
Remocontro che con più persone della sua squadra di autori era presente sul posto e tra i protagonisti in tutte le fasi politiche e militari di quei fatti sovente drammatici. Dunque Hashim Thaçi l’uomo forte del Kosovo. Negli anni novanta tra i fondatori l’Esercito di liberazione del Kosovo, l’Uçk, che ha condotto una guerriglia contro il governo serbo di Slobodan Milošević col forte sostegno politico finanziario e militare statunitense.
Lasciando alla storia il compito di litigare con i fatti di allora, ricordiamo brevemente. La disgregazione della Jugoslavia utile e molti anche in Europa, nazionalismi a correre, il separatismo kosovaro albanese aiutato da assurdi dispotismi da parte di Milosevic e da ‘aiutini’ esterni. Gran finale l’ingresso in guerra della Nato (la forzatura di mandato che l’ha di fatto delegittimata, conti al saldo attualmente), il bombardamento di Belgrado da parte degli occidentali e infine la ritirata dell’esercito serbo e la nascita di uno staterello etnico albanese contro la Seria, riconosciuto solo da metà degli Stati Onu e meno cinque stati nell’Unione europea.
Torniamo a Pierre Haski. «L’incriminazione del presidente kosovaro non è una sorpresa. La creazione del Tribunale speciale è stata voluta dagli alleati statunitensi ed europei del Kosovo per non lasciare impuniti i crimini commessi dagli indipendentisti kosovari, l’equivalente dei processi ai comandanti serbi della guerra». E valgono a poco le millanterie di chi dice di fregarsene. «Il Tribunale è argomento di tensione in Kosovo ormai da mesi, una tensione aumentata mano a mano che le indagini si avvicinavano ai vertici politici. Hashim Thaçi ha dichiarato di non avere “paura della giustizia”, ma al contempo ha fatto di tutto per metterle i bastoni tra le ruote».
Conti in sospeso e crudeltà spesso feroci a segnale memoria e vite nello stesso Kosovo dove convivono male, alcune grosse comunità serbe in quella che è stata la terra della prima immigrazione slava nei Balcani con la tracce della loro cristianizzazione. Rapporti estremamente difficili tra comunità segnate da contrapposte pulizie etniche. Ed ecco il progetto statunitense a sanare il Gran Pasticcio che oggi ospita la loro principale base logistico militare in Europa, Camp Bondsteel. «Gli statunitensi sostengono un discusso accordo che prevede uno scambio di territori tra la Serbia e il Kosovo che farebbe passare le rispettive minoranze, albanese o serba, da un versante all’altro».
«Vent’anni dopo la guerra, il Kosovo non ha ancora risolto i problemi legati a una nascita dolorosa. Ora il passato sembra aver travolto anche il presidente, che difficilmente si arrenderà senza combattere.