
La guerra in Libia sono uno dei motivi di questa tensione. Conflitto per ora politico diplomatico scatenato dai successi militari ottenuti da Tripoli contro le truppe del maresciallo Khalifa Haftar grazie all’aiuto determinante della Turchia. «Da tempo invece la Francia incoraggia Haftar ed è vicina ai paesi che lo sostengono, a cominciare dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti», sintetizza Pierre Haski su France Inter. Conflitto di interessi non sempre limpidi, a partire dalla Francia che sulla Libia ha tanto da farsi perdonare dall’intero mondo. Regione indiscutibile questa volta, con la denuncia di Parigi dell’incapacità Nato di controllare i carichi che trasportano armi dirette a Tripoli, in violazione dell’embargo dell’Onu.
‘Incapacità’ e forse peggio, guardando con legittimo sospetto oltre Atlantico.
Scusa scatenante la Libia, ma in ballo c’è soprattutto l’influenza turca nel Mediterraneo, la spartizione delle zone economiche marittime e delle possibili risorse di gas a spese di alcuni paesi dell’Ue come la Grecia o Cipro (ricordate la nave trivellazione Snam costretta dalla marina turca alla ritirata?). «La Francia portavoce degli interessi europei davanti a un malcelato espansionismo turco», per Haski. Con la Nato americana sempre peggio grazie alle incoerenze dell’amministrazione Trump. Diagnosi francese della malattia Nato da parte di Macron: «stato di morte cerebrale dell’alleanza».
Gli altri europei sulla questione sono divisi e quindi prudenti. La settimana scorsa Germania e l’Italia con la la Francia in un comunicato contro le ingerenze straniere in Libia. Ma senza fare nomi. Turchia innominata vicina ad Al Sarraj come l’Italia. La Francia con Haftar ed Egitto, ma l’Italia ha nove miliardi di armi in ballo con Al Sisi. Gran pasticcio e battuta scontata sul più sano difficile da trovare in questa partita, a partire da Ergogan per finire a Washington.
Non solo immigrazione a incubo gonfiato italiano. La presenza sempre più forte della Turchia, con le navi pronte a schierarsi su aree marine differenti. La Francia, attualmente in rotta di collisione con Ankara che a Tolone sta recuperando l’operatività della sua portaerei Charles De Gaulle, costretta in porto dal Covid ma pronta a partire e non in missione Nato. Cos’è accaduto nelle scorse settimane di così grave? Nave militare francesi che provava a fermare un cargo turco sospettato di violare l’embargo sulle armi alla Libia, ‘illuminazione radar’ da militari turche, avvertimento di armi in puntamento. Sgarbo grave. E Parigi presenta il conto alla Nato che con la Turchia sembra usare pesi e misure diverse, a convenienza.
Contro le manovre navali della Turchia si stanno opponendo da tempo non solo la Francia, ma anche Israele, Egitto, Grecia, Cipro ed Emirati Arabi Uniti. Ora la tv di Stato turca sostiene di avere documenti riservati che rivelano le pressioni esercitate dagli Emirati Arabi per richiedere l’intervento degli Stati Uniti nel conflitto in Libia, e contenere i progressi ottenuti dal governo di Tripoli, il solo riconosciuto dalle Nazioni Unite. Ma la Turchia continua a spingere a Sirte con la sua marina al largo della costa. E il numero uno della Marina turca, l’ammiraglio Adnan Ozbal, nella capitale libica dettegli sul Memorandum d’intesa fra Libia e Turchia per spartirsi gas e petrolio nella parte di Mediterraneo chi dicono loro.
La tensione fra Parigi e Ankara si allarga anche a un caso di spionaggio che coinvolge i servizi segreti della Dgse e quelli turchi del Mit per un affaire da chiarire nel consolato francese di Istanbul.