Niente Pax americana Serbia-Kosovo con Thaçi accusato di crimini di guerra

Il Kosovo americano resta un problema aperto e irrisolto – Il neo-premier kosovaro Avdullah Hoti già a Washington per assaporare il gusto del ruolo, deve tornarsene a casa in tutta fretta. Salta l’incontro tra rappresentanti serbi e kosovari di sabato a Washington, paciere Trump. L’ambasciatore Grenell, mediatore Usa e fedelissimo del presidente aveva insistito sino all’ultimo, nonostante l’accusa di crimini di guerra contro il presidente kosovaro Hashim Thaci, costretto da fatto ad evitare l’imbarazzo di tutti. Il caparbio Grenell aveva anticipato che, al  posto di Tachi, a Washington ci sarebbe stato proprio Hoti. Poi il buon senso ha prevalso, dicono anche per sollecitazioni di Belgrado. E ritirata obbligata anche per l’inesperto premier che twitta: «A causa dei nuovi sviluppi a Pristina, devo tornare in patria per gestire la situazione», ha scritto Hoti sperando che qualcuno gli creda.

Accusa infamante Kosovo destabilizzato

L’altro ieri il Tribunale speciale dell’Aja aveva sollevato dieci capi d’accusa per crimini di guerra e contro l’umanità contro il presidente kosovaro Hashim Thaci. «Accusare un capo di stato di essere responsabile della morte di centinaia di persone non è mai una cosa banale, e sta accadendo nel cuore dell’Europa, in una delle regioni più strutturalmente instabili del continente, il Kosovo», osserva Pierre Haski, France Inter, su Internazionale. Non solo Tachi ma anche il presidente del Partito democratico del Kosovo al potere, Kadri Veseli.  Accuse da brivido. Responsabili per la morte di quasi mille persone nella guerra interna nella allora provincia serba a maggioranza albanese per la sua secessione dalla Serbia.

Le forzature di allora alla resa dei conti

Remocontro che con più persone della sua squadra di autori era presente sul posto e tra i protagonisti in tutte le fasi politiche e militari di quei fatti sovente drammatici. Dunque Hashim Thaçi l’uomo forte del Kosovo. Negli anni novanta tra i fondatori l’Esercito di liberazione del Kosovo, l’Uçk, che ha condotto una guerriglia contro il governo serbo di Slobodan Milošević col forte sostegno politico finanziario e militare statunitense.

Pezza alla forzature di ieri o peggio?

Lasciando alla storia il compito di litigare con i fatti di allora, ricordiamo brevemente. La disgregazione della Jugoslavia utile e molti anche in Europa, nazionalismi a correre, il separatismo kosovaro albanese aiutato da assurdi dispotismi da parte di Milosevic e da ‘aiutini’ esterni. Gran finale l’ingresso in guerra della Nato (la forzatura di mandato che l’ha di fatto delegittimata, conti al saldo attualmente), il bombardamento di Belgrado da parte degli occidentali e infine la ritirata dell’esercito serbo e la nascita di uno staterello etnico albanese contro la Seria, riconosciuto solo da metà degli Stati Onu e meno cinque stati nell’Unione europea.

Tribunale imposto per salvare la faccia

Torniamo a Pierre Haski. «L’incriminazione del presidente kosovaro non è una sorpresa. La creazione del Tribunale speciale è stata voluta dagli alleati statunitensi ed europei del Kosovo per non lasciare impuniti i crimini commessi dagli indipendentisti kosovari, l’equivalente dei processi ai comandanti serbi della guerra». E valgono a poco le millanterie di chi dice di fregarsene. «Il Tribunale è argomento di tensione in Kosovo ormai da mesi, una tensione aumentata mano a mano che le indagini si avvicinavano ai vertici politici. Hashim Thaçi ha dichiarato di non avere “paura della giustizia”, ma al contempo ha fatto di tutto per metterle i bastoni tra le ruote».

Kosovari albanesi e serbi

Conti in sospeso e crudeltà spesso feroci a segnale memoria e vite nello stesso Kosovo dove convivono male, alcune grosse comunità serbe in quella che è stata la terra della prima immigrazione slava nei Balcani con la tracce della loro cristianizzazione. Rapporti estremamente difficili tra comunità segnate da contrapposte pulizie etniche. Ed ecco il progetto statunitense a sanare il Gran Pasticcio che oggi ospita la loro principale base logistico militare in Europa, Camp Bondsteel. «Gli statunitensi sostengono un discusso accordo che prevede uno scambio di territori tra la Serbia e il Kosovo che farebbe passare le rispettive minoranze, albanese o serba, da un versante all’altro».

Thaçi rinuncia a Washington per la guerra in casa

Gli Stati Uniti ‘padrini’ del Kosovo che spingono verso una nuova spartizione e di fatto ‘pulizia etnica concordata’. Scambio di territori rispetto ai vecchi confini amministrativi jugoslavi a completare la separazione etnica. I critici di questa proposta, l’Ue tra questi, pensano che non esisterà mai la pace senza la reciproca accettazione, a prescindere dalle frontiere. «Al centro del problema c’è il fatto che il Kosovo, nonostante l’appoggio dell’occidente, resta un focolaio di instabilità cronica in una regione dove il nazionalismo etnico e la sfiducia non sono certo scomparsi e dove è in corso una battaglia di influenze geopolitiche tra la Russia, la Cina e i paesi occidentali».

«Vent’anni dopo la guerra, il Kosovo non ha ancora risolto i problemi legati a una nascita dolorosa. Ora il passato sembra aver travolto anche il presidente, che difficilmente si arrenderà senza combattere.

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