La strana rivolta serba: chi contro le bugie del governo e da destra i negazionisti alla Trump-Bolsonaro

Ciò che è sotto gli occhi di tutti. In Serbia scoppiano proteste e scontri violenti dopo l’annuncio del presidente Vucic di nuove misure contro la pandemia, che torna a preoccupare. Ma i cittadini accusano il governo di aver mentito sui dati per andare alle elezioni. E chi politicamente le approfitta e si inventa negazionista modello Michigan che si presentarono nel loro parlamento armati. A Belgrado quasi.

Quasi un già visto dei tempi di Milosevic

Assalti al parlamento, cariche, lacrimogeni e violenza spesso gratuita della polizia. Notti di guerriglia urbana per le strade di Belgrado e in altre città, formalmente contro la decisione del presidente Aleksandar Vucic di reintrodurre lunghi coprifuoco e altre restrizioni anti Covid. Da un paio di settimane i numeri del contagio sono tornati a salire, soprattutto a Belgrado e nella regione meridionale del Sangiaccato e –denuncia Giorgio Fruscione su ISPI-, «secondo gli esperti le strutture sanitarie sono prossime al collasso».

Qual è la colpa di Vucic

Allarme sanitario, che c’entra Vucic? Per Vucic, i cittadini sarebbero stati irresponsabili. In particolare i musulmani del Sangiaccato, dove a maggio si è celebrato la fine del Ramadan, e lì qualcosa di vero c’è. Ma la coda di paglia di Vicic è precedente, con i manifestanti rispediscono le accuse al mittente. Il governo infatti avrebbe mentito sui dati dell’epidemia, dando un’immagine di ripristino della normalità con la quale hanno invitato i cittadini a votare alle parlamentari del 21 giugno, in cui il partito di governo (èpropgressista di nome e conservatore e anche peggio di fatto), ha di cancellato l’opposizione dal Parlamento e «dato un colpo di grazia alla già fragile democrazia serba»

Chi protesta?

«Estremisti di destra, criminali e terrapiattisti», aveva dichiarato Vucic dopo la prima notte di scontri, facendosi lui terrapiattista, a negare altre evidenze. Le proteste di martedì scorso erano nate in modo del tutto spontaneo e senza sigle di partito. Alcuni leader delle opposizioni erano stati addirittura allontanati –per le spicce- dalla folla. «Proteste carattere trasversale, civico, prima che politico». Sebbene tra gli slogan di piazza ci siano state alcune rivendicazioni nazionaliste sul Kosovo, -sempre valutazione Ispi-:

«non si può definire la piazza come un’espressione dell’estrema destra, bensì come una plurale sfida all’autoritarismo di Vucic, e al suo apparato di potere e controllo totale su governo, istituzioni e media».

Poi le facili infiltrazioni violente

Secondo molti, le violenze –tra cui l’irruzione nel parlamento– sarebbero opera di infiltrati, con l’obiettivo di screditare il movimento di protesta e a giustificare le azioni brutali della polizia. Nate come proteste contro misure per combattere il coronavirus, le prime in Europa, le richieste della piazza vanno oltre l’emergenza sanitaria, e denunciano il sistema di corruzione e clientelismo in cui si trova la Serbia dal 2012, quando iniziò il governo del Partito Progressista Serbo (SNS) di Vucic.

Partito e sistema politico su cui ‘Freedom House’ ha fatto scivolare la Serbia a paese a “regime ibrido”. Dispotismo tra democrazia a dittatura.

22 giugno ’grande abbuffata’ politica ma Covid indigesto

Il 22 giugno, il SNS di Vucic ha incassato il 63% dei voti e solo altri due partiti sono entrati in parlamento, di cui uno (i socialisti del fu Milosevic, alleati di governo). Ma il portale BIRN sostiene che allora le autorità molti rispetto i 244 dichiarati. ‘Sconto’ a favorire partecipazione elettorale e premio voto. Ma la Serbia di colpo è passata da un periodo di ferrei coprifuoco e chiusure totali, a locali nuovamente pieni, nessuna disposizione su mascherine e distanziamento sociali, ed eventi sportivi aperti al pubblico senza limitazioni. Follia il derby di Belgrado, a cui hanno assistito oltre 25mila persone.

Normalità apparente

Un po’ sul modello castigo alla Bolsonaro, il ministro della Difesa, Aleksandar Vulin, il capo dell’ufficio per il Kosovo, Marko Djuric, e la presidente del parlamento, Maja Gojkovic, hanno contratto il dopo la giornata del voto, e la festa nella sede di SNS, a colpi di kolo (ballo tradizionale in cerchio) e banda musicale, abbracci e senza mascherina.

Un boomerang letale per il senso di responsabilità del presidente Vucic, che ha invece scaricato la colpa sui comportamenti irresponsabili dei singoli cittadini.

Tags: rivolta Serbia
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