
Da una parte, il record assoluto dei casi di coronavirus, dall’altra, l’impennata dell’occupazione oltre ogni aspettativa. «Su questi due opposti si giocherà la partita per la Casa Bianca a novembre –scrive su La Stampa Paolo Mastrolilli da New York- salvo «sorprese di ottobre» sempre possibili, le proteste razziali, l’offensiva di Trump per la legge e l’ordine, e le insinuazioni sulle capacità mentali del candidato democratico Biden, che sta già rispondendo mettendo in discussione quelle del presidente».
Mercoledì 52.789 americani sono risultati positivi al Covid, il numero più alto dall’inizio dell’epidemia. I decessi non stanno ancora seguendo la stessa curva perché ora si ammalano i giovani più forti e il sistema sanitario è un po’ più preparato a curarli, ma esiste il timore che l’impennata dei morti seguirà a breve.
Dati che certificano senza ombra di dubbio il fallimento del presidente nella gestione del coronavirus, se non altro perché gli Usa hanno il 4% della popolazione mondiale e il 25% dei casi e delle vittime.
La prima, quando ha ritardato i lockdown, forse pensando in buona fede di poter davvero contenere il contagio, o più probabilmente perché voleva evitare la recessione in un anno elettorale. La seconda, quando ha spinto per accelerare la riapertura, sempre in vista del voto, che ha contribuito almeno per il 50% all’impennata dei contagi. Ormai non ha più alcuna possibilità di presentare la sua strategia come un successo, al punto che secondo i più diffidenti si è arreso all’idea dell’immunità di gregge, pur senza annunciarlo.
Ma lui, caratteriale, insiste. Stasera parlerà al Mount Rushmore davanti a 7.500 spettatori non obbligati ad alcuna misura di sicurezza, e domani parteciperà alla celebrazione del 4 luglio a Washington, nonostante le autorità cittadine e i consulenti scientifici come il dottor Fauci lo abbiano sconsigliato. Dopo le pressioni arrivate dagli stessi repubblicani, ha finalmente detto di non essere contrario ad usare la maschera, che però non ha mai indossato in pubblico, e il governatore della Florida DeSantis, uno dei suoi alleati più stretti, ha detto che comunque il coronavirus non rifermerà l’economia.
Dati certi e nudi, i 55mila i nuovi vasi di Covid, nuovo record giornaliero mondiale, con focolai di infezione nella maggioranza degli Stati. E adesso si guarda con preoccupazioni alle celebrazioni per il 4 luglio, festa molto amata dagli americani. «I californiani dovrebbero indossare maschere ed evitare di radunarsi con le famiglia il 4 luglio» l’appello del governatore dopo che i contagi nello Stato sono aumentati a 4mila. Ma il governatore ha smesso di minacciare un giro di vite su coloro che violano gli ordini statali di sanità pubblica.
Tra i più indisciplinati nel rispettare le indicazioni di distanziamento e utilizzo della mascherina ci sono i giovani. E nella Contea di Sacramento, quasi la metà di coloro che risultano positivi al test ora hanno meno di 40 anni. Anche il mondo dello sport paga la superficialità. Altri 25 giocatori della Nba sono risultati positivi, con il campionato di basket, lo sport nazionale Usa come da noi il calcio, che dovrebbe ripartire il 30 luglio.
Seconda ondata di coronavirus e tornano le misure restrittive: sinagoghe, bar, club e sale per eventi potranno ospitare al massimo 50 persone, mentre negli altri spazi al chiuso, case comprese, il numero ammesso scenderà a 20. «Il virus non se ne è andato, è ancora qui e colpisce», ha sottolineato il premier Netanyahu, alle prese col difficile equilibrio tra virus e l’economia.
In Corea del Sud sono stati registrati altri 63 casi di coronavirus, la maggior parte fuori dalla capitale Seul, per la prima volta in due mesi. Dall’inizio dell’epidemia il Paese ha registrato 12.967 casi con 282 morti; la recente impennata di contagi preoccupa ma è ancora gestibile e le autorità locali potranno decidere se adottare misure più dure per contrastare la diffusione del coronavirus.