
Una situazione sanitaria prima irresponsabilmente sottovalutata, se non peggio, e adesso rigore duro quasi da autoritarismo milosceviano. E la piazza, forse i nipotini del fu, si arrabbiano con presidente che li guarda dall’alto dei suoi due metri di statura. «Ad appiccare il fuoco della piazza è il discorso con cui il presidente serbo Aleksandar Vucic ha annunciato nuove misure restrittive per contenere l’ondata record di contagi registrata negli ultimi giorni, inclusa la possibilità di reintrodurre il coprifuoco a Belgrado», ci informa Alessandra Briganti dal Manifesto.
Solo ieri 11 nuovi decessi e 357 nuovi casi. Un’impennata che Vucic attribuisce alla popolazione, responsabile secondo il presidente, di aver abbassato troppo la guardia. «Il discorso è incendiario», scrive Alessandra Briganti, dato quello che abbiamo spiegato sopra. E pochi minuti dopo a migliaia si sono riversati per strada e si sono diretti spontaneamente verso la sede del Parlamento serbo. «Arrestate Vucic», «traditore», scandiva la folla inferocita che si è lanciata all’assalto del Parlamento, sfondando il cordone di protezione delle forze dell’ordine.
Forse un po’ di orfani di leader impresentabili del passato, in quella piazza, ma anche tenta rabbia legittima. «Il corpo a corpo è durato pochi minuti, un lasso di tempo breve e insieme interminabile che si è concluso a favore della polizia: i manifestanti sono stati respinti nel parco e nelle strade adiacenti», dice la cronaca. Altri tempi, altre piazze, di fronte a quel palazzo non infiniti anni fa.
Opposti ‘destrismi’ a fare a botte. La polizia lancia lacrimogeni e la protesta più organizzata a destra, fa la guerriglia. Fumogeni dai manifestanti e cassonetti bruciati assieme a qualche macchina innocente sotto casa. «La risposta della polizia non si è fatta attendere: manganellate, arresti, pestaggi. Tra i manifestanti anche un nutrito gruppo di militanti di estrema destra. Gli scontri sono andati avanti fino a notte fonda. Il bilancio è di almeno 60 feriti e 24 arresti». Ma oltre gli orfani o di Milosevic o di Šešelj o della Grande Serbia dei Re Karađorđević, cattivi maestri a scelta, cos’è che rode quella piazza non tutta stumentalizzata?
«I manifestanti contestano la cattiva gestione dell’emergenza sanitaria e i tentativi del governo di mettere a tacere le critiche al suo operato». Peggio, scaricabarile. Prima la linea dura, stato di emergenza, rinvio delle elezioni previste il 26 aprile, coprifuoco durante i weekend e il dispiegamento dell’esercito. Ma il 6 maggio, vigilia di elezioni, il miracolo. Revocato lo stato di emergenza. «Situazione epidemiologica sotto controllo, il virus debellato, autorizzata la partita Partizan-Stella Rossa a porte aperte davanti a 25mila tifosi. E il 21 giugno le elezioni che hanno visto il partito di Vucic trionfare con una maggioranza schiacciante».
Elezioni farsa, segnate dal boicottaggio delle opposizioni, dal crollo dell’affluenza e dai numerosi casi di brogli elettorali registrati nel Paese, le critiche di molti osservatori interni e internazionali.
Neppure il tempo degli applausi dei tifosi politici di Vucic che le autorità sanitarie sono costrette a lanciare l’allarme: i contagi hanno ripreso a correre soprattutto nella capitale. «Negli stessi giorni il portale di informazione Birn ha pubblicato un’inchiesta in cui si accusa il governo di aver mentito sui dati relativi al contagio: nella settimana precedente le elezioni ci sarebbero stati in media almeno 300 nuovi positivi, invece dei circa 90 annunciati. Così anche il numero dei decessi sarebbe stato alterato: nella settimana tra il 19 marzo e l’1 giugno sarebbero state 632 le persone morte per coronavirus, e non 244 come riportato dalle autorità».
Peggio ciò che analizza il nostro Tarozzi. Ieri e oggi tra ex Jugoslavia (Serbia in testa) e italia. Sei volte i casi italiani. Popolazione italiana il triplo di tutta le ex Jugo, quindi contagi quasi 20 volte superiore a quelli italiani.
«E così, all’ennesima presa in giro del Presidente, è esplosa la rabbia», commenta la reporter sul Manifesto. «Ieri la città è piombata in un clima di apparente e surreale normalità. Vucic è tornato a parlare alla nazione e lo ha fatto per condannare quella che ha chiamato la ‘violenza più brutale degli ultimi anni’ in Serbia. Responsabili dei disordini ‘estremisti di organizzazioni fasciste’: la piazza secondo Vucic non ha nulla a che fare con il coronavirus».
«Quelle persone, ha affermato, non erano lì per la prima volta, hanno solo aumentato il livello di scontro. Uno dei motivi per cui è esplosa la violenza, ha proseguito ancora Vucic, è indebolire la posizione della Serbia nelle negoziazioni con il Kosovo mediate dall’Ue. Il presidente ha poi annunciato che la decisione sull’eventuale coprifuoco, rispetto a cui si è detto contrario, verrà presa domani. È la nuova versione dei fatti di Vucic. Ma a Belgrado nessuno sembra più credergli».
Noi di Remocontro, alcuni con frequentazioni belgradesi ultra decennali, non gli crediamo.
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