La seconda guerra mondiale non era ancora finita, e lo scontro nel Pacifico sarebbe andato avanti per altri due mesi. Eppure il mondo pensava già alla ricostruzione. In uno slancio di cooperazione, statunitensi e sovietici avevano trovato un’intesa sulla creazione delle Nazioni Unite.
Per non replicare le debolezze della Società delle Nazioni, che si era rivelata incapace di impedire un nuovo conflitto mondiale, la nuova organizzazione era stata concepita per essere più solida, dotata di un Consiglio di sicurezza e di cinque membri permanenti (i vincitori della guerra) che avrebbero avuto diritto di veto.
Ma la macchina si è inceppata quasi subito, ci ricorda Pierre Haski, France Inter. Il britannico Brian Urquhart, dopo aver lavorato quarant’anni all’Onu, ha raccontato nelle sue memorie che l’ideale e l’entusiasmo di San Francisco durarono appena cinque mesi. Presto la guerra fredda coinvolse tutti gli ambiti della vita politica, comprese le Nazioni Unite.
La stessa situazione si ripresenta oggi. Dopo essere state rese inefficaci dalla rivalità tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, le Nazioni Unite oggi subiscono lo scontro tra Washington e Pechino.
L’amministrazione Trump unisce la volontà di scontrarsi su tutti i fronti con la Cina a un disprezzo palese per tutte le istituzioni multilaterali, comprese le Nazioni Unite, tanto da aver sbattuto la porta in faccia all’Organizzazione mondiale della sanità lasciando paradossalmente campo libero all’influenza cinese.
Dag Hammarskjöld, secondo segretario generale dell’Onu, morto tragicamente in un incidente aereo in Africa nel 1961, pronunciò la celebre frase: «Le Nazioni Unite non sono state create per portare l’umanità in paradiso, ma per impedire che sprofondi all’inferno».