Serbia elezioni: stravince Vucic e ora la proposta Kosovo-Trump su scambio territori

Serbia elezioni, stravince il presidente Vučić (63%)e ora la proposta Kosovo-Trump sullo scambio di territori già al centro di feroci polemiche nazionali e in Europa – Bosnia: a Mostar non si vota da 12 anni ma forse accadrà

Manco Milosevic ottenne tanto

Stando sempre ai dati ancora parziali diffusi dalla tv, al secondo posto, molto distanziato, figura il Partito socialista serbo (Sps) del ministro degli esteri Ivica Dacic con il 10,3%, comunque alleato di governo, seguito dalla quasi sparizione delle opposizioni – un po’ per polemica politica con boicottaggio elettorale, un po’ dalla soglia di sbarramento del 3% per accedere al parlamento. Solo opposizione in parlamento sempre a destra: e il nuovo movimento conservatore “Vittoria per la Serbia”, capeggiato dall’ex campione di pallanuoto Aleksandar Šapić.

2 milioni di voti su 3,3 di votanti

Il presidente Aleksandar Vucic ha parlato di vittoria ‘storica’ del suo partito, riferisce l’Ansa. «Abbiamo vinto dappertutto anche dove prima avevamo perso, abbiamo vinto ovunque anche all’estero», ha vantato il presidente parlando in tarda serata nella sede del suo partito. «Faccio politica da tanto tempo, ma non avevo mai prima d’ora vissuto un momento come questo. Abbiamo ottenuto una fiducia enorme da parte della popolazione, mai come prima in Serbia, e in condizioni molto difficili». Per Vucic il suo partito ha ottenuto oggi più di 2 milioni di voti su poco meno di 3,3 milioni di elettori andati alle urne.

Da Radio Capodistria su Osservatorio Balcani

Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria di stamane. Con una vittoria schiacciante e oltre il 62% dei voti, il Partito del progresso (ma conservatore) serbo del presidente Aleksandar Vučić, si appresta a dominare il prossimo parlamento di Belgrado con circa 190 deputati su 250. I 60 seggi che rimangono saranno spartiti  tra i deputati del Partito socialista di Ivica Dačić, alleato di Vučić, con poco più del 10%, e del nuovo movimento dichiaratamente conservatore “Vittoria per la Serbia”.

Bassa partecipazione e boicottaggio

Bassa la partecipazione al voto, sotto il 50% degli aventi diritto: i partiti dell’opposizione, che hanno boicottato le consultazioni di ieri denunciando la mancanza di condizioni democratiche minime e l’allentamento prematuro delle misure anti Covid da parte del governo. Tensioni sociali prossime venture, e parlamento giù accusato di illegittimità.

Kosovo + Trump accoppiata esplodente

«Vučić si appresta ad affrontare con un sostegno senza precedenti i negoziati sul Kosovo previsti a fine settimana a Washington –informa Francesco Martino- Negoziati fortemente voluti dall’amministrazione Trump, che ha rilanciato la sua azione diplomatica per portare a casa un accordo tra Belgrado e Pristina, anche a costo – temono molti nell’UE – di avallare rischiosi scambi di territori».

Il Kosovo americano

Con la defenestrazione dell’ex premier kosovaro Albin Kurti e l’arrivo del suo successore Avdullah Hoti voluto dal presidente Hashim Thaçi, accelera il piano statunitense per un accordo tra Kosovo e Serbia entro le elezioni presidenziali Usa di novembre che includerà il pericoloso precedente di uno scambio di territori.
Il 15 giugno, l’inviato speciale Usa per i negoziati tra Serbia e Kosovo Richard Grennell ha annunciato via Twitter che Belgrado e Pristina avevano acconsentito a interrompere, rispettivamente, la campagna di disconoscimento diplomatico e quella di adesione agli organismi internazionali per partecipare a una sessione negoziale alla Casa Bianca il 27 giugno.
Al messaggio dell’inviato di Trump ha subito fatto eco quello di Thaçi, che altrettanto entusiasticamente accettava l’invito di Grennell ribadendo il carattere fondamentale della leadership americana per la prosperità del Kosovo.
Vučić stravincente, «un quadro idilliaco in tempi di brutale realismo della politica internazionale», annota Affari internazionali, «l’effetto finora più tangibile della rottura dell’asse tra Stati Uniti ed Europa proprio in una regione, quella balcanica, che dagli anni ’90 ha rappresentato uno dei principali investimenti congiunti dell’Occidente».
Miroslav Lajčák, il Rappresentante speciale per il dialogo Serbia-Kosovo nominato dall’Unione europea arriva a Pristina a calendario Usa stabilito. Unico argomento che Bruxelles può affrontare con Pristina è la lungamente attesa liberalizzazione dei visti per permettere ai cittadini kosovari di viaggiare liberamente nell’Ue, una promessa sempre più difficile da mantenere.

‘Land swap’, scambio di territori ad incasso elettorale Usa-Trump che potrebbe far riesplodere il caos nell’area, tutto sulle spalle dell’Europa. Colpo doppio per qualcuno oltre Atlantico.             

Autoritarismo competitivo

Ma come rileva Andrea Pipino su Internazionale, come succede spesso con i risultati elettorali nei regimi di cosiddetto autoritarismo competitivo (cioè sistemi in cui la competizione sopravvive ma è pesantemente falsata a favore del partito al potere), osservando bene i numeri si capisce che i rapporti di forze nella società sono più complessi di quanto non dicano le percentuali del voto. In Serbia il partito di Vučić ha ottenuto il consenso di due milioni di persone sulle 3,3 che sono andate alle urne. Ma gli elettori sono circa 6,7 milioni. Il che significa che per Vučić ha votato meno di un elettore su tre. «In futuro quella parte della società che non è andata a votare o che non ha portato rappresentanti in parlamento potrebbe decidere di trovare altri metodi per far sentire la propria voce».

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