
«Per il progetto comune, che serve al meglio interessi comuni, occorre “rispetto e passione”». Per Valensise, a lungo ambasciatore d’Italia a Berlino, Angela Merkel «valuta con precisione scientifica incognite e insidie della svolta da lei impressa alla politica di Berlino con l’iniziativa franco-tedesca delle settimane scorse e con la difesa della proposta della Commissione europea». Coscienti della resistenza anche in casa (non solo pessima Olanda e dintorni), «punta con vigore a una nuova solidarietà, a un nuovo patto tra i soci, nell’interesse preminente di tutti».
«Il cemento della nuova Unione dovrà essere la fiducia. Ecco il programma, calibrato sugli obiettivi e su un’idea di leadership da statista anziché sui sondaggi dei politicanti. Altro che Europa tedesca», scrive Michele Valensise.
«Abbiamo bisogno di voi – dice la cancelliera agli europarlamentari – per la “traduzione culturale” in ventiquattro lingue, con i popoli di ciascun Paese, della nostra agenda». E le priorità sono chiare. Al primo posto ci sono i diritti fondamentali, che non valgono per alcuni e per altri meno; «oppure in certi casi sempre e in altri solo qualche volta». Valgono e basta. In primo piano la coesione, economica e sociale, oggi minacciata ancora di più dagli effetti asimmetrici della pandemia all’interno dei Paesi membri e nei rapporti tra loro. E si riconosca ora senza tentennamenti che in seno all’Ue la solidarietà non è generico altruismo bensì “un investimento sostenibile”. «Avvertimento per i cosiddetti “frugali”».
Attenzione convinta per i mutamenti climatici per ridurre entro il 2030 le emissioni del 50% rispetto a trenta anni fa. Impegno forte per la digitalizzazione, dopo che l’emergenza Covid ha mostrato quanto l’Ue sia tuttora dipendente da Paesi terzi ed esposta alla diffusione di messaggi di odio e di false notizie: ci vuole una “sovranità digitale” europea. Infine, il rafforzamento della politica estera e di sicurezza (Balcani, Africa e, pur se con visioni molto diverse, Cina) e l’auspicio di superare il criterio paralizzante dell’unanimità per l’adozione delle decisioni.
«Lasciandosi andare a una rara nota sentimentale, nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita di Beethoven, la Bundeskanzlerin confessa che oggi l’Europa le dà la stessa grande emozione della sua musica immortale».
Il Recovery fund verrebbe ridotto ai soli 500mld di sussidi a fondo perduto, che poi sono la proposta iniziale del duo franco-tedesco, ma per i prestiti, rivolgersi solo al Mes, è il messaggio inviato al nord Europa virtuoso e tignoso. Ma già arrivano le prime proteste da parte politica italiana. Giuseppe Conte, in visita oggi dall’alleato spagnolo Pedro Sanchez, l’importante è che non si tocchino i sussidi a fondo perduto.
Sassoli avverte Merkel sui quattro paletti irrinunciabili della maggioranza parlamentare: nessuna riduzione del bilancio pluriennale e del recovery fund, istituzione immediata di almeno due risorse proprie (tasse europee) e le altre entro 5 anni, che il Parlamento abbia poteri di controllo sulla spesa. «L’Europa non è un bancomat», dichiara in aula il tedesco Manfred Weber, presidente dei Popolari, a ricordare ad Angela Merkel i problemi che ha in casa.
Per questo, nel discorso in aula la leader tedesca insiste sul concetto di “coesione”, sulla necessità di cercare un compromesso per il bene dell’unità europea stavolta davvero a rischio.