
Pensare che sino allo scorso anno il settore vantava 4,7 miliardi di euro di valore aggiunto per il territorio generato da 4 ‘best practice’ italiane del cinema e del teatro, e 160 milioni di euro da 5 grandi festival nazionali. E le spese aggiuntive legate alla fruizione di uno spettacolo al teatro o cinema sono/erano in media di 53 euro, tra bar ristoranti, shopping e altre spese. Per i festival la spesa pro capite oscillava tra 65 e 200 euro.
Proteste in piazza dei lavoratori e imprese dello spettacolo e della cultura che chiedono un ‘reddito di continuità’ che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa piena dei singoli settori. Artisti, attori, tecnici, maestranze, impiegati, creativi, musicisti, stagehands, danzatori e tutte quelle figure professionali impiegate nel settore segnato in modo particolare dal precariato e del sommerso.
Il maxi-piano tedesco: un miliardo per l’«industria creativa». «Si chiama Neustart Kultur: è il maxi-programma da oltre 1 miliardo di euro varato dal governo Merkel a sostegno dei lavoratori del settore artistico e culturale, -scrive Sebastiano Canetta sul Manifesto-. Una cifra record per supportare centinaia di migliaia tra musicisti, scrittori, attori, ballerini, scultori, pittori, sceneggiatori, truccatori, fotografi e qualunque altra attività connessa all’«industria creativa», che in Germania fattura 160 miliardi all’anno».
«L’obiettivo del governo è mantenere in vita l’infrastruttura culturale duramente colpita dal coronavirus, permettendo ai creativi di superare la stagione autunnale. «infrastrutture» proprio come le autostrade, gli aeroporti, le reti digitali. Un miliardo dei 130 stanziati per il «pacchetto-congiuntura», : oltre la metà del budget annuale destinato alla Cultura, poco più di un decimo dei soldi utilizzati per salvare Lufthansa dal fallimento. «Mentre rimane insoluto il problema di concedere definitivamente agli artisti una sorta di status speciale al di là della crisi economica innescata dal lockdown e al di fuori dell’emergenza contingente».
In Frabncia il ‘comparto della cultura’ rappresenta più del 3% dell’economia, impiega circa 600mila persone e ne fa vivere almeno il doppio. «Nonostante la sua forza, il comparto della cultura conosce da molti anni una crisi profonda. Tutta la cultura non commerciale, dalle sale cinematografiche fino alle librerie passando per il teatro è in difficoltà», scrive Eugenio Renzi. E il Covid ha fatto esplodere antiche criticità.
Un collettivo di 800 artisti su Le Monde sollecita risposte di più ampio respiro. Macron promette la il governo non fa. «Le industrie strategiche sono state finanziate con miliardi di euro. Mentre sulla cultura, la cui importanza non è solo economica ma anche spirituale, abbiamo l’impressione di un impegno poco convinto».
Anche perché non basta finanziare. Per la cultura, c’è bisogno di idee. E di queste, per il momento, non si vede l’ombra. Non solo in Francia.