Cominciando a dire No

L’epoca in cui viviamo si basa sul rumore. Su una confusione che spesso ci vede complici imbufaliti e che moltiplica all’infinito i punti di attenzione, gonfiandoci di informazioni in una catena di montaggio ansiogena, di notizie indispensabili, che scivolano via nella zona d’ombra delle nostre esistenze, privandoci delle cose basilari per comprendere, farsi un’idea, definire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ciò che è meglio per noi e ciò che è peggio. Ciò che è umano e ciò che è disumano. Che ci faccia capire chi sono gli sfruttatori, e chi gli sfruttati. Con tutte le variabili nel campo degli sfruttatori e degli sfruttati. Che ci faccia vedere quali sono i rischi reali, senza perdersi nelle circonvoluzione della politica che alza tanto fumo, mentre altrove fanno arrosto.

Per gli amanti delle statistiche: nel 2019 secondo l’Istat in Italia c’erano 4,7 milioni di poveri assoluti. Nel 2001 erano la metà. Questo vuol dire che nonostante l’imbellettamento dei media, le pipponzole sulle ripresine e le altre amenità che solitamente cibano i cittadini sui media e in tv, in meno di venti anni si sono raddoppiate le persone finite in mezzo a una strada.

Vi pare poco? Citando Monica De Sisto che ha analizzato questi dati: “Un’Italia indicata dall’Ocse come maglia nera tra i paesi sviluppati per aver fatto scivolare, negli anni dell’iperglobalizzazione, il 12% della ricchezza del Paese che veniva prodotta dai redditi da lavoro, ai profitti da capitale, senza muovere un dito… E poi è arrivato il Covid. Che ha rivelato quanto questo sistema non fosse centrato sui nostri diritti e bisogni essenziali. E lascerà sul lastrico almeno un altro milione di persone solo in Italia”.

A questo punto mi pare secondario partecipare alla sagra delle previsioni degli economisti, alla battaglia mediatica delle interviste per dire cose che, alla fine dei conti, non servono a molto. Come se fosse una gigantesca manfrina mediatica per alzare un polverone. Le ricette sono sempre le stesse negli ultimi decenni, e sono quelle che ci hanno impoverito, che hanno privatizzato la sanità, che hanno mortificato la scuola pubblica, precarizzato il lavoro, resa la nostra cultura ed identità uno straccio da calpestare.

Che cosa avverrà non lo sappiamo noi cittadini. Non lo sanno neanche gli analisti e gli esperti. Così come non sanno che pesci prendere col virus, non sanno che cosa fare per uscire da questo inganno. Oppure sanno che è un inganno e tirano a campare, aggiornando i fatti e le previsioni ad uso di un sistema inesorabile che deve per sua natura generare ingiustizia e stupidità, altrimenti non può funzionare.

Non ci resta che sovvertire questa melliflua-perversa visione del mondo e dei rapporti sociali. Per sottrarsi dalla catena di montaggio delle informazioni che non chiariscono le basi dei problemi. Per non trasformare la nostra energia in un braccio di ferro livoroso tra gli uni e gli altri, accapigliandosi sulle cose insignificanti, costruendo cattedrali di imbecillità, battendosi nel virtuale e accettando supinamente il sistema di ingiustizia radicato nel reale. Cominciando a dire No.

Tags: dubbi povertà
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