
Il presidente serbo Aleksandar Vučić si presenta all’appuntamento dopo aver ottenuto una sorta di plebiscito alle elezioni nazionali di domenica scorsa, a capo del Partito progressista che invece è conservatore, ed la prima delle storiche contraddizioni politico culturali di quel Paese. L’altra è che Vuvic prende il 63 per centro dei voti, ma viene eletto da un serbo su tre. E gli altri, larga maggioranza, non lo amano. Terzo, andare a dire che il Re è nudo e il Kosovo è definitivamernte perso –terra della prima immigrazione e cristianizzazione slava nei Balcani- è definitivamente perso, vuol dire scatenare il peggior nazionalismo serbo non solo a destra e mettersi contro la sempre potente chiesa ortodossa.
«Le ingerenze degli Stati Uniti fanno cadere il governo a Pristina e ne impongono uno più malleabile, incaricato di trovare un accordo con la Serbia», aveva scritto Simone Banazzo su Limes. Per dare dettagli su l’Linkiesta. «La turbolenta sostituzione del governo Kurti (sinistra nazionalista), detronizzato verosimilmente anche grazie all’intervento dietro le quinte di Grenell, con un esecutivo molto più docile e ragionevole in ottica statunitense», ma con alle spalle molti nemici. Democrazia a ‘legittimità controllata’ dalla sua nascita: «senza il beneplacito degli americani qualunque mossa delle autorità kosovare è mero wishful thinking». Sperare costa poco. Primo gesto di distensione verso Belgrado, il nuovo governo di Avdullah Hoti toglie ‘temporaneamente’ i dazi del 100% sui prodotti serbi nel 2018.
Su cosa si litigherà a Washington, o meglio, qual è l’accordo che serve a Trump per poterlo sventolare elettoralmente dopo una successione di pesanti insuccessi anche in politica estera? E si torna alla mina politica dello scambio di territori, ventilata per la prima volta due estati fa da Vučić e dal kosovaro Thaci. La Serbia cederebbe al Kosovo la valle di Presevo, un’area abitata in maggioranza da albanesi, ricevendo in cambio la provincia di Mitrovica nord oltre il fiume Ibar, bastione della minoranza serba più dura e pura. Scenario apparentemente logico, ma le tragiche esperienze nella ex Jugoslavia raccontano di pulizie etniche feroci seguite alla conquista o scambio di territori. Col timore ulteriore di un ‘effetto domino’ post jugoslavo inarrestabile.
«L’ex ambasciatore Usa in Germania non sembra curarsi troppo degli effetti sul lungo termine della propria percussione diplomatica». «Con il vertice in patria, gli Usa mettono nero su bianco la loro ormai conclamata volontà di giocare da soli, non più da primus inter pares, seguendo sempre e comunque i propri interessi nazionali». L’Unione europea, per parte sua, sul fronte balcanico poco fa e spesso inciampa. Dal canto suo, della propria emarginazione dalla penisola balcanica l’Unione europea è corresponsabile. La politica estera Ue allo spagnolo Josep Borrell Rappresentante speciale per il dialogo Belgrado-Pristina lo slovacco Miroslav Lajčák: due dei cinque Stati dell’Unione che non riconoscono il Kosovo, e non pare mossa molto astuta.
«Vessati e bistrattati durante questi tre anni e mezzo di presidenza Trump, gli alleati si fidano sempre meno della Casa Bianca».
§§§
I pubblici ministeri del Tribunale speciale per il Kosovo a L’Aia hanno accusato il presidente del Kosovo Hashim Thaci e altri 9 ex membri dell’Uck (l’esercito di liberazione del Kosovo) per i fatti avvenuti durante il conflitto con la Serbia nel 1998-1999. “Sono responsabili per 100 omicidi di oppositori politici, albanesi, serbi e rom”, spiega il comunicato dell’Aja. Tra gli accusati c’è anche Kadri Veseli, ex speaker del Parlamento e leader del partito democratico.
.Le accuse saranno ora analizzate dal giudice preliminare, che dovrà decidere se confermarle ed aprire il processo. La notizia arriva nel momento della ripresa del dialogo tra Kosovo e Serbia, con Thaci atteso a Washington per un incontro con il suo omologo serbo Aleksandar Vucic il 27 giugno. Secondo il comunicato stampa dell’Ufficio del Procuratore, Thaci e Veseli avrebbero minato il lavoro di indagine dell’Ufficio, cercando di interferire con il lavoro della Corte Speciale che dovrebbe perseguire i crimini commessi tra il 1998 e il 2000 da alcuni appartenenti all’Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK).
Giovane indipendentista, rifugiato in Svizzera all’inizio degli anni ’90 dove partecipa alla fondazione dell’Uck, durante gli anni della guerra con la Serbia diventa il leader politico dell’Esercito di liberazione: nome di battaglia “Il serpente”. Primo ministro per tre mandati, dal 2016 Thaci è presidente della Repubblica del Kosovo, autoproclamatasi indipendente dalla Serbia nel 2008 e che il governo di Belgrado continua a non riconoscere.