una parte delle forze armate e di sicurezza condusse una serie di azioni eversive, concentrate soprattutto a Istanbul e nella capitale Ankara, per cercare di rovesciare militarmente l’esecutivo. Il putsch venne sconfitto a seguito di errori strategici dei golpisti, reazioni interne all’esercito e proteste popolari incoraggiate da Erdogan».

«Gli scontri causarono oltre 250 morti e 2 mila feriti. Nella repressione post-golpe, quasi centomila persone sono state arrestate e oltre 150 mila epurate dalle pubbliche amministrazioni, suscitando accuse a Erdogan di un utilizzo dei poteri straordinari dello stato d’emergenza per colpire indiscriminatamente le opposizioni».

La trama Gulen e ‘gulenisti’

Le autorità turche hanno da subito attribuito la responsabilità del colpo di stato alla rete che fa capo al magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato di Erdogan diventato nemico numero uno dopo la rottura nel 2013. Gulen, che dal 1999 vive in auto-esilio negli Usa, ha sempre negato le accuse. Ankara ne ha ripetutamente chiesto l’estradizione a Washington, che l’ha sempre negata sostenendo l’insufficienza di basi legali.

Quattro anni dopo ancora retate

Da Istanbul, meno asettico Marco Ansaldo che in quella città ormai vive da tempo. «Strade deserte. Banche chiuse. Negozi però aperti, nel quarto anno post golpe. “Perché comunque si spera di vendere qualcosa qui, dopo quattro mesi in cui non c’era l’ombra di uno straniero”, dice un venditore di simit, le ciambelle turche con i semi di sesamo, nel quartiere turistico di Ortakoy».

Istanbul, dopo la riapertura dei voli da pandemia, il giorno dell’anniversario del colpo di Stato fallito contro Recep Tayyip Erdogan. «»Un’atmosfera surreale, con alberghi “al 40 per cento della capienza, se va bene”, dice il direttore di un grande hotel nella zona di Besiktas davanti al Bosforo. Ovunque, nel ricordo del massacro, colossali bandiere rosse con la mezzaluna e la stella sono state appese ai palazzi, coprendone le vetrate».

Il primo golpe fallito su quattro  

Il quarto anniversario è stato inaugurato all’alba con un blitz contro la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, il predicatore turco autoesiliatosi in Pennsylvania ventun’anni fa e considerato da Ankara l’ispiratore dell’azione di ribellione contro il governo del presidente. «Operazione di polizia nella capitale Ankara, con 60 mandati di cattura nei confronti di sospetti affiliati al gruppo, ribattezzato Fetò, da Fethullah. L’accusa: avere truccato esami e concorsi pubblici per favorire l’infiltrazione di membri all’intento delle pubbliche amministrazioni». Ankara come inizio, e poi altre 30 province, concentrandosi in particolare su Istanbul, deserta di turisti e con alberghi vuoti, ma, come in tutta la Turchia del dopo mancato golpe, con galere stracolme. Tutti colpevoli di ByLock, messaggistica per smartphone che, secondo gli accusatori, veniva adoperata dagli ufficiali ribelli per lo scambio di informazioni criptate.  Prima di qualsiasi viaggib turistico da quella parti, consigliato ripulire telefonini e smartphone.

Il mancato golpe per quanto è noto

Il golpe fallito durò in tutto 4 ore, a cavallo della notte fra il 15 e il 16 luglio 2016. Una fazione delle Forze armate che non riconosceva più Erdogan, puntava a destituirlo, probabilmente ad eliminarlo. Un commando di teste di cuoio inviato a Marmaris, dove Erdogan stava trascorrendo le vacanze per catturarlo, ma il leader turco fu avvertito in tempo, e riuscì a fuggire in aereo solo 15 minuti prima di essere raggiunto. Il suo velivolo individuato e affiancato, ma non colpito. Golpe morbido e reazione dura. I morti  del golpe furono circa 250, i feriti più di duemila. Ma la repressione seguente fu feroce.

Erdogan con poteri straordinari per lo stato d’emergenza, dal giorno successivo a oggi, quattro anni, sono state arrestate quasi centomila persone, più di 150 mila sono state licenziate o epurate. In tutti i settori: forze armate, diplomazia, magistratura, pubblica amministrazione, scuola, sport, cultura.

Turchia galera

«Dal 15 luglio 2016 a ora –vanta il ministro dell’Interno, Suleyman Soylu- sono state effettuate 99.066 operazioni contro i golpisti, arrestati 282.790 sospetti e detenuti in 94.975. Attualmente sono 25.912 i detenuti in relazione al colpo di stato».

Erdogan e Gulen nel passato amici e alleati

Fethullah Gülen, l’imam tramatore

Fethullah Gülen, 79 anni,  è un predicatore e politologo turco (autore di oltre 60 libri), studioso dell’Islam e leader del movimento Gülen, conosciuto come Hizmet, ‘Il servizio’, basato su una rete di scuole in Turchia ma anche in altri paesi. Fethullah Gülen è considerato dai media come una delle figure più influenti nel mondo musulmano e il suo movimento è considerato uno dei più importanti. Il movimento Hizmet di Gülen vanta milioni di seguaci in Turchia

Nel marzo del 1999, a causa del crescente clima politico teso nello scontro tra la classe militare ed Erdoğan, Gülen ha deciso di autoesiliarsi negli Stati Uniti, e da allora vive in Pennsylvania, a Saylorsburg.

«Quello che non sapete sui gulenisti»

Paolo Branca, l’islamologo dell’Università cattolica racconta su La Stampa di tempo addietro l’altro volto del movimento di Gülen oggi nella bufera in Turchia. Scopriamo ad esempio  che il movimento Hizmet, operava in Italia sotto varie sigle: ‘Alba, Milad, Tevere…’. Le accuse di Erdogan di essere mandanti golpisti. «In Turchia una bramosia di potere da tempo connota molte scelte irresponsabili e liberticide di un leader che ha perso ogni credibilità. E anche in Italia il centro gulenista di Modena (che come tutte le altre loro sedi non è né vuol diventare una moschea) proprio la notte del cosiddetto golpe ha subito un attentato incendiario presumibilmente da parte di sostenitori del Sultano».

«La prima volta in assoluto che in Italia un luogo animato da musulmani venga attaccato non da xenofobi locali ma da correligionari fanatici, nel silenzio assordante dei media».

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